
Benoît-Joseph, o Benedetto Labre, era nato nel 1748 ad Amettes nei pressi di Arras, Pas-de-Calais, primogenito di 15 figli di una famiglia modesta. Il padre era contadino, la madre era merciaia; in famiglia c’erano anche due zii preti. Fin da piccolo Benedetto è attratto dalla preghiera e dalla lettura di libri devoti, tanto che sembra portato per la vita sacerdotale. Lo mettono perciò ad alloggiare presso uno zio prete. Nell’agosto 1766 scoppia un’epidemia di pestilenza. Lo zio sacerdote assiste i malati e i morenti, mentre Benedetto si impegna nel lavoro della terra e nella cura degli animali del paese, che erano rimasti abbandonati a se stessi.
Cessata l’epidemia, poiché lo zio Francesco Giuseppe era morto contagiato dal morbo, Benedetto viene posto, per proseguire gli studi, presso l’altro zio prete, Vincent. Ma in lui si afferma piuttosto il desiderio di diventare monaco. Niente di più difficile, anzi impossibile. I genitori sono contrari. La Certosa lo respinge perché a causa di un incendio non può ammettere novizi. Altri monasteri lo ritengono o troppo giovane o troppo fragile di salute. Anche quando viene ammesso fra i Trappisti non vi può rimanere, perché viene assalito in cella da attacchi di panico, incubi e febbre alta. Il Signore non lo vuole lì, il costante fallimento dei suoi ripetuti tentativi lo dimostra.
Fattosi terziario francescano, si rende finalmente conto che il suo chiostro non sarà quello monastico: sarà la strada. È il 1670 quando decide di recarsi a Roma. Inizia così una vita di pellegrinaggio che lo condurrà ai santuari di mezza Europa percorrendo in 13 anni almeno 30mila chilometri. «Cercatore di Dio sulle strade della terra», lo definirà il filosofo Jacques Maritain.
Benedetto Labre: Il santo dei clochards
Benedetto raggiunge Roma passando dalla Verna e poi da Loreto, cui tornerà ogni anno anche quando la sua salute, sempre più precaria, non gli consentirà altro. È un clochard, un barbone. È vestito di un saio cinto di una corda e porta con sé tutti i suoi averi terreni: una ciotola, un cappello di feltro, un crocifisso e il rosario, una bisaccia che contiene l’Imitazione di Cristo, il Nuovo Testamento, il Breviario, la Regola di San Benedetto e il Memoriale di Luigi di Granada. Si ciba di un tozzo di pane e di erbe selvatiche, perché non chiede neppure l’elemosina. Dorme sotto un ponte o a cielo aperto.
Non si difende neppure dagli insetti, li lascia alloggiare liberamente sul suo corpo. Ama talmente le creature che non vuole l’uccisione neppure di quelle più fastidiose. Soltanto, quando parla con qualcuno, intima agli insetti di non farsi vedere per non disgustare l’interlocutore; e quelli obbediscono ritirandosi fra le pieghe del suo saio. A chi, vedendolo in quello stato, gli dice «Povero disgraziato!», risponde: «Perché mai? Disgraziati sono piuttosto quelli all’inferno che hanno perduto Dio per sempre!». Lui, invece, sa di avere tutto.
A Roma
Dopo aver visitato santuari come la Verna, Camaldoli, Montecassino, San Michele al Gargano, San Nicola a Bari, Einsiedeln in Svizzera, Santiago de Compostela in Spagna, Paray-le-Monial, Lione e Chambery in Francia, si ferma finalmente a Roma, dormendo sotto un arco del Colosseo. Trascorre le sue giornate peregrinando da una basilica all’altra per partecipare all’esposizione del Santissimo Sacramento durante le Quarantore: e in quelle lunghe ore in preghiera non si accorge di nient’altro. Sfinito dalla vita che conduce, si riduce a ripararsi la notte presso l’ospizio di San Martino ai Monti, fino al 16 aprile 1783, giorno della sua morte. La città intera ne è commossa, conoscendo la sua pietà e la sua carità.
Poco più di un mese dopo cominciano a circolare voci di guarigioni miracolose avvenute per sua intercessione, e neppure tre mesi dopo viene aperta la causa di beatificazione.
Di lui, il poeta francese Paul Verlaine (1844-1896) poté dire che era «l’unica gloria francese del XVIII secolo, ma quale gloria!»; e gli dedicò i suoi Souvenirs, in occasione della canonizzazione, proclamata l’8 dicembre 1881 da papa Leone XIII. San Benoît-Joseph Labre è il protettore dei mendicanti, dei chochard o homeless, dei pellegrini, dei viaggiatori, e dei disadattati.