
Biancaneve senza i nani, senza il principe… cosa resta?
La Disney persegue ormai accanitamente una linea politicamente corretta che esige dai suoi film la cancellazione di elementi che in origine apparivano essenziali. Dopo la messa all’indice (vietandoli ai minori di 7 anni) di classici come Dumbo, Peter Pan e gli Aristogatti (tutti marchiati come razzisti), Il nuovo rivoluzionario progetto della Disney è quello di realizzare un film su Biancaneve e i sette nani senza i nani. Un precedente articolo QUI.
Prima di tutto, la protagonista Biancaneve è interpretata dall’attrice di origini colombiane Rachel Zegler, quindi proprio bianca come la neve (di qui il nome) non è. Niente di male: basterebbe cambiarle il nome.
Senza nani
Poi, i sette nani non ci sono, perché la loro presenza è sembrata offensiva nei confronti degli uomini con disfunzione tiroidea o ipofisaria. Allora, cerchiamo di capirci: da una parte si vuole essere inclusivi inserendo le minoranze e le realtà di emarginazione, ma per quanto riguarda i nani questo non vale? Non va bene la presenza dei nani, oppure sette sono troppi? Pare che di “nani” tradizionali ne resti uno, a seguito della protesta degli attori affetti da nanismo, che si sono lamentati perché vengono privati di una possibilità di lavoro. La foto promozionale, che non è una foto ufficiale come ha chiarito la Disney, mostra un’accozzaglia di persone di varie etnie, altezze e generi, che in qualche modo dovrebbero sostituire i nani originari.
Un momento: la parola italiana “nano” può trarre in inganno, perché evoca subito la bassa statura. In inglese, però (e nelle lingue anglosassoni il termine è simile, etimologicamente traducibile con ingannatori, spiriti o guardiani della porta), queste creature del bosco sono chiamate dwarf, parola che nella mitologia norrena indica quelli che noi chiameremmo piuttosto gnomi per la loro natura magica. Non c’entra la piccola statura, che è un optional. Forse sarebbe meglio chiamarli gnomi o folletti e farla finita. Dato che nel nuovo film saranno chiamati creature magiche, il risultato è lo stesso: perché dwarf questo vuol dire.
Senza il Principe, e poi?
Inoltre nella storia di Biancaneve mancherà il Principe, perché la ragazza deve salvarsi da sola: facciamola finita con le damigelle in pericolo! Questa sarà una Biancaneve più forte che sogna di diventare una leader e che non ha bisogno di nessuno. L’attrice Rachel Zegler conferma che il film stava cercando una strada politically correct: “La storia aveva bisogno di essere rinfrescata”. D’accordo. Allora, perché insistere a volerla chiamare Biancaneve? Chiamiamola, magari, Fiordimora…
Veramente, c’è chi ricorda che le fiabe sono soggette a numerose riscritture, ed è così. Noi abbiamo in mente la Biancaneve di Disney, ma la fiaba dei fratelli Grimm era diversa.
La prima stesura
Nella prima stesura (1812), persino, non era la matrigna ma la madre ad essere gelosa di Biancaneve. Dopo aver espresso il desiderio di avere una figlia bianca come la neve (da qui il nome), se ne ingelosisce a tal punto che ordina al Cacciatore di ucciderla e di portarle il suo fegato e i suoi polmoni, perché vuole cucinarli e mangiarli. È quindi la stessa madre che travestita da vecchia riesce a farle mangiare la mela avvelenata.
Il principe poi, passando di lì, si innamora perdutamente del corpo morto della bellissima fanciulla e lo fa portare nel suo castello e trasferire di stanza in stanza in perpetua adorazione, finché un giorno i suoi servitori, irritati per tutta questa trafila, se la prendono con il corpo di Biancaneve e lo scuotono così violentemente che il pezzo di mela avvelenata le esce di bocca e la fanciulla torna in vita. E vissero per sempre felici e contenti… ma dopo atti di cannibalismo, di necrofilia e di maltrattamento di cadavere!
Le riscritture
Successive riscritture, fino ad una settima edizione (1857), hanno eliminato le maggiori crudezze, sostituendo la madre con la matrigna, omettendo il cannibalismo e sostituendo la casualità della caduta del corpo di Biancaneve con il bacio di vero amore da parte del Principe. Questa è la versione che Disney ha poi consacrato nell’immaginario popolare condendola con la caratterizzazione dei sette nani, il virtuosismo dei loro canti, la compagnia degli animaletti del bosco, e così via. Risultato? Per noi Biancaneve è quella di Disney del 1937, un capolavoro. Che le accadrà adesso?