La scure moralizzatrice della Cancel Culture si abbatte anche sul mondo della tv e in particolare delle serie televisive, che naturalmente rispecchiano la società in cui hanno visto la luce. Alcune, veramente, si proponevano di anticipare e sollecitare i tempi, come Star Trek che metteva sul ponte di comando dell’Interprise un’africana, Uhura, e persino (in quei tempi di guerra fredda, che adesso sembrano tornati) un russo, Cechov. Oppure, come La Casa nella Prateria che affronta apertamente la questione razziale in un modo che agli States del Sud non poteva essere del tutto gradito, o come Walker Texar Ranger che ha fatto la stessa operazione mettendo in squadra il nero Trivette, mentre il protagonista ha origini Cherokee (come pure l’attore che lo interpreta, Chuck Norris). Altre hanno semplicemente e tranquillamente rispecchiato la loro epoca. Non l’avessero mai fatto!
Oggi Friends, serie cult degli anni Novanta, sembra improponibile perché ritenuta offensiva. Ma chi offende, e come lo offende? Il fatto è che porta con sé un peccato originale e capitale: il cast è tutto bianco.
Friends
Eh sì, guardate le foto: nemmeno la minima speranza di una sfumatura un po’ colorata. Un’attrice è di origine greca, ma biondissima; un’altra è di famiglia ebrea bielorussa; un attore ha origini franco canadesi e italiane; un altro addirittura remote origini portoghesi; uno viene da una famiglia ebrea tedesca; chi è dell’Alabama. Non saranno tutti Wasp, anzi tra ebrei e mediterranei si troverebbero proprio nel loro contesto, ma non c’è la minima sfumatura di colore. Rispecchiano quel crogiolo di etnie che è la società americana, perché se andiamo ai nonni e bisnonni troviamo irlandesi, scozzesi, polacchi… ma non c’è neppure un afroamericano. Ci accontenteremmo pur anche di un asiatico, di un nativo americano… macché, sono tutti spietatamente bianchi. Sarà perché i gruppi di amici all’epoca erano così? Assortiti, magari, realisticamente, secondo l’estrazione sociale?
Del resto, per par condicio, sono state prodotte anche sit com monocromatiche basate esclusivamente su famiglie afroamericane. Devo ricordarvi i superpremiati Robinson, normale famiglia benestante di afroamericani (1984-1992), o Willi principe di Bel Air che la segue a stretto contatto (1990-1996), capisquadra delle Black Sitcom? Buoni epigoni degli apripista Jefferson con le loro undici stagioni (1975-1985), in cui figura addirittura il primo matrimonio interrazziale della tv statunitense. Ma, evidentemente, questo non basta.
The Big Bang Theory
La serie tv Friends, si dichiara, ha fatto il suo tempo. Ma ce n’è anche per un’altra, più recente, andata in onda a partire dal 2007, quindi abbastanza recente: The Big Bang Theory .
A dire il vero anche qui di afroamericani ce ne sono pochi o punti, ma fra i personaggi (e attori) principali spicca un indiano, Raj Koothrappali, perennemente preso in giro per la sua cultura da un altro protagonista, Howard Wolowitz, che non fa certo mistero di essere ebreo e, ad onor del vero, prende in giro anche se stesso. Raj addirittura arriva a chiedergli: «Ma quante etnie riesci ad offendere con una sola frase?». Per non parlare di Sheldon Cooper, che ad ogni parola – è geniale ma borderline con l’autismo – offende qualcuno. A proposito, anche parlare di Sheldon Cooper in relazione all’autismo risulta offensivo per alcuni che hanno a che fare con i reali malati di autismo.
Non è uno spettacolo da permalosi, insomma; ma poiché l’ironia è anche autoironia, passi. Per l’ideologia Woke, però, tutto viene esasperato. In particolare, c’è una puntata che è oggetto di una vertenza legale: la prima della seconda stagione, The Bad Fish Paradigm, andata in onda nel 2008. Nell’episodio, Sheldon offende il suo amico indiano Raj, sminuendo l’attrice indiana Aishwarya Rai, la prediletta di Raj, col paragonarla negativamente a un’altra indiana, Madhuri Dixit. Il protagonista aveva definito Aishwarya Rai come una «Madhuri Dixit dei poveri». Raj, partendo in difesa, pronuncia la battuta incriminata: «Aishwarya Rai è una dea. In confronto, Madhuri Dixit è una prostituta lebbrosa».
Questa scena ha offeso l’analista politico indiano Mithun Vijay Kumar, che attraverso i suoi legali ha chiesto a Netflix India di rimuovere l’episodio di The Big Bang Theory, spiegando le motivazioni: la scena sarebbe dispregiativa nei confronti della cultura indiana, oltre che sessista. Io non conosco queste due attrici, ma traducendo la frase nella cultura italiana potrebbe suonare press’a poco così: «Sofia Loren in confronto ad Anna Magnani è…». Beh, sarebbe veramente offensivo, oppure volutamente paradossale e quindi solo scherzoso? Chi se la prenderebbe a male? La presa in giro, evidentemente, non è per le attrici (cade, perciò, l’accusa di sessismo), ma per il modo di pensare di Raj. Niente da fare:
«Come fan di Madhuri Dixit fin dall’infanzia, sono stato profondamente turbato da quei dialoghi. Li ho trovati altamente dispregiativi e offensivi nei confronti della cultura e delle donne indiane. Quindi ho chiesto al mio avvocato di inviare una nota legale a Netflix, chiedendo che rimuovessero l’episodio dalla loro piattaforma. È importante ritenere le società di media responsabili dei contenuti che distribuiscono e spero che @NetflixIndia prenda la questione sul serio».
Il bello è che a pronunciare la battuta incriminata, lesiva della cultura indiana, è proprio l’attore indiano!