
Dio non abbandona mai, neppure chi ha commesso il più atroce dei crimini. Caino è vittima del male che alimenta dentro di sé con ostinazione, rifiutando l’offerta di salvezza da parte di Dio con l’appello alla sua libertà. Dio attraverso domande sollecita una presa di coscienza che Caino rifiuta, finché le parole del Signore faranno sorgere in lui il riconoscimento della colpa insieme al timore della vendetta. Persino il delitto non rappresenta un punto di non ritorno, ma permette di aprire un cammino verso il futuro. Caino è perseguitato dalla sua cattiva coscienza e maledetto dal suolo che si è aperto per bere il sangue del fratello. Così Caino nella sua erranza e nella sua desolazione vedrà nascere la sua stirpe, che però porta la sua pesante eredità.
La stirpe di Caino
Vendetta chiama vendetta: Caino sarà vendicato sette volte (ove sette è numero che indica una grande quantità). La vendetta, nella legislazione dell’antico Israele, è un istituto giuridico di amministrazione delle sanzioni: in assenza di giudici e tribunali pubblici, era il capo famiglia che doveva far rispettare la legge e punire i criminali. La chiamiamo vendetta, ma ha il senso di giustizia penale, e la Legge del taglione (Occhio per occhio) non va intesa come invito a vendicarsi personalmente, ma come commisurazione della pena al danno, quindi, precisamente, all’opposto: è una legge di limitazione della pena in relazione al danno inferto.
Questo per i delitti pubblici; la sfera privata, come vedremo, segue tutt’altra regola (Levitico 19,18: «Non vendicarti e non serbare rancore ai figli del tuo popolo. Ama per il tuo prossimo come per te stesso. Io sono il Signore»). Anche perché, come soleva dire il Mahatma Gandhi, «Occhio per occhio rende il mondo cieco…».
Invece le parole di Lamech discendente di Caino amplificano la vendetta in maniera smodata:
«Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura,
e un ragazzo per un mio livido.
Sette volte sarà vendicato Caino,
ma Lamech settantasette» (Gn 4,23-24).
Il «Canto della spada» di Lamech è il primo brano lirico che si trova nella Bibbia (3 versetti di due stichi ciascuno, legati dal parallelismo sinonimico), ed è un canto di odio.
Ma se Lamech inventa la vendetta smodata (quel «settantasette» indica un numero spropositato), ci sarà Qualcuno che inventerà il perdono smodato. Nella traduzione greca dei LXX, il numero citato da Lamech diviene «settanta volte sette», che è molto di più. Vi ricorda niente? Vi ricorda qualcuno che disse a Pietro di perdonare settanta volte sette (Matteo 18,22)? E Lamech inventa anche un’altra cosa: la bigamia, perché si prende due mogli (evidentemente, per avere più figli ed essere più potente).
Progresso tecnologico e regresso morale
Ah sì, la stirpe di Caino è una stirpe di inventori. Alla stirpe di Caino si attribuiscono le varie invenzioni tecniche che hanno comportato un progresso nella storia della civiltà; ma nella prospettiva di questo autore, se la civiltà nasce sotto il segno di Caino, con essa nasce anche l’istituzione della poligamia e della vendetta smodata. Questa evoluzione, in sostanza, viene vista come un’involuzione, un regresso morale e religioso.
Non ostante la sua condizione di nomade fuggiasco, Caino costruisce la prima città, cui impone il nome del figlio Enoc («chanak» significa «dedicare», «costruire»). Gli esegeti propongono diverse soluzioni a questa contraddizione:
- che Caino abbia costruito la città non per sé ma per i suoi discendenti (Prado)
- oppure che abbia costruito la città prima di essere condannato alla vita nomadica;
- che la città fosse in realtà un semplice rifugio (Vaccari),
- che l’informazione sulla costruzione di una città provenga da altra fonte (De Vaux),
- o che la città sia stata costruita da Enoc e poi attribuita a Caino per un errore di copista (Clamer: ipotesi più probabile).
La risposta comunque non riveste molta importanza: siamo in una fase della storia della salvezza in cui non sono ben nitidi i legami di un episodio con un altro, anzi si salta dall’uno all’altro, per cui l’ottica dall’uno all’altro può cambiare. La prima parte del brano, con il dialogo con Dio, è incentrata sulla ribellione della natura contro colui che ha violato i legami più sacri, e quindi diviene ramingo sul suolo: ha lo scopo di presentare la frattura profonda che Caino provoca con la terra e con l’essere umano, mentre il seguito getta una cattiva luce sugli sviluppi della civiltà, senza preoccuparsi di chiarire i rapporti fra i due brani.
A proposito, vi siete chiesti dov’è tutta questa gente che Caino teme di incontrare a rischio della propria vita? Evidentemente, si tratta di flash scattati nel buio, che illuminano solo uno scenario lasciando gli altri nell’oscurità totale. Dalla narrazione del primo crimine, quando si suppone che l’umanità sia ridotta a poche persone, si passa alla disperazione dell’omicida ed alla preoccupazione della sua vita, quando si ritiene che già molta gente sia al mondo.
I discendenti di Caino
I cainiti comunque incarnano la cultura profana:
- L’allevamento del bestiame (Yabal = condurre)
- L’arte musicale (Yubel, da yobel = Corno d’ariete, tromba)
- L’arte del fabbro (Tubal è la trascrizione del sumerico Tibira = fabbro)
- La cura della persona (Na‘ama = Piacevole).
I nome degli altri cainiti secondo alcuni esegeti sarebbero trascrizioni di nomi stranieri, secondo altri esprimerebbero una vita di negazione di Dio:
- ‘Irad = Onagro, oppure Fuggitivo
- Mechuya’el = Distrutto da Dio o Distrutto è Dio
- Metusha’el = Ha chiesto la morte o L’uomo dello sheol.
Molti esegeti (tra cui De Vaux) considerano Caino l’antenato eponimo dei Qeniti, tribù nomade sinaitica che si associò agli israeliti nella conquista di Canaan ove continuò la sua vita nomade (1 Sm 15,6).