Lettura continua della Bibbia. Caratteristiche del Vangelo secondo Marco

Caratteristiche del testo di Marco
San Marco con il leone alato che è il suo simbolo. Di Mauritius-Joseph – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94035953

Vediamo quali sono le caratteristiche letterarie del testo di Marco. Come tutti i vangeli canonici, anche quello di Marco è un’opera scritta preceduta dalla tradizione orale, rappresentata da più fonti che hanno trasmesso il materiale confluito infine nei vangeli. L’evangelista, appartenente alla chiesa apostolica, è più all’origine che alla fine di questa tradizione e la garantisce con la sua autorità. Nel caso di Marco, la sua fonte sembra essere una raccolta di detti e di fatti del Signore (un «Marco primitivo») di cui non abbiamo più traccia scritta ma che è alla base anche della tradizione sinottica che accumuna Marco a Matteo e Luca.

Rapporti con Matteo e Luca

Questa ampia tradizione comune (triplice tradizione) consiste in circa 350 versetti, e si riscontra in Marco fino a coprirne la metà dello scritto (su un totale di 661 versetti). Vediamo la complessità di questa composizione:

  • circa 350 versetti sono comuni a Matteo e Luca,
  • per un complesso di 180 versetti Marco presenta materiale analogo a Matteo,
  • 30 versetti risultano analoghi a Luca,
  • 50 sono i versetti propri.

L’ipotesi secondo cui l’attuale Vangelo di Marco sarebbe una fonte diretta di Matteo e Luca non è molto sostenibile, perché talvolta Matteo e Luca presentano tratti più primitivi rispetto a Marco stesso che evidentemente ha corretto la fonte in senso cristologico. Ad esempio, Lc 4,22 riporta la designazione di Gesù come «figlio di Giuseppe», mentre il passo parallelo di Mc 6,3 lo chiama «figlio di Maria», appellativo teologicamente più corretto perché, come proclama la tradizione di Matteo e Luca ma non di Marco che omette i racconti dell’infanzia, Gesù non è figlio biologico di Giuseppe ma solo di Maria.

Fra gli altri vangeli, comunque, quello di Marco mostra anche un marcato disinteresse per i discorsi di Gesù. Più degli altri menziona insistentemente l’insegnamento di Gesù ma non ne espone quasi mai i contenuti (abbiamo solo un discorso, al cap. 13, e un abbozzo di discorso delle parabole nel cap. 4), anche se riporta una serie di detti. Appare più interessato ai fatti della vita di Gesù piuttosto che ai detti.

Caratteristiche del testo di Marco: lo stile parlato

Il vangelo di Marco ci è pervenuto in un greco povero, semitizzante, proprio di una persona che scriveva in greco ma pensava in aramaico. Pensate che, su un totale di circa 11.000 parole che costituiscono lo scritto, si possono contare solo 1.300 vocaboli che si ripetono frequentemente. Più ricca è la terminologia che riguarda la vita quotidiana (il mondo della casa, gli indumenti, i cibi…), mentre verbi ed avverbi sono di tipo semplice e popolare, reiterativi.

Aramaismi e latinismi

Marco presenta numerosi aramaismi, e parole in aramaico che regolarmente traduce: Talithà kum (3,17), Effathà (5,41), Korban (7,24), Boanerghés (7,11), Abbà (14,36). Frequenti anche i latinismi, alcuni dei quali esclusivi di Marco, che talvolta traduce in latino un greco difficile: “due leptà, cioè un quadrante (12,42); nella aulé, cioè nel pretorio; kentyrìon (15,39); spekoulàtor (6,27). Caratteristico il gusto per i diminutivi (figlioletto, barchetta, figlio lini, sandaletti). Questo confermerebbe la destinazione romana del Vangelo.

Struttura semplice della frase

Marco usa abitualmente la paratassi, ovvero la coordinazione tra proposizioni con molte frasi accostate l’una all’altra, senza dipendenza, mediante il semplice kai = “e”: è il tipico procedimento semitico che si serve della waw per collegare i concetti, ma si trova in qualsiasi tipo di lingua popolare. Quasi 150 volte abbiamo in Marco nelle narrazioni l’abbandono dell’aoristo (tempo che esprime un’azione conclusa) a favore del presente storico, il che conferisce vivacità e capacità di coinvolgimento.

Particolari vivaci

Caratteristica nello stile di Marco è anche la presenza di particolari vivaci, come la descrizione della veste di Gesù al momento della Trasfigurazione, così bianca come nessun lavandaio sulla terra la può rendere (9,3), oppure il colore verde dell’erba su cui si siede la grande folla della moltiplicazione dei pani (6,39).

Caratteristiche del testo di Marco: l’organizzazione

L’impianto del vangelo di Marco, più che cronachistico, è teologico: raggruppa in un solo anno quella vita pubblica di Gesù che nel vangelo secondo Giovanni viene più realisticamente presentata come svolta in almeno tre anni (sono infatti tre le Pasque menzionate esplicitamente), e la mostra con un andamento geografico schematico che porta Gesù e i suoi discepoli, nel corso di questo unico anno, dalla Galilea attraverso la Samaria fino a Gerusalemme:

 Sviluppo geografico  Sviluppo teologico
1,14-8,26I fase: ministero di Gesù in GalileaPredicazione del Regno con parole ed opere potenti; tuttavia l’identità profonda di Gesù deve rimanere nascosta. La folla non lo comprende.
8,27-10,52II fase: viaggio verso GerusalemmeGesù svela il suo messianismo sofferente ai discepoli. Istruzioni sul discepolato.
11,1-16,8III fase: ministero a Gerusalemme e mistero pasqualeScontro con gli avversari, passione, morte, resurrezione

Oltre a un prologo (1,1-13) e ad un epilogo (16,1-20), il secondo Vangelo è dunque articolato in tre parti, di diversa ampiezza, ma tutte organizzate in modo da contenere un discorso che Gesù in due casi pronuncia «seduto» (è l’atteggiamento di chi insegna):

  • 4,1 discorso del Regno, da parte di Gesù seduto in una barca sul mare di Galilea
  • 8,34-9,1 discorso sul discepolato, dopo che Gesù ha iniziato a preannunciare la sua passione
  • 13,3 discorso apocalittico o del compimento, pronunziato seduto di fronte al tempio, sul monte degli Ulivi.

Non troveremo in Marco i grandi discorsi di Matteo né le grandi parabole di Luca; tuttavia, anche il Secondo Vangelo è in qualche modo organizzato intorno a tre discorsi, o abbozzi di discorso, uno per ogni sezione del libro; in 6,8-13 troviamo un altro discorso come preludio alla sezione del viaggio e del discepolato.

Cristologia di Marco

Mentre in Matteo prevale l’ottica di Gesù come il nuovo Mosè che porta a compimento le Scritture, in Luca di Gesù come il Salvatore misericordioso, e in Giovanni di Gesù come il Verbo di Dio incarnato, il Gesù di Nazareth annunciato da Marco è il Figlio di Dio potente in parole ed opere, Figlio dell’uomo glorioso attraverso la sofferenza del Servo che dà la sua vita in riscatto per gli altri.