I canti che compongono il Cantico sono simili alla poesia amorosa di Egitto e di Mesopotamia. È soprattutto alla corte di Salomone (“illuminismo salomonico”), per le sue alleanze, i suoi commerci, la sua diplomazia, che i confini culturali di Israele si allargano (così come avvenne per Roma quando conquistò la Grecia: «Graecia capta ferum victorem coepit”). Un’occasione fu il matrimonio di Salomone con la figlia di un faraone, forse PSUSENNES II (secolo 10°). Per questo il Cantico porta il titolo SHÎR HASHSHIRÎM ’ASHER LISHeLOMOH = Cantico dei Cantici che è di Salomone.
Un semplice video di introduzione al Cantico dei Cantici QUI:
Datazione
La datazione proposta per il Cantico dei Cantici è molto varia:
- si parte dall’epoca salomonica, cioè dal X secolo a.C., per scendere,
- per la forte coloritura aramaica, a dopo l’VIII secolo a.C.,
- per la menzione dell’oasi di Engaddi al VII secolo,
- per i nomi degli aromi al VI secolo,
- per la presenza di parole persiane, ad es. pardes (1,12; 4,13 s.; 6,11) e di una parola greca (3,9: phoreîon) all’epoca ellenistica (secolo IV),
- probabilmente dalla prima metà del IV secolo al III secolo, epoca della redazione finale del libro.
Un critico del valore di L. ALONSO SCHÖKEL rinuncia a proporre una datazione precisa.
Cantico: forma letteraria
La forma letteraria usata nel Cantico è il dialogo (tre i personaggi fissi: la donna, il Diletto e le ragazze di Gerusalemme), ma in realtà nessuno dei tre risponde veramente agli altri, si tratta di monologhi (come in Giobbe).
EISSFELD conta 25 canti. Invece E. LUSSEAU, C. CARNITI, R.E. MURPHY sostengono l’unità letteraria del Cantico, sulla base di
- ritornelli
- motivi ricorrenti (giardino, vigna, invito, cercare / trovare, giglio = SHÔSHANNA, malattia d’amore)
- parole e frasi (figlie di Gerusalemme, bella fra le donne, Salomone, diletto; l’aggettivo “bello” = JAFEH / JAFAH vi compare 11 volte, su 28 in cui ricorre nella Bibbia ebraica)
- dialogo.
Questo non basta, però, a provare l’unità originaria dei canti.
L’ambiente è irreale, come in un paesaggio naïf: alcune scene si svolgono in città, altre in campagna; in casa, all’aperto; è menzionato persino il Libano.
Cantico: forma letteraria. Paralleli
Non c’è dubbio che il linguaggio e le immagini siano comuni con la poesia d’amore dell’antico Vicino Oriente. Alcuni esempi di paralleli:
«Mi ha lasciato fuori dalla porta di casa
mentre lei si ritirava nell’interno…
Sono andato di notte alla casa di lei.
Ho bussato e non mi hanno aperto!
Quando egli raggiunge la casa dell’amata,
il suo cuore è in festa…
Ah, venissi tu in fretta dalla tua amata
Come una gazzella, cacciata nel deserto!» (Papiro Chester Beatty I, Inizio delle parole della grande gioia del cuore).
«Lei è l’unica sorella, senza eguali,
più bella di tutte…
con collo alto e seno splendente…
Ha solidi lombi su esili fianchi…
Essa rapisce il mio cuore col suo saluto» (Papiro Chester Beatty I, Tre desideri).
«La voce della colomba parla e dice:
La terra si rischiara…» (Papiro Harris 500).
«Il melograno dice:
i miei chicchi sono simili ai suoi denti,
il mio frutto ai suoi seni.
Io sono il meglio del giardino
Perché duro in tutte le stagioni.
La sorella e il fratello
Passeggiano sotto le mie fronde,
ebbri di vino, aspersi di balsamo» (Papiro di Torino I, Canti del boschetto).
Questo tipo di cultura è giunta a noi in tempi moderni attraverso i canti folkloristici, per esempio nel genere del WASF o poesia erotica araba, in questo caso palestinese:
«Le sopracciglia della mia amata
sono come una linea di stilo…
il suo naso è come l’impugnatura di una spada indiana;
i suoi denti come chicchi di grandine e ancor più belli,
le sue guance come mele di Damasco,
i suoi seni come meravigliosi melograni,
il suo collo come quello di un’antilope…
I tuoi occhi neri mi hanno ferito.
Tutta la bellezza del mondo è raccolta in te.
Le ragazze della città vengono a confrontarsi con te,
ma nessuna è come te, nessuna è uguale a te».
E un’altra canzone:
«Egli bussa alla porta con dolcezza;
io gliela apro dolcemente…
Egli è il mio amato e io sono tutta per lui» (DODÎ LÎ WA‘ANÎ LÔ)
Testo
Il Testo Masoretico (testo ufficiale ebraico) è ben conservato e le antiche versioni gli sono fedeli.
Il senso non è però sempre ben comprensibile per la presenza di circa 50 hapax legomena e per l’uso del linguaggio poetico.
Il Targum è molto recente, del VI/VII secolo E.V., e il Midrash Rabbah (VIII/IX secolo E.V.) è già una specie di commentario; essi fanno del Cantico una Haggadah della storia di Israele dall’Esodo all’era messianica secondo le varie tappe:
- esodo dall’Egitto
- edificazione del tempio di Salomone
- esilio a Babilonia
- ritorno dall’esilio e riedificazione del tempio
- esilio di Israele nel mondo
- avvento del Messia e risurrezione finale.