
Betlemme Casa del Pane. È precisamente questo il significato del nome del paese dove è nato Gesù: da Beth (casa) e Lechem (pane). Un nome altamente significativo, dunque, visto che questo Gesù di Nazareth si proclamerà, in seguito, lui in persona, Pane di vita. Ma c’è anche qualcos’altro da scoprire.
È infatti interessante che la stessa parola, che in ebraico indica il pane, in arabo invece designi la carne (lachm), ed in altre lingue semitiche, sub-arabiche, significhi pesce. Questa differenziazione sembrerebbe incomprensibile: come è possibile che una stessa parola indichi cose tanto diverse? Molto differenti sono infatti le procedure e i risultati di una coltivazione, di un allevamento e di una pesca. Ambienti diversi, prodotti diversi. E invece sotto questa curiosa pluralità di significati nella coincidenza di termini esiste una logica ben precisa.
Una parola, tre lingue e tre significati
Per gli ebrei, sedentarizzati dal XIII secolo a.C., con un’economia basata sull’agricoltura, il cibo essenziale, quello necessario per la sussistenza, era il pane. Per gli arabi, all’epoca ancora nomadi o seminomadi, la base dell’economia era rappresentata dall’allevamento: il cibo che garantiva la sopravvivenza era la carne. Per le popolazioni sub-arabiche, affacciate sulla costa meridionale della penisola araba, l’alimento fondamentale era il pesce. La parola che in ebraico suona lechem, insomma, non significa originariamente pane, carne o pesce, ma cibo vero, quello senza il quale non si può vivere. È il cibo della vita, declinato poi, a seconda delle situazioni, in vari generi di alimenti.
Allora, Betlemme in ebraico (ed anche per noi) è la Casa del Pane, ma per ognuno è la Casa in cui si trova il vero cibo, quello che dà vita in abbondanza. E questo Cibo, dirà poi Gesù, è Lui, Pane di vita eterna. Non per niente viene deposto, neonato, in una mangiatoia, particolare non insignificante, visto che da adulto, al culmine della sua vita tra gli uomini, si consegnerà carne e sangue in cibo e bevanda ai discepoli («La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda», Gv 6,51-58).
Una parola… e il suo contrario
Ma c’è un altro risvolto, terribile questo: un’altra parola ha la stessa radice di lechem / cibo essenziale, ed è milchamah / guerra. È un accostamento per contrasto: la privazione del pane, del cibo può scatenare la violenza; la volontà di accaparramento del pane, del cibo, dei beni essenziali può generare la guerra. Bisogna allora tornare a Betlemme, alla Casa del Cibo, a quella mangiatoia che ha cibo da distribuire a tutti, per guarire della malattia della guerra e della volontà di potere di ogni tipo e a tutti i livelli. Sembra una impresa impossibile, e la storia dell’umanità (e forse anche la nostra storia personale) non è delle più confortanti. Ma quella Casa del Pane è la nostra speranza.