Buona Pasqua a tutti!

Buona Pasqua! L'accensione delle candele nella chiesa buia

Buona Pasqua a tutti! Vi faccio gli auguri «rivisitando» con voi la bellissima liturgia del Cero nella Veglia pasquale.

Il rito del cero

Penso che non vi sia rito più suggestivo, nella liturgia cattolica, di quello del Cero pasquale. Un’unica luce, che simboleggia Cristo Risorto, entra nella chiesa completamente buia a rompere le tenebre della notte, e a quella luce si accendono via via le fiammelle delle altre candele, prima i celebranti, poi i fedeli, gli uni con gli altri. Oltre al valore teologico (Cristo luce del mondo) è chiaro il segno della comunione fraterna ed anche il senso della vita cristiana. Infatti, la luce che io ricevo e porto nel buio dell’esistenza non è niente di per sé, ma si unisce alle altre: ed ecco, la chiesa è inondata di fulgore e la vita torna a splendere. Una delle preghiere più belle è l’antichissimo Preconio pasquale, il canto dell’Exsultet o Laus Cerei (video QUI). Ne riporto alcuni brani.

Il testo latino

Buona Pasqua! Cero pasquale. Foto di s-ms_1989 da Pixabay 
Foto di s-ms_1989 da Pixabay 

Exsultet iam angelica turba caelorum:
exsultent divina mysteria:
et pro tanti Regis victoria tuba insonet salutaris.
Gaudeat et tellus tantis irradiata fulgoribus:
et, aeterni Regis splendore illustrata,
totius orbis se sentiat amisisse caliginem.
Laetetur et mater Ecclesia,
tanti luminis adornata fulgoribus:
et magnis populorum vocibus haec aula resultet…

O vere beata nox,
quae sola meruit scire tempus et horam,
in qua Christus ab inferis resurrexit!
Haec nox est, de qua scriptum est:
Et nox sicut dies illuminabitur:
et nox illuminatio mea in deliciis meis...
In huius igitur noctis gratia, suscipe, sancte Pater,
laudis huius sacrificium vespertinum,
quod tibi in hac cerei oblatione sollemni,
per ministrorum manus
de operibus apum, sacrosancta reddit Ecclesia.
Sed iam columnae huius praeconia novimus,
quam in honorem Dei rutilans ignis accendit.
Qui, licet sit divisus in partes,
mutuati tamen luminis detrimenta non novit.
Alitur enim liquantibus ceris,
quas in substantiam pretiosae huius lampadis
apis mater eduxit.

O vere beata nox,

in qua terrenis caelestia, humanis divina iunguntur!
Oramus ergo te, Domine,
ut cereus iste in honorem tui nominis consecratus,
ad noctis huius caliginem destruendam,
indeficiens perseveret.
Et in odorem suavitatis acceptus,
supernis luminaribus misceatur.
Flammas eius lucifer matutinus inveniat:
Ille, inquam, lucifer, qui nescit occasum:
Christus Filius tuus,
qui, regressus ab inferis, humano generi serenus illuxit,
et tecum vivit et regnat in saecula saeculorum. Amen.

Il testo italiano

La luce di Cristo irrompe nelle tenebre...

Come vedete, ho voluto riportare alcuni passi dell’Exsultet nel bellissimo testo originario, ma perché si possa meglio apprezzare e meditare riporto anche qualche brano della traduzione italiana liturgica:

Esulti il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste: 
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto. 
Gioisca la terra inondata da così grande splendore; 
la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo. 
Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore, 
e questo tempio tutto risuoni 
per le acclamazioni del popolo in festa. ..

Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato 
con lo splendore della colonna di fuoco. 
Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo 
dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, 
li consacra all’amore del Padre
e li unisce nella comunione dei santi. 
Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, 
risorge vincitore dal sepolcro…
Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore! 
O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere 
il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi. 
Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno, e sarà fonte di luce per la mia delizia…
O notte veramente gloriosa, 
che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore!
In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode, 
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri, 
nella solenne liturgia del cero,  
frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.  
Riconosciamo nella colonna dell’Esodo  
gli antichi presagi di questo lume pasquale 
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio. 
Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore, 
ma si accresce nel consumarsi della cera 
che l’ape madre ha prodotto 
per alimentare questa preziosa lampada
.
Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero, 
offerto in onore del tuo nome 
per illuminare l’oscurità di questa notte, 
risplenda di luce che mai si spegne. 
Salga a te come profumo soave, 
si confonda con le stelle del cielo. 
Lo trovi acceso la stella del mattino, 
questa stella che non conosce tramonto: 
Cristo, tuo Figlio,
che risuscitato dai morti 
fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
 
e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Qualche riflessione

Buona Pasqua alla luce del Cristo

Credo che l’Exsultet contenga il programma di tutta una vita, ma qui voglio sottolineare in poche parole qualche aspetto.

  1. La notte non è più notte. Le tenebre non hanno speranza di fronte alla luce di Cristo Risorto. Però esistono, e vanno accolte con la fiducia che la luce verrà. Se non vi fosse la notte, non potremmo apprezzare la luce del giorno. Tanto è vero, che la colpa di Adamo viene chiamata, in modo molto azzardato, Felix culpa, colpa felice, perché ci ha procurato un così grande Redentore. Egli ci lascia liberi, liberi di sbagliare, e di trascinare purtroppo anche gli altri nelle conseguenze della colpa. Tuttavia, non vi è peccato che tenga davanti alla prorompente misericordia di Dio, resa per così dire visibile nella luce della Pasqua. Chiede solo che ci lasciamo illuminare.
  2. Il cero, simbolo del Cristo Risorto, è frutto di un lavoro, di una fatica, della madre ape. È una fatica nascosta, e forse anche una sofferenza nascosta, una maternità sofferta, e sicuramente una fatica condivisa, quella che permette alla luce di Cristo di sfavillare per noi; quella luce che, spartita fra molti, non diminuisce mai, ma anzi aumenta il suo splendore. Questa luce è fatta anche del nostro impegno, palese o nascosto che sia.
  3. Il cero, frutto del lavoro delle api, è anche un segno che unisce l’uomo alla natura. Nella redenzione dell’uomo, anche la natura è redenta. L’ape, nel suo indefesso, umile ed utile lavoro per la comunità, è un esempio – anche per l’uomo – di come tutte le creature contribuiscano al bene di questa nostra Casa comune. Come scrive papa Francesco nella «Laudato si’», niente di questo mondo ci risulta indifferente; di fronte a Dio, tutti gli esseri viventi non umani «con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria»; «noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile»; «la persona umana tanto più cresce, matura e si santifica quanto più entra in relazione, quando esce da se stessa per vivere in comunione con Dio, con gli altri e con tutte le creature». Sia questo il mio augurio.
Carl Heinrich Bloch (1834-1890), La Resurrezione

Vi consiglio anche di rivedere la scena della Resurrezione, nella persona del grande Leone Aslan, dovuta alla fantasia dello scrittore cristiano C.S. Lewis: QUI.

Buona Pasqua a tutti!