
L’adultera e la misericordia. Nel percorso quaresimale di quest’anno, basato sul vangelo di Luca, compare adesso un brano che appartiene al vangelo di Giovanni, ma che sembrerebbe provenire dai sinottici, anzi ha un forte sapore lucano: quello dell’adultera. Lo stile è quello delle controversie di Gesù a Gerusalemme, come la questione del ripudio e quella del tributo a Cesare: Gesù viene messo di fronte a problemi in cui si dovrebbe schierare, inimicandosi una parte del popolo; trova invece, sempre, una via originale, che non presta il fianco a nessuna accusa, e ammutolisce i provocatori.
L’adultera e la Misericordia
In questo episodio, dopo il ritiro degli accusatori, rimangono in scena due sole persone: la Misera e la Misericordia, secondo la definizione di Sant’Agostino. Ricordo soltanto che, anche se qui la protagonista è una donna, la pena della lapidazione non faceva discriminazioni, ma colpiva in ugual modo anche l’uomo adultero, colto in flagrante; forse era per l’uomo più facile fuggire e sottrarsi, mentre la donna era in una condizione di maggiore vulnerabilità ed era più probabile che non riuscisse a scampare. Il fatto che davanti a tanti accusatori ci sia una donna mette ancor più in risalto la sua debolezza.
Gesù scrive
Colpisce inoltre l’atteggiamento di Gesù che si china a terra e scrive col dito nella polvere. È significativo, perché è l’unica volta che nei Vangeli si afferma che Gesù sta scrivendo. Che cosa significa? Secondo San Gerolamo, scriveva i peccati degli accusatori. Poco probabile. Secondo altri, scriveva frasi dell’Antico Testamento. Più convincente concentrarsi non sul cosa, ma sul perché: in confronto alla Legge di Mosè scritta con il dito di Dio su tavole di pietra (Es 31,18; Dt 9,10), Gesù scrive (o riscrive) con il suo dito sulla terra, cioè sulla materia di cui l’uomo è fatto, sulla sua carne, nel suo cuore, qualcosa che è dentro di lui e non fuori di lui, la legge dell’amore. Inoltre, si china verso terra: il Dio Onnipotente non parla più dall’alto del monte, ma discende a livello dell’uomo. Non si vuole ergere a giudice, neppure Lui che è l’unico a poter giudicare.
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Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8, 1-11)
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
L’episodio nell’interpretazione di Franco Zeffirelli: QUI.
Non è irriverente l’interpretazione di Fantozzi… QUI.