
Non posso certo pretendere io, dal mio piccolo punto di osservazione, di trarre il vero bilancio di un anno. Del resto, questo si trae da solo, dando un’occhiata alle parole più ricercate su Google, specchio dei tempi: non ci sorprende certo che la prima e la terza ricerca dell’anno, «Ucraina» e «Russia Ucraina», riguardino la guerra scatenata da Vladimir Putin il 24 febbraio contro l’Ucraina. Nel vocabolario di Putin questa sarebbe una operazione militare speciale, ma non credo che molti l’abbiano cercata sotto questa voce. Semplicemente, brutalmente, «guerra». Tanto che alla fine, dopo dieci mesi – un lapsus? – anche lui l’ha chiamata così; incorrendo in quello che in Russia è un reato, dopo che Putin stesso firmò un decreto in base al quale chi avesse diffuso fake news come quella di chiamare «guerra» l’operazione ucraina sarebbe stato passibile di condanna penale.
Dunque, dissoltasi l’attenzione sulla pandemia, ecco la guerra, col suo atroce carico di vittime – quanti siano i civili periti a causa delle operazioni militari speciali di Putin non è dato saperlo di preciso – e con il suo usuale strascico sulla popolazione, la carestia – in questo caso, dovuta al blocco russo delle navi ucraine cariche di grano. Fortunatamente, il blocco si è sbloccato e almeno in parte i prodotti alimentari ucraini da cui dipende gran parte del mondo hanno ripreso a riversarsi sui paesi che ne hanno bisogno.
Ed eccoli lì, i cavalieri dell’Apocalisse, peste, fame e guerra, come recitano le litanie: A peste, fame et bello libera nos, Domine… col rischio, oggi, anche di un conflitto nucleare. E non dimentichiamo le vittime militari dell’insensatezza di questa guerra, compresi gli oltre centomila ragazzi russi periti perché cinicamente mandati al macello.
Da un inverno all’altro

La guerra è iniziata in pieno inverno, quando il clima in Ucraina si fa rigido, e adesso un altro inverno incombe sulla zona di guerra, attanagliata dal gelo visto che le bombe russe, invece di colpire obiettivi militari, prediligono quelli civili, quelle infrastrutture energetiche adibite ad erogare elettricità e gas: risultato, buio e freddo per tutti. Anche qui, però, non dimentichiamo che il Generale Inverno, su cui la Russia ha sempre potuto contare, va sempre a favore dell’occupato e non dell’occupante: in questo caso l’impero di Putin si trova dal lato sbagliato del territorio.
I grandi addii

Non sorprende che fra le parole più cercate in Italia su Google, tra «Ucraina» e «Russia Ucraina», ci sia – buon secondo posto – il nome della Regina Elisabetta, che ha lasciato la scena di questo mondo alla ragguardevole età di 96 anni. Internet adesso è pieno dei pettegolezzi sulla casa reale inglese, alle prese con una difficilissima eredità. Ma in Italia ha fatto scalpore anche la morte di Piero Angela, anche lui ultranovantenne: aveva condotto poco prima il suo ultimo programma televisivo, l’ultimo di una serie che ci ha accompagnato per molti decenni. È scomparsa Monica Vitti, astro del cinema italiano; è scomparso David Sassoli, una bella figura della politica internazionale; e sicuramente in questo ultimo scorcio del 2022 Internet risuona di articoli su Pelé, grande campione non solo calcisticamente ma anche umanamente.
Devo aggiungere in extremis, fra i grandi scomparsi, il papa emerito Benedetto XVI, deceduto alle 9.34 di questa mattina 31 dicembre 2022. Farà ancora parlare a lungo di sé, per il suo impegno teologico, per il suo pontificato ed anche per le sue storiche e contestate (da coloro che aderiscono ad un tradizionalismo in cui il suffisso -ismo denota una patologia) dimissioni.
E noi?

Intendendo per «noi» questo blog e coloro che lo seguono, direi che abbiamo trascorso un anno in buona compagnia. Abbiamo parlato di tante cose, nello snodarsi degli articoli che in un anno sono stati, contando anche questo, precisamente quattrocento! Non so se ho tenuto fede all’intitolazione del sito, «Il Regno di Aslan». Ritengo di sì, perché il Regno di Aslan, nelle intenzioni di C.S. Lewis che lo ha ispirato, è il Regno del Signore, e tutto «ciò che facciamo di buono lo facciamo in nome di Aslan, anche quando non lo sappiamo» – dice il soldato pagano Emeth (il nome, in ebraico, significa «Verità») nell’ultimo romanzo di Narna «L’ultima battaglia».
Allora, tanti auguri a tutti i lettori per un anno migliore: è la costante speranza dell’uomo, speranza costantemente delusa, temo. Ma noi non ci sgomentiamo, e andiamo avanti con fiducia nel «Regno di Aslan».