
Capodanno! Per noi è il Primo Gennaio, ma non da molti secoli. In Toscana, ad esempio, fino al 1749 l’anno civile iniziava il 25 marzo… come mai?
I calendari romani
Nella Roma pre-imperiale, finché fu in vigore il calendario di Numa Pompilio, l’anno iniziava il Primo marzo (calendario repubblicano). I mesi di gennaio e febbraio non c’erano ancora, l’anno contava infatti dieci e non dodici mesi: una traccia evidente di questo computo persiste ancora nei nomi dei mesi da settembre a dicembre, che non sono più il settimo, ottavo, nono, decimo mese dell’anno, come il nome suggerirebbe (settembre, ottobre, novembre, dicembre), ma il nono, decimo, undicesimo, dodicesimo…
Fu Cesare nel 46 a.C. ad aggiungere i mesi di gennaio e febbraio ed a far iniziare l’anno il 1° gennaio (stile imperiale), coniando il calendario giuliano.
I calendari cristiani
Ma con l’avvento del cristianesimo, e con la dissoluzione dell’impero romano, le cose cambiarono nuovamente. Si formularono varie datazioni che durarono fino al Settecento.
Lo stile veneto adottò il 1° marzo come data di inizio anno, fino al 1797.
Lo stile della Natività faceva iniziare l’anno civile il 25 dicembre. Lo adottarono Roma e molte altre città, e stati europei come l’Austria.
Lo stile Bizantino aveva per Capodanno il 1° settembre e fu seguito anche da Russia, Sardegna e Italia del sud, cioè gli stati maggiormente legati alla cultura greca.
Lo stile della Pasqua si basava su una festa mobile, quindi aveva addirittura una data di inizio variabile ogni anno: fu lo stile francese fino al 1567.
In Toscana si adottò lo stile dell’Incarnazione e il Capodanno toscano si celebrò il 25 marzo, festa dell’Annunciazione e quindi dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Però a Pisa e nelle zone costiere sotto il suo controllo l’anno era anticipato, cioè andava avanti di nove mesi rispetto al computo del resto della Toscana. Ad esempio, il 17 settembre 1264 di Pisa corrispondeva al 17 settembre 1263 del resto del mondo cristiano.
Poteva perciò accadere che zone limitrofe, appartenendo a stati diversi, avessero calendari non solo con inizi di anno diversi, ma addirittura appartenenti ad anni diversi… Come facessero a capirsi, soprattutto a livello diplomatico internazionale, resta un mistero.
Il calendario gregoriano
Ben venne perciò la riforma gregoriana del calendario che, promulgata dal papa Gregorio XIII nel 1582, corresse la sfasatura che si era creata fra anno astronomico e anno civile e unificò i calendari stabilendo il Capodanno al Primo gennaio. Non fu adottata subito da tutti gli stati: oltre che nello Stato Pontificio e nel rito latino, si diffuse prima negli stati cattolici; con maggiore lentezza in quelli protestanti, nel Settecento; ancora più tardi in quelli ortodossi. Alcune Chiese ortodosse anzi continuano ad usare il calendario giuliano, ed a ciò è dovuta la discrepanza di 13 giorni tra le loro feste e quelle del resto del mondo cristiano.
Ma non dimentichiamo che i popoli non cristiani, accanto al calendario internazionale “cristiano”, hanno mantenuto i propri calendari:
- Ebraico, datato dalla creazione (3760 a.C.): il Capodanno ebraico si colloca in autunno.
- Islamico, iniziante dall’Ègira dalla Mecca (622); il Capodanno islamico, legato ad un calendario lunare, non ha una posizione fissa.
- Buddista, datato dalla morte di Budda (543 a.C.); il Capodanno cade a metà aprile.
- Cinese e giapponese, dall’ascesa al trono di ogni imperatore; adottato in Cina fino al 1911, in Giappone fino al XIX secolo. Il Capodanno cinese può spaziare dal 21 gennaio al 20 febbraio.
Ma, anche nella nostra cultura, ricordiamo che accanto all’anno civile ci sono l’anno scolastico, l’anno accademico, l’anno giudiziario, l’anno liturgico, l’anno pastorale… E sicuramente ce ne saranno altri, ognuno con una data di inizio diversa. Questo ci conferma quanto sia complicata la nostra vita.
Allora… Buon Anno, nel rispetto di tutte le differenze!