Quasi in calce alla lunga storia di Balaam ne troviamo un’altra, assai cruenta, in merito all’ennesima trasgressione di Israele (Numeri 25). Una storia che contiene anche delle stranezze.
Infatti, alla fine della storia di Balaam, ma senza collegamento con essa, viene narrato un episodio in cui Israele fa sacrifici a Ba‘al Pe‘or, cadendo nel peccato di idolatria. Si additano qui i pericoli della sedentarizzazione, cioè dell’assimilazione alla cultura e ai costumi della civiltà locale. Ba‘al Pe‘or è il dio (ba‘al significa signore, padrone) del santuario principale dei Maobiti in Pe‘or. In questi santuari si praticava la prostituzione sacra, di fatto l’esercizio del sacerdozio femminile: le sacerdotesse, unendosi ai fedeli, simulavano la ierogamia, cioè le nozze sacre del dio con la terra.
Fornicazione e idolatria
25 1Israele si stabilì a Sittìm e il popolo cominciò a fornicare con le figlie di Moab. 2Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi; il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dèi. 3Israele aderì a Ba‘al-Pe‘or e l’ira del Signore si accese contro Israele.
4Il Signore disse a Mosè: «Prendi tutti i capi del popolo e fa’ appendere al palo costoro, davanti al Signore, in faccia al sole, e si allontanerà l’ira ardente del Signore da Israele». 5Mosè disse ai giudici d’Israele: «Ognuno di voi uccida dei suoi uomini coloro che hanno aderito a Ba‘al-Pe‘or».
Mosè a Ba‘al Pe‘or: un vuoto o un “pieno” di potere?
Prima stranezza: l’idolatria era una colpa gravissima che secondo la legge di Mosè imponeva ineluttabilmente la morte per chi se ne fosse macchiato. Mosè invece tergiversa, non assume iniziative, evita di prendere una decisione anche troppo semplice. Esita a intervenire, secondo quanto la tradizione orale rabbinica, in quanto si era dimenticato quale avrebbe dovuto essere la pena da comminare. È il Signore che interviene direttamente per colmare questo vuoto.
Dio ordina quindi a Mosè di giustiziare tutti i capi del popolo in quanto responsabili di aver lasciato peccare la propria gente, al di là della questione se essi stessi abbiano personalmente preso parte o meno al peccato. Mosè invece comanda solo di uccidere ogni uomo coinvolto con Baʿal-Peʿor. Per risolvere la difficoltà, il Pentateuco Samaritano cambia il comando del Signore per adattarlo a quello di Mosè: «Di’ e uccideranno il popolo che si è unito a Baʿal-Peʿor, affinché l’ira del Signore si allontani da Israele» (Num 25,4 [SP]). Ma per il Testo Masoretico e per la Versione dei Settanta il problema rimane: Mosè rivede di propria autorità il comando del Signore?
La disobbedienza di Mosè
Dio comanda a Mosè di giustiziare i capi del popolo a motivo della loro responsabilità collettiva, eppure Mosè sembra ignorare il comando divino e ordina ai giudici di giustiziare le persone che adorano Ba‘al Pe‘or. I peccatori, inizialmente, sono anonimi. Ma quando il testo, successivamente, identifica il peccatore con “Zimri, figlio di Salu, principe di una casa principale tra i Simeoniti”, in qualche modo risolve la discrepanza, poiché specifica che è uno dei capi del popolo che Mosè comanda di punire.
Se il peccatore è uno dei capi, allora non c’è più contraddizione tra le parole di Dio e quelle di Mosè! Il comando di Dio di giustiziare i capi non è più motivato dalla responsabilità collettiva, ma dai loro peccati! Quindi, ordinando l’uccisione dei peccatori, che sono anche i capi degli israeliti, Mosè sta semplicemente facendo ciò che Dio gli aveva comandato. La redazione finale ha risolto la contraddizione iniziale.
Seconda stranezza: la donna madianita
La storia inizia con gli Israeliti che fornicano con donne moabite, ma subito dopo, senza alcuna spiegazione, nella storia vediamo improvvisamente una donna madianita: come è finita una donna madianita in una storia sulle donne moabite?
25 6Uno degli Israeliti venne e condusse ai suoi fratelli una donna madianita, sotto gli occhi di Mosè e di tutta la comunità degli Israeliti, mentre essi stavano piangendo all’ingresso della tenda del convegno. 7Vedendo ciò, Fineès, figlio di Eleàzaro, figlio del sacerdote Aronne, si alzò in mezzo alla comunità, prese in mano una lancia, 8seguì quell’uomo di Israele nell’alcova e li trafisse tutti e due, l’uomo d’Israele e la donna, nel basso ventre. E il flagello si allontanò dagli Israeliti. 9Quelli che morirono per il flagello furono ventiquattromila.
La maggior parte degli studiosi moderni ritiene semplicemente che questo capitolo combini almeno due fonti, una sui Moabiti e una su una Madianita. Ma questa non sarebbe stata una spiegazione bastante per gli antichi interpreti della Torah. Moabiti e Madianiti vivevano nella stessa regione, e quindi le loro donne potevano mescolarsi le une con le altre. Anche nella storia di Balaam incontriamo i Moabiti con la loro preoccupazione che gli Israeliti possano invaderli:
«Moab si spaventò perché quel popolo era così numeroso. Moab aveva paura degli Israeliti, e Moab disse agli anziani di Madian: “Ora quest’orda leccherà tutto ciò che è intorno a noi, come il bue lecca l’erba dei campi”. Ora Balaq, figlio di Zippor, era re di Moab in quel tempo» (Num 22,3-4).
I Moabiti si rivolgono ai loro alleati Madianiti i cui “anziani di Madian” sono menzionati insieme agli “anziani di Moab” (Num 22,7) come delegazione inviata a Balaam per arruolarlo per maledire gli israeliti. Nella storia però gli anziani di Madian sembrano del tutto passivi e scompaiono senza aver svolto funzione alcuna nell’intera storia. Probabilmente, la loro menzione vi è stata inserita per preparare il lettore alla storia di Ba‘al-Pe‘or nel capitolo 25. Durante la sua stessa formazione, il testo biblico ha proceduto a modificare se stesso eliminando una incongruenza.
Cosa è successo al peccato di idolatria verso Ba‘al Pe‘or?
Nei versetti iniziali del capitolo 25, la fornicazione con le moabite porta all’adorazione dei loro dei (Num 25,3). Appena appare la donna madianita, però, la preoccupazione per l’idolatria scompare. Infatti, una volta che Fineès uccide la coppia peccatrice, l’ira del Signore si placa:
25 10Il Signore parlò a Mosè e disse: 11«Fineès, figlio di Eleàzaro, figlio del sacerdote Aronne, ha allontanato la mia collera dagli Israeliti, mostrando la mia stessa gelosia in mezzo a loro, e io nella mia gelosia non ho sterminato gli Israeliti. 12Perciò digli che io stabilisco con lui la mia alleanza di pace; 13essa sarà per lui e per la sua discendenza dopo di lui un’alleanza di perenne sacerdozio, perché egli ha avuto zelo per il suo Dio e ha compiuto il rito espiatorio per gli Israeliti».
14L’uomo d’Israele, ucciso con la Madianita, si chiamava Zimrì, figlio di Salu, principe di un casato paterno dei Simeoniti. 15La donna uccisa, la Madianita, si chiamava Cozbì, figlia di Sur, capo della gente di un casato in Madian.
16Il Signore parlò a Mosè e disse: 17«Trattate i Madianiti da nemici e uccideteli, 18poiché essi sono stati nemici per voi con le astuzie che hanno usato con voi nella vicenda di Pe‘or e di Cozbì, figlia di un principe di Madian, loro sorella, che è stata uccisa il giorno del flagello causato per il fatto di Peor».
Si inizia con l’idolatria e con l’idolatria si conclude
All’inizio del racconto, il peccato con le donne moabite portava all’idolatria, l’adorazione del dio pagano Ba‘al Pe‘or. Nella seconda parte del racconto, che ha per protagonista Phinees, l’elemento idolatrico scompare come pure il riferimento a Ba‘al Pe‘or.
I versetti finali risolvono questo enigma suggerendo che l’intenzione dei Madianiti fosse proprio quella di condurre gli Israeliti ad adorare Ba‘al Pe‘or. Questo passaggio, aggiunto successivamente, salda le due sezioni in un’unica unità.
Ma lo scopo di questa narrazione qual è?
In una situazione in cui un capo non dovrebbe esitare, si presenta come risolutivo l’intervento di Pinchas [Phinees nella tradizione greca e latina], figlio di Eleazaro figlio di Aronne. Lo scopo della storia, in sostanza, è giustificare il sacerdozio di Phinees: nessuno dei capi prende l’iniziativa, mentre se ne stanno seduti a piangere, solo Phinees agisce e ferma così la peste che stava flagellando l’accampamento.
È probabile che ad un certo punto della storia di Israele qualcuno abbia messo in discussione il diritto di Phinees al sacerdozio: la storia narrata da Numeri 25 confuta queste obiezioni appellandosi a questa antica tradizione e affermando che Dio diede a Phinees il dono del sacerdozio come ricompensa per la sua azione contro Zimri.
La Scrittura spiega se stessa
I nomi dei peccatori vengono fatti solo in un’aggiunta successiva, come pure l’affermazione della necessità che Israele entri in guerra contro i Madianiti, rendendoli responsabili del culto di Pe‘or. Come i riferimenti agli Anziani di Madian all’inizio della storia di Balaam furono aggiunti per risolvere le difficoltà che sorgevano nel testo di Numeri 25, così le modifiche interne al testo originario del capitolo sono funzionali a ricomporre le incoerenze. Si può parlare di esegesi biblica interna. Le prime generazioni di interpreti biblici avevano ancora la possibilità di attualizzare o ricomporre il testo scritturale, appartenendo essi stessi alla fase della formazione della Scrittura. Oggi è possibile solo formulare interpretazioni e attualizzazioni al di fuori del testo stesso, che è ormai immutabile.