Lettura continua della Bibbia. «Aprimi, sorella mia…» (Cantico 5,2)

Marc Chagall, Cantico dei Cantici (1960). Fonte immagine: https://wikioo.org/paintings.php?refarticle=8XYHAA&titlepainting=Song%20of%20Songs%20III&artistname=Marc%20Chagall

Il Cantico ci porta nuovamente nella casa dell’Amica. Si è addormentata, ma il suo cuore è sempre desto. Ed ecco di nuovo la voce del Diletto: «Aprimi, sorella mia…». Ma la vicenda volge in dramma: il Diletto di nuovo scompare…

«Aprimi, sorella mia…»

5 2Io dormo, ma il mio cuore veglia.
Un rumore! È il mio diletto che bussa:
«Aprimi, sorella mia,
mia amica, mia colomba, perfetta mia;
perché il mio capo è bagnato di rugiada,
i miei riccioli di gocce notturne».
3«Mi sono tolta la veste;
come indossarla ancora?
Mi sono lavata i piedi;
come ancora sporcarli?».
4Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio
e un fremito mi ha sconvolta.
5Mi sono alzata per aprire al mio diletto
e le mie mani stillavano mirra,
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.
6Ho aperto allora al mio diletto,
ma il mio diletto già se n’era andato, era scomparso.
Io venni meno, per la sua scomparsa.
L’ho cercato, ma non l’ho trovato,
l’ho chiamato, ma non m’ha risposto.

7Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;
mi han percosso, mi hanno ferito,
mi han tolto il mantello
le guardie delle mura.
8Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate il mio diletto,
che cosa gli racconterete?
Che sono malata d’amore!

«Aprimi, sorella mia…»

Il sonno della sposa è il riposo ristoratore della notte, con il cuore, tuttavia, ben desto nell’amore. Quando il Diletto le fa visita, anche l’attutito rumore che provoca bussando la risveglia del tutto. Ma questa visita si rivela drammatica,  nel freddo umido della notte. Le parole del Diletto sono commoventi, ma Lei si rivela inspiegabilmente pigra: dove è andato l’ardore di prima? Sembra affievolito; oppure, la sua è una provocazione per ottenere una più ardente dichiarazione di amore? Per suscitare forse un maggior desiderio in Lui, che già si presenta come un mendicante di amore? Infatti, il Diletto, chiuso fuori della porta, tenta addirittura di forzare la serratura…

Ebbene, la ritrosia dell’Amica, qualunque ne sia il motivo, viene mal ripagata: quando apre al Diletto, Lui non c’è più. Si è sottratto al desiderio che Lei aveva celato. Ed ecco che Lei, la sua Amica, pervasa della tristezza dell’Assenza, inizia la ricerca. Una ricerca drammatica che deve affrontare i pericoli della notte, comprese le violenze che le infliggono le guardie delle mura cittadine. Evidentemente Lei va incontro alle conseguenze della sua caduta d’amore, sia voluta o meno. La spoliazione dal mantello designa la perdita della dignità. A questo punto non resta che rifugiarsi nell’umiltà, nell’ammissione del suo desiderio, un desiderio paragonabile ad una malattia.

Nel Targum

Il Targum ha interpretato questo passo in relazione all’esilio di Babilonia: «Dopo tutte queste cose, il popolo della Casa d’Israele peccò, e YHWH li consegnò nelle mani di Nabucodonosor, re di Babilonia, e li condusse in esilio. E nell’esilio assomigliavano a un uomo che dorme e non può essere risvegliato dal suo sonno».

Ma la storia di Israele non finisce qui, perché l’amore di Dio è un amore fedele. Anzi, si noti come in questo passo il Signore abbracci e faccia propria la sofferenza del suo popolo:

«E la voce dello Spirito Santo li illuminò per mezzo dei profeti e Lei [Ruach, Spirito, in ebraico è femminile] li avrebbe risvegliati dal sonno dei loro cuori. Il Signore di tutto il mondo rispose e questo è ciò che disse: “Ritorna al pentimento, apri la bocca, prega e lodami, o sorella Mia, Mia amata assemblea di Israele perché i capelli della Mia testa sono pieni delle tue lacrime e le ciocche dei Miei capelli sono piene delle gocce dei tuoi occhi”.
L’Assemblea di Israele rispose ai profeti: “Guarda, ho oramai rimosso da me il giogo dei Suoi comandamenti e ho adorato gli idoli delle nazioni. Come posso avere la faccia per ritornare a Lui?”.
Il Signore del Mondo rispose loro attraverso i profeti: “E la stessa cosa per Me. Guarda, ho già sollevato la Mia Presenza da te. Come posso quindi tornare dopo che tu hai fatto queste cose malvagie? Ho pulito i Miei piedi dalla tua sporcizia. Come posso quindi lasciare che si sporchino tra di voi con le vostre cattive azioni?”».
Sembra che la situazione sia ormai di stallo: come potrà Israele tornare al suo Sposo? Come potrà lo Sposo tornare a Israele? Attraverso un castigo, l’esilio, che si rivela salutare perché converte il popolo a Lui, e mentre colpisce Israele fa anche fremere le viscere al Signore.

«L’Assemblea di Israele disse: “Desiderai chiedere istruzioni a YHWH, ma Egli ha tolto la Sua Presenza da dentro di me. La mia anima desiderava il suono delle Sue parole e io ho cercato la presenza della Sua gloria, ma non l’ho trovata. Ho pregato davanti a Lui, ma ha coperto i cieli con le nuvole e non ha accettato la mia preghiera…  Vi scongiuro, o profeti, la sentenza della Parola di YHWH, che cosa il nostro Amato vi ha rivelato? Ditegli che sono innamorato del Suo amore”».

C’è un brano midrashico veramente toccante a proposito della risposta che Dio chiede a Israele e, come a Israele, ad ogni persona (sto citando a memoria): «Apritemi uno spiraglio quanto una punta di spillo, e io vi entrerò con carri e carrozze»… Una risposta minima, quanto la punta di uno spillo, un piccolo Sì che Lui farà diventare grande!