Lettura continua della Bibbia. Abacuc: Cantico di fiducia

Cantico di fiducia
La Natività in una icona orientale. Foto di falco da Pixabay
Questo tipo di raffigurazione è supportato dalla traduzione greca di Abacuc

I primi due capitoli del libro di Abacuc sono concentrati sul problema della sofferenza (QUI).

Con il capitolo 3 l’atmosfera cambia e si distende in un cantico di fiducia.

Terza parte (cap. 3); Cantico di fiducia

A questo punto infatti il profeta potrà intonare il suo canto di fiducia e di lode:

«Io gioirò nel Signore,

  esulterò in Dio mio salvatore;

  il Signore Dio è la mia forza» (3,18 s.).

Il salmo presenta il cosmo intero al servizio di Dio, che muove per sconfiggere l’oppressore, ma salva il suo popolo, coloro che confidano in lui. Questo profeta tormentato, dubbioso, trova così la strada dell’abbandono fiducioso in Dio attraverso la contemplazione del Dio creatore e salvatore.

Una curiosità: il v. 3,2

Nel testo masoretico, cioè quello ebraico canonico, il cantico recita semplicemente:

«In questo tempo rinnovala [la tua opera],

  in questo tempo falla conoscere.

  Nell’ira ricordati della tua misericordia».

Questo versetto però presenta nei Settanta una lezione singolare che si è prestata nelle Chiesa di Oriente come supporto alla rappresentazione del Presepe:

«Ti manifesterai in mezzo a due animali;

  quando gli anni saranno prossimi, tu sarai conosciuto;

  quando sarà giunto il tempo, tu ti manifesterai».

Non si capisce come sia nata questa versione, di tonomessianico. San Gerolamo la ignora, perché la Volgata non segue questo testo, ma l’ebraico, cui si mantiene fedele anche in questo caso.

Il testo greco potrebbe essere ricollegato a Is. 1,3:

«Il bue riconosce il suo proprietario

  e l’asino la mangiatoia del suo padrone».

Il rimando ad Abacuc nella traduzione dei Settanta spiega il perché, nelle icone orientali, sia d’obbligo la raffigurazione del Bambino con la presenza dei due animali, cioè l’asino e il bue, non menzionati nei Vangeli canonici, anche se plausibili compagni di una famigliola che pernotta in una stalla (c’è una mangiatoia…). Essa è anche coerente con le parole di Isaia, che indicano l’affetto del mondo animale nei confronti dei padroni, in contrasto con l’ingratitudine umana, e con quelle del Vangelo dell’Infanzia di Luca, che ricordano come nell’alloggio degli uomini non vi fosse posto per loro (Lc 2,7).

Ma questo, ripeto, solo nel testo greco.