
Fra i cartoni animati disneyani, Biancaneve ha la sventura di prestarsi a molte critiche in nome del Politicamente corretto, perché presenterebbe molti stereotipi… offensivi. Perché Biancaneve deve essere bianca? Perché i nani devono essere bassi? È giusto che il principe la risvegli con un bacio non consenziente? Perché Biancaneve deve avere un naso così carino?
Tra nani e watussi

Aggiungiamo alla lista delle contestazioni woke anche «Biancaneve e i sette nani» per il bacio non consenziente dato dal principe alla ragazza incosciente per risvegliarla alla vita. Stessa cosa per il bacio del principe che risveglia dal sonno la Bella Addormentata: un bacio non richiesto e nemmeno formalmente accettato. Che esso sia la magica condizione per poter restituire alla vita le principesse, non importa: non l’hanno chiesto. E poi, basta con lo stereotipo delle principesse che hanno bisogno di un principe azzurro per salvarsi: si salveranno da sole! Ma per Biancaneve non è questo il solo appunto.
I sette nani
Anche i sette nani sono finiti nel mirino della contestazione. In questo caso, le critiche, velenose, sono mosse da Peter Dinklage, un attore alto 1 metro e 35, noto per aver interpretato fra l’altro Tyrion Lannister ne Il Trono di Spade. L’attore, affetto da acondroplasia (nanismo), ha voluto polemizzare con la futura reinterpretazione in live action del cartone animato di Biancaneve, uscito ben 85 anni fa in forma di cartone animato come primo lungometraggio Disney. Il motivo della polemica è il persistere nello stereotipo dei nani.
La Disney ha innanzi tutto fatto sapere che «Per evitare di rinforzare gli stereotipi dell’animazione originale, ci siamo approcciati in modo diverso ai sette personaggi e abbiamo consultato persone affette da nanismo. Non vediamo l’ora di condividere maggiori informazioni non appena il film entrerà nella fase di produzione, dopo un lungo periodo di sviluppo».
Già l’attrice scelta per interpretare la protagonista, Rachel Zegler, è per metà colombiana, e la sua carnagione proprio bianca come la neve non è. A seguito delle critiche ricevute dall’attore affetto da acondroplasia, la Disney sta scegliendo di sostituire i nani con altri tipi di creature magiche.
I nani di Biancaneve non sono uomini bassi
Evidentemente, non si è compreso che i nani di Biancaneve non sono uomini bassi, ma gnomi, esseri magici del fantasy, presenti nel folklore e nella mitologia europea. Né, come ha affermato l’attore, vivono in una caverna, ma in una casetta, anche molto carina e confortevole, fra l’altro. I nani nella mitologia norrena sono personaggi leggendari di piccola statura ma abili minatori e artigiani. Infatti le parole che nelle lingue anglosassoni designano i nani derivano da radici che possono significare – a seconda delle ipotesi etimologiche – ingannatori, spiriti o guardiani della porta. Non c’entra la piccola statura. Forse sarebbe meglio chiamarli gnomi e farla finita. Ma guardate se un film così deve essere offensivo… QUI.
La decisione della Disney di eliminare i nani dalla riedizione di Biancaneve… e i sette nani, appunto, ha suscitato grandi reazioni avverse, tra cui quella dei potenziali attori per i ruoli dei nani che l’hanno biasimata e denunciata per aver loro fatto perdere prospettive di lavoro.
Alle falde del Kilimangiaro…

Ed è così che mi hanno proposto, scherzando, un titolo alternativo politicamente più corretto: Nevenera e i sette Watussi. Ma temo che contenga anch’esso stereotipi perniciosi. Ricordate la vecchia canzoncina di Edoardo Vianello? Non so nemmeno se è lecito riportarne il testo:
«Nel continente nero Alle falde del Kilimangiaro
Ci sta un popolo di ne*ri Che ha inventato tanti balli
Il più famoso è l’hully gully Hully gully, hully gu-
Siamo i Watussi, Siamo i Watussi Gli altissimi ne*ri
Ogni tre passi, Ogni tre passi Facciamo sei metri
Noi siamo quelli che nell’equatore Vediamo per primi la luce del sole
Noi siamo i Watussi
Siamo i Watussi, Siamo i Watussi Gli altissimi ne*ri
Quello più basso, Quello più basso È alto due metri
Qui ci scambiamo l’amore profondo Dandoci i baci più alti del mondo
Siamo i Watussi
Alle giraffe Guardiamo negli occhi
Agli elefanti Parliamo negli orecchi
Se non credete venite quaggiù
Venite, venite quaggiù…».
Edoardo Vianello pensò a questa canzone dopo aver visto il film «Le miniere di re Salomone», dove compariva la tribù dei Tutsi, ovvero dei Watussi, ed ebbe l’idea di associarli al ballo detto Hully Gully, che all’epoca furoreggiava. Una canzoncina senza pensieri, per il solo gusto di una semplice melodia associata a parole facili da ricordare senza alcun retropensiero né significati razzisti.
1963: i problemi sono altri
Quando la canzone viene composta siamo nel 1963 e non fa specie a nessuno, almeno in Italia. Negli Stati Uniti hanno altro a cui pensare: Martin Luther King dal carcere scrive la Lettera dalla prigione di Birmingham in cui cita S. Agostino («una legge ingiusta non è legge») ed anche S. Tommaso d’Aquino, affermando che se un individuo, in coscienza, ritiene ingiusta una legge ed è disposto al carcere per contestarla, rispetta in realtà la legge. Poi organizza la Crociata dei bambini anche se viene accusato di strumentalizzare i minori; appoggiato da Kennedy marcia con 250.000 persone su Washington dove terrà il famoso discorso I have a dream. Il 22 novembre Kennedy viene ucciso. Vi sembra che avessero tempo per le stupidaggini? Per i watussi alti più di due metri?
Ma nel dicembre 2022 la canzone viene mandata in onda censurata dalla Rai. La canzone, che fa riferimento all’etnia Tutsi parlando esplicitamente di negri, ha contenuti che oggi sarebbero ritenuti inaccettabili. Vianello in un’intervista contesta una decisione del genere:
«Quando la scrissi usai le nozioni che mi avevano insegnato a scuola. Cambiare il testo della canzone? Si tratta di un patrimonio dell’umanità, prima bisognerebbe abbattere le Piramidi e il Colosseo… Se l’avessi scritta oggi probabilmente mi sarei attenuto politicamente corretto».
Ed anche:
«Penso che il politicamente corretto sia una sciocchezza abbinarlo a qualcosa che già esiste. Va benissimo che da oggi decidiamo che sia politicamente corretto parlare di certe persone in una maniera anziché in un’altra, mi adeguo, ma che si vada a rimuovere un qualcosa che fa parte della storia, anche se è una piccola storia della musica, credo sia peggio che lasciare le cose come stanno in quanto sarebbe come mettere il dito nella piaga. Non ritoccherei mai una mia canzone, qualsiasi cosa avessi detto».
Non è finita con Biancaneve: nasuti di tutto il mondo unitevi…
Ma c’è dell’altro. L’ultima trovata è criticare… il naso dei buoni. Perché i personaggi con il naso pronunciato devono essere sempre negativi e quelli con il nasino sono buoni? L’ultima grottesca crociata del politically correct riguarda appunto il nasino alla francese delle principesse Disney.
Il tutto è cominciato con un video pubblicato da @gangbanger_0 , che ha già superato oltre cinque milioni di visualizzazioni: i nasi di Aurora la Bella Addormentata, di Belle de La Bella e la Bestia, di Cenerentola e di Biancaneve sono nasi minuscoli e all’insù. Invece i cattivi come Jafar di Aladdin, Madame Medusa, la regina cattiva di Biancaneve, Ursula de La sirenetta hanno il naso grande, con la gobba se non storto, che dà loro un’aria più minacciosa. Sulla regina Grimilde di Biancaneve però non concordo, perché anche se algida è bella anche lei (vorrebbe essere la più bella del Reame) ed ha il naso piccolo e ben fatto; da parte loro i nani, che sono buoni, hanno nasi aggressivi. Invece, in effetti, le sorellastre di Cenerentola hanno nasi prominenti – per non parlare dei piedi: ce la vogliamo prendere anche col piedino di Cenerentola?
Questo modo di rappresentare i buoni e i cattivi, effettivamente stereotipato, viene da lontano, dal kalòs kagathós dei greci: «bello e buono», l’uomo ideale è armonioso nel corpo come nella mente. Tutta colpa dei greci! Secondo gli influencer del politicamente corretto questo stereotipo sarebbe dunque offensivo e discriminatorio. L’hashtag #disneyprincessnose ha registrato oltre 650 mila visualizzazioni. Alcune utenti rivelano addirittura di aver avuto la propria autostima danneggiata nell’adolescenza dalle rappresentazioni femminili della Disney.
E il naso di Cleopatra?
D’altra parte, non fu Pascal a scrivere che se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, tutta la faccia della terra sarebbe cambiata? È il celebre filosofo a mettere in evidenza che esistono variabili apparentemente insignificanti ma capaci di influenzare il corso degli eventi. Variabili anche minime, come la lunghezza di un naso, appunto. Ma adesso Cleopatra è tornata di moda per un altro motivo: un recente docufilm Netflix la rappresenta nera, lei che era greca; scatenando polemiche su polemiche.
(Continua)