La Bibbia dall’ABC: Bere’shîth

La Bibbia dall’ABC: Bere’shîth. Il primo versetto del libro della Genesi
Le prime parole della Bibbia

Bere’shîth bara’ ’Elohîm. Con le prime tre parole del libro della Genesi siamo veramente all’ABC della Bibbia: perché iniziano, rispettivamente, le prime due (da destra a sinistra) con la lettera Beth, che si evolverà nella nostra B, e la terza, ’Elohîm, con la lettera Aleph, in greco Alfa, che mutatis mutandis si evolverà nella nostra A.

Abbiamo, così, l’Alfabeto, da intendere proprio alla lettera: AlfaBeta, le prime due lettere dell’alfabeto ebraico, greco, e latino. Riprendiamo, quindi, il nostro «Principio», partendo da quella prima parola Bere’shÎth con cui tutto ha inizio: perché il Principio è quello.

Bere’shîth

La Bibbia dall’ABC: Bere’shîth. Il Principio è Dio. La Verna, S. Maria degli Angeli, Dio Alfa e Omega
La Verna, S. Maria degli Angeli. Dio creatore

Bere’shîth. È una parola composta, in ebraico: la Be è un prefisso con il significato di preposizione semplice; Re’shÎth è il sostantivo cui la preposizione si riferisce.

La preposizione Be può tradursi in vari modi: in, ma anche per mezzo di, con, tra, verso, secondo, da, a causa di, quanto a… Come vedete, la scelta è anche troppo ampia. È il contesto a decidere la traduzione.

Il sostantivo che la preposizione introduce, re’shÎth, deriva da ro’sh che significa testa, capo; re’shîth vuol dire quindi inizio, principio (non solo temporale, ma anche come causa di tutto), primizia.

Possibili traduzioni

Premesso tutto questo, Ber’eshîth si può tradurre:

  • All’inizio, cioè nell’evento in cui le cose hanno avuto inizio
  • Quando Dio diede inizio alla creazione (che è anche l’inizio del tempo)
  • Come principio, che non è solo il momento temporale dell’inizio, ma è anche il Principio in quanto causa di tutte le cose.
  • Per amore di, traduce addirittura il grande commentatore ebreo medievale Rashi (Commento alla Genesi, Marietti 2005, p. 3): «Per amore della Torah», che è il suo divino pensiero, la primizia della sua mente.

Dunque la frase Bere’shith bara’ ’Elohîm non solo ci trasporta indietro nel tempo, anzi nel momento in cui inizia il tempo, all’atto creatore; ci riconduce anche al Principio creatore che è ’Elohîm. Non riguarda solo le origini delle cose, ma anche e soprattutto Colui che è l’Origine, il Principio, Dio.

Non si tratta pertanto di un banale racconto che narra come tutto è iniziato, ma di una affermazione teologica su Colui che, secondo la visione del narratore, è il Principio unico di tutto.

Una mentalità pratica

I simboli delle dodici tribù di Israele. Immagine di pubblico dominio
Le dodici tribù di Israele. Pubblico dominio

Tutto questo è espresso con immediatezza, senza speculazioni né interrogazioni filosofiche. La riflessione filosofica, e certe domande che noi oggi ci poniamo sulla natura delle cose, non interessavano alla mentalità degli antichi semiti. Perciò noi dobbiamo evitare di porre al testo biblico domande a cui il testo non può rispondere, perché non rientrano nella sua ottica.

Ad esempio, inutile chiedergli una dimostrazione dell’esistenza di Dio, che è la domanda fondamentale dell’uomo della nostra civiltà, da diversi secoli. Nell’orizzonte mentale e culturale della società biblica, Dio esiste e basta; è un dato che fa parte dell’esistenza storica di Israele, un fatto come il fatto che esiste l’aria e che noi respiriamo in essa, che esiste la vita e che noi ne siamo partecipi; e non c’è da interrogarsi su questo. Solo lo stolto, secondo l’uomo della Bibbia, dice «Non c’è Dio», ma lo dice perché vuole escluderlo dalla sua vita e fare invece regola a se stesso del proprio piacere, e non dell’osservanza della Legge e della pratica della carità.

Dio è Colui che agisce

Genesi ci dice chi è l’uomo e perché esiste, ma non chi è Dio e perché esiste. La Bibbia intera è una rivelazione / meditazione della storia dei rapporti tra Dio e l’uomo, ma non è un libro di «teologia». Agli antichi israeliti interessava Dio come Colui che agisce, che crea, che interviene nella storia, non Dio come Colui che è, oggetto di speculazione e di domande, sbiadito, asettico Dio dei filosofi greci, buono per scriverci sopra dei libri, ma privo di interesse per la storia degli uomini.

Altrimenti meritiamo questa risposta che un rabbino, assillato da uno studente che gli chiedeva insistentemente «Ma cosa faceva Dio prima di creare il mondo?», alla fine dette al suo discepolo: «Vuoi proprio sapere che cosa faceva Dio prima di creare il mondo?». «Sì, sì!». «Bene, creava l’inferno per i curiosi!».

Per gli articoli precedenti: QUI, QUI e QUI.