Campane di Natale

Foto di Gerd Altmann da Pixabay 

Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini… Ma se per Natale vi è la guerra? Era questa l’angoscia dello scrittore statunitense Henry W. Longfellow quando compose la poesia Christmas Bells (Campane di Natale) il 25 dicembre 1863, in piena guerra civile americana, mentre il figlio diciassettenne giaceva a letto gravemente ferito dopo la battaglia. In quel terribile Natale, ai rintocchi delle campane faceva eco il rombo del cannone. Ma Dio non è morto, né dorme: c’è speranza per l’uomo. Una poesia di tremenda attualità.

Campane di Natale (Henry Wadsworth Longfellow)

Ho sentito le campane, per Natale,
suonar le loro vecchie càrole consuete
e ripetere, dolci e libere, le parole
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
E pensavo a come, venuto quel giorno,
i campanili di tutta la Cristianità
avevano battuto al canto ininterrotto
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
E, disperato, ho chinato la testa
«Non c’è pace sulla terra», ho detto,
«Perché l’odio è troppo forte e si fa gioco del canto
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini».
Poi da ogni bocca nera e maledetta
il cannone tuonò nel Sud,
ed in quei rombi annegaron le càrole
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
Fu come se un terremoto scuotesse
le pietre focaie di un continente
e mandasse in rovina i focolari domestici
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.
Allora le campane hanno rintoccato più forte e profondo:
«Dio non è morto, e non dorme;
Il male fallirà, il bene prevarrà
con pace sulla terra, con buona volontà per gli uomini».
Finché con quei rintocchi e con quel canto
il mondo non è tornato dalla notte al giorno,
una voce, una melodia, un canto sublime
di pace sulla terra, di buona volontà per gli uomini.