
Nell’ultimo scorcio dell’Ottocento si segnala l’impegno di Fra Leonardo Galimberti da Legnaia nel restauro delle parti lignee del santuario, e l’impegno pittorico di Attilio Razzolini in un’arte minore: la miniatura.
1898: Fra Leonardo da Legnaia

Fra Leonardo da Legnaia, che aveva già intarsiato il coro delle Stigmate, restaura il banco del leggio nel Coro della chiesa maggiore (Guida p. 217 s.).
Il presbiterio della chiesa maggiore si sbassa di un gradino, si riduce dalla forma semicircolare a quella rettangolare, insieme al balaustro con la sua scalinata. Si rifà la scalinata, il cancello di ferro al balaustro e due colonnini. Si riapre l‟antica porta che immette alla sacrestia e all’Organo (Guida p. 209).
1899-1902: F. Leonardo da Legnaia restaura e decora il Coro della chiesa grande (Guida p. 216 s.).
L’opera di Attilio Razzolini

Negli stessi anni, precisamente nel 1898, si segnala l’opera di Attilio Razzolini, un ingegnere casentinese che sarà impegnato anche nella progettazione e costruzione della chiesa francescana dell’Immacolata a Piombino. Attilio Razzolini dona infatti per il Coro 9 pergamene da lui miniate con Responsori, Inni e Versetti (Cronaca anno 1898).
La reinvenzione della miniatura
Attilio Razzolini visse a cavallo tra Ottocento e Novecento e fu amante della musica architetto e pittore; reinventò l’arte della miniatura coadiuvato da un gruppo di colleghi, Jacopo Olivotto, Alessandrelli, Silvio Bicchi, Tetti e Pochini, che lavorerà con lui alla realizzazione della chiesa dell’Immacolata. Reinventò la tecnica della miniatura lavorando su cartapecora alla maniera del Quattrocento; la prima opera da lui eseguita fu l’illustrazione di tutti i canti della Divina Commedia per un totale di cento cartoline (una per ogni Canto, oltre ad un frontespizio e le tre tavole riassuntive delle Cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso). Scrisse inoltre l’intero Poema dantesco in caratteri gotici, in un testo che è conservato presso la Rylands Library di Manchester.
Nel 1902 le cento cartoline e i tre frontespizi delle Cantiche furono riprodotti per i tipi della ditta Alfieri & Lacroix di Milano.
Nel 2008 l’opera fu ripubblicata a cura dei fratelli Andrea e Fabrizio Petrioli, in un volume in cui le illustrazioni dell’artista venivano affiancate alla trascrizione dell’opera dantesca curata da Giorgio Petrocchi. Nella prefazione al volume, il Razzolini è descritto come “francescano nell’anima e nell’aspetto: basso, con un volto largo incastonato in una barba rada e biondiccia”; e “francescano nello stile di vita passata tra i boschi del Casentino toscano e l’Umbria”.
Amico della Verna
Nello stesso periodo, Attilio Razzolini scriveva:
“Salve Mons Verna, salve Mons Dei! Le tue rocce giganti, le tue caverne profonde, i tuoi precipizi spaventevoli, la tua selva secolare, il tuo santuario ammirabile, le tue cappelle devote, tutto insomma qui ci parla della grandezza di Dio e del suo umile servo Francesco! Salve, o Verna, che per la povertà del poverello di Assisi, da un covo di ladroni fosti convertita nel più celebre santuario del mondo! Eri allora ricettacolo di belve feroci e di assassini, oggi racchiudi nel tuo seno tanti alngeli della carità. Salve, o Francesco, che per volere di Dio rendesti questo monte simile al Calvario…”
(in Una settimana in Casentino, “La Rassegna Nazionale”volume 110, anno XXI, Firenze 1899, p. 494).