Uomini siate e non pecore matte…

Ascoltatelo!
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«Uomini siate e non pecore matte…». Con chi se la prende Dante questa volta? Con coloro che moltiplicano inutilmente gli atti di devozione:

«Avete il novo e ’l vecchio Testamento,

e ’l pastor de la Chiesa che vi guida;

78 questo vi basti a vostro salvamento» (Canto V del Paradiso).

Pensate: ancora in pieno Medioevo Dante richiama ad una austera essenzialità nel vivere la fede, al di là delle cianfrusaglie devozionistiche. In tempi moderni si penserebbe ormai ad una limitazione del problema, e invece si assiste all’esplosione di una sete di rivelazioni private, di apparizioni, di ritualismi che non sarebbe risultata stonata in una novella del Boccaccio quando la credulità della gente era il bersaglio dei suoi mordaci strali. Basta andare su Facebook per rendersene conto… «Tocca la rosa e recita una Ave Maria e avrai una buona notizia inaspettata!»… «Pregate pregate pregate per i sacerdoti, la Madonna ha detto che che sono angeli mandati da Dio sulla terra»… «Clicca qui e conoscerai il nome del tuo angelo custode»… «Se passi oltre senza ringraziare Gesù te ne pentirai… Se vai avanti senza ringraziare Maria domani potrebbe essere troppo tardi!»… È più facile rifugiarsi nel devozionismo pontificando di fede e di amore che cercare di vivere con un po’ di coerenza.

E allora ripropongo questo brano del grande mistico Giovanni della Croce, che certamente beneficiava di speciali doni spirituali, ma ammoniva di guardarsi bene dal cercare vie privilegiate per rapportarsi con Dio, le cosiddette rivelazioni private o apparizioni di cui oggi si sente lo spasmodico bisogno… Lasciando da parte la grande rivelazione, quella offerta a tutti nella Scrittura e nelle tradizioni apostoliche.

«Ascoltatelo!»

S. Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, Libro 2, Cap. 22

Trasfigurazione Di Carl Heinrich Bloch (1872) – Pubblico dominio,  https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7850600

San Giovanni della Croce, grande mistico carmelitano, ci ammonisce a non avere sete di rivelazioni private, ma di rivolgerci a Cristo, in cui la Rivelazione di Dio ha la sua pienezza.

3 – La causa principale per cui nella legge scritta era lecito interrogare Dio e conveniente per i sacerdoti e profeti desiderare visioni e rivelazioni divine erano la fede a quei tempi non ben fondata e la legge evangelica non ancora stabilita… Poiché in questa età di grazia la fede in Cristo è diventata stabile e la legge evangelica si è manifestata, non v’è nessuna ragione che s’interroghi Dio e che Egli parli e risponda come allora. Infatti dandoci il Figlio suo, che è la sua parola, l’unica che Egli pronunzi, in essa ci ha detto tutto in una sola volta e non ha più niente da manifestare.

Dio è rimasto come muto

4 – Multifariam multisque modis olim Deus loquens patribus in prophetis: novissime autem diebus istis locutus est nobis in Filio (Eb 1,1-2), come se dicesse: Quel che Dio in molti modi e in più riprese disse in antico ai nostri padri per mezzo dei profeti, l’ha detto in questi giorni in una volta a noi per mezzo del Figlio suo. Con queste parole l’Apostolo vuol far capire che Dio è rimasto quasi come muto non avendo altro da dire poiché, dandoci il Tutto, cioè suo Figlio, ha detto ormai in Lui tutto ciò che in parte aveva manifestato in antico ai profeti.

Ascoltate Lui

5 – Perciò chi oggi volesse interrogare il Signore e chiedergli qualche visione o rivelazione non solo commetterebbe una sciocchezza, ma arrecherebbe un’offesa a Dio, non fissando i suoi occhi interamente in Cristo per andare in cerca di qualche altra cosa o novità… Invero il Signore gli potrebbe rispondere in questo modo: Se io ti ho detto tutta la verità nella mia parola, cioè nel mio Figlio, e non ho altro da manifestarti, come ti posso rispondere o rivelare qualche altra cosa? …

Dal giorno in cui sul Tabor discesi con il mio Spirito su di Lui dicendo: Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi bene complacui, ipsum audite (Mt 17, 5), cessai di istruire e rispondere in queste maniere e commisi tutto a Lui: ascoltatelo perché ormai non ho più materia di fede da rivelare e verità da manifestare…  Colui che ora mi consultasse in quel modo e desiderasse che io gli dicessi e rivelassi alcunché, sotto un certo aspetto mi chiederebbe di nuovo Cristo e altre verità della fede…  In tal modo farebbe un grave oltraggio al mio amato Figlio, poiché non solo in ciò mancherebbe alla fede, ma perché lo obbligherebbe ad incarnarsi di nuovo e ad affrontare ancora una volta la vita e la morte qui in terra…

In Lui tutto è contenuto

6 – Se vuoi che io ti dica qualche parola di conforto, guarda mio Figlio, obbediente a me e per amor mio sottomesso e afflitto, e sentirai quante cose ti risponderà. Se desideri che io ti sveli alcune cose o avvenimenti occulti, fissa in Lui i tuoi occhi e vi troverai dei misteri molto profondi, la sapienza e le meraviglie di Dio le quali, secondo quanto afferma il mio Apostolo, sono in Lui contenute: In quo sunt omnes thesauri sapientiæ et scientiæ Dei absconditi, tesori di sapienza che saranno per te profondi, saporosi e utili piú di tutte le cose che vorresti sapere. Per questo lo stesso Apostolo si gloriava dicendo di aver fatto intendere che egli non conosceva se non Gesù Cristo e questo crocifisso (1Cor 2,2).

Inoltre, se tu desideri altre visioni e rivelazioni divine o corporee, mira il Cristo umanato e vi troverai più di quanto pensi, poiché San Paolo afferma a tale proposito: In ipso inhabitat omnis plenitudo divinitatis corporaliter (Col 2, 9).

Curiosità e presunzione

7 – … Dal momento in cui Cristo crocifisso disse sul punto di morte: Consummatum est (Gv 19,30), cessavano non solo questi modo di fare, ma anche ogni altro rito e cerimonia dell’antica legge. Perciò dobbiamo lasciarci guidare in tutto in modo umano e visibile dalla legge di Cristo uomo…

Tutto ciò che esce fuori da tale cammino è non solo curiosità, ma grande presunzione e noi non dobbiamo credere a cosa ricevuta per via soprannaturale, ma solo a quanto  ci viene insegnato da Cristo uomo e dai suoi ministri, uomini anch’essi. Per tale ragione l’Apostolo scrive: Quod si angelus de cœlo evangelizaverit, præterquam quod evangelizavimus vobis, anathema sit (Gal 1,8).