Viaggio nella Bibbia. Calamità per un popolo

Calamità
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Ma non basta. Il capitolo 21 parla di una carestia dovuta a tre anni di siccità, uno dei flagelli agricoli più devastanti. Nella Bibbia di solito le carestie non sono semplici calamità naturali, ma tempi di prova da parte del Signore.

Calamità per il popolo

Sul paese pesa infatti il crimine di Saul che ha cercato di sterminare i Gabaoniti. Non esiste la fatalità nella Bibbia, ma gli eventi vengono letti come conseguenze degli errori degli uomini.

I Gabaoniti sono stranieri amorrei con cui Israele ha stretto, ai tempi di Giosuè, un patto di pace. La rottura di questo patto non è una responsabilità diretta di Davide, ma in virtù della concezione corporativa della persona il peccato di uno è il peccato di tutti ed in questo momento è David che deve farvi fronte. David si fa carico del problema e concorda coi Gabaoniti una soluzione: sette figli (o nipoti) di Saul saranno consegnati ai Gabaoniti per essere giustiziati ed espiare la colpa del padre. Solo con questa riparazione, e con la consegna alla terra dei resti degli uccisi, il paese trova la pacificazione.

Il rovescio del ricamo

Leggendo questa sezione della Scrittura con occhi moderni, viene da chiedersi: dov’è Dio in tutto questo? È storia sacra, o storia mondana sulla cui superficie è stata pitturata una patina religiosa? La sofferenza come punizione, e per di più come punizione della colpa di uno che però ricade su tutto il popolo… tradimenti, vendette, atrocità… È “Parola di Dio”, come proclama il lettore a conclusione del brano? Infatti, stamani, la prima lettura si concludeva con “Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada” (Es 17,13). Parola di Dio!

Il fatto è che la storia della salvezza è fatta di poveri uomini che si dibattono nelle loro passioni, nei loro limiti, nelle loro pesantezze. Non è edulcorata; non è una storia di angeli né di santi. È realistica, e l’uomo è fatto così. La Salvezza cammina faticosamente per le strade infangate del mondo, non passa sopra le teste degli uomini. È perfettamente inculturata nella loro società, nelle loro categorie storiche. Eppure, alla fine le righe storte degli uomini mostrano una Parola limpida e retta scritta su di esse. Non si può comprendere da vicino quell’intrigo di colori che è il rovescio di un ricamo. Forse, prendendo le distanze, se ne può cogliere il senso generale. Ma è solo quando il ricamo si gira, e lo vediamo dal diritto, che il disegno acquista un senso, ed è bellissimo. Valeva la pena di usare quell’intreccio pazzesco di fili per avere un ricamo di tale magnificenza…

Il cerchio si chiude

Alla fine, rimangono a David dei nemici che sono giganti come Golia, esseri umani enormi e  persino polidattili, con sei dita per mano e per piede (21,20). Ebbene, i guerrieri di Israele adesso riescono a sconfiggere anche loro. Di fronte a Golia di Gat, tanto tempo prima, era corso solo un fanciullo, David. Adesso il cerchio si chiude: David non è più solo, il suo popolo è divenuto capace di sconfiggere i propri giganti.