Subito dopo la storia dei due primi coniugi, questa storia (dovuta alla stessa penna dell’autore jahvista) della prima coppia di fratelli, Caino e Abele, mostra come il peccato porti alla più profonda frattura tra uomo e uomo, fra i nati dalla stessa madre. Il peccato distrugge l’unità e apre la strada a invidie, gelosie, sopraffazioni, violenze, morte.
È una storia-tipo quella di Caino e Abele. Ovvero, una storia che come abbiamo detto conserva un ricordo antichissimo di qualche arcaico delitto. Rispecchia un fatto, plausibilissimo, possibilissimo, e al tempo stesso emblematico di quanto è scritto nel cuore dell’uomo.
La storia di Caino e Abele potrebbe anche essere nata al di fuori del racconto della prima caduta, cui successivamente potrebbe essere stata collegata dall’esterno. Esprime l’archetipo della prima invidia, della prima violenza fisica sull’uomo, della prima morte. Diviene, così, emblema di ogni violenza che da allora ha funestato le famiglie degli uomini. I miti parlano spesso di fratelli antagonisti, di cui uno deve morire, fondatori di civiltà; non occorre andare molto lontano per trovare Romolo e Remo. Una coppia famosa di fratelli antagonisti della cultura greca è rappresentata da Eteocle e Polinice figli di Edipo (per l’incesto con la madre di lui Giocasta) che vogliono entrambi regnare sul trono del padre e finiscono per uccidersi a vicenda. Posti sul rogo, l’odio tra fratelli è talmente persistente che la fiamma che li deve consumare si divide in due. Ma anche nella mitologia egiziana Osiride viene ucciso da Set suo fratello.
Si potrebbe però vedere nell’episodio anche un riflesso delle vicende della società arcaica, in cui la cultura pastorale, nomadica (rappresentata dal pastore Abele) viene superata e sopraffatta da quella contadina, sedentaria, (raffigurata in Caino coltivatore di campi).
Le nascite e i nomi
Eva, partorendo Caino, sembra voler sostituire, con il figlio, Adamo, che non viene neppure nominato. Caino significa fabbro in quanto antenato di coloro che forgiano le armi. Ma il testo collega il suo nome a Qanah = acquistare, forse con l’allusione al possesso del suolo da parte sua. Inoltre, Qanna’ significa geloso e ne definisce la caratteristica morale. In ogni caso, si tratta di un nome che suggerisce possesso, forza, predominanza. Eva esulta per aver fatto un sì bel capolavoro.
Di Abele invece viene detto semplicemente che venne aggiunto, quasi fosse un di più nemmeno tanto desiderato. Non se ne spiega neppure il nome, che però è tragico o derisorio, in quanto significa vanità, soffio (come nel Qoheleth: Vanità delle vanità…). Non sembrerebbe piacere neppure alla madre. Ma chi è disdegnato dagli uomini è amato da Dio…