Lettura continua della Bibbia. Atti: Apollo di Alessandria (18,24-28)

Apollo
Apollo al centro fra Epafrodito e Sostene a sinistra e Kephas e Cesare a destra. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15155011

Paolo si ferma ancora qualche giorno a Corinto e poi parte portando con sé l’esperienza di un impatto drammatico. Torna ad Antiochia (18,22). Dal versetto seguente ha inizio il racconto del suo terzo grande viaggio. In particolare una lunga sosta lo trattiene ad Efeso, capoluogo della provincia d’Asia. Vi rimarrà poco più di tre anni. E qui si trova un personaggio particolare, Apollo.

Apollo di Alessandria

«Arrivò a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture».

Apollo è un maestro dell’arte oratoria ellenistica, un personaggio di prestigio. È già venuto in contatto con i discepoli di Gesù ma ne ha avuto solo un complesso di notizie. Egli le insegna a sua volta, insegna «ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni».

Benché la sua competenza nelle S. Scritture lo renda capace di argomentare con i giudei che Gesù è il Cristo, egli parla di Gesù come di un maestro di morale, quindi in modo parziale e deviante. È una evangelizzazione rimasta a metà strada, trasformata in prontuario di norme, belle ma totalmente al di fuori di quello che è il vero nucleo del Vangelo, la comunione con Cristo Figlio di Dio.

A Efeso sono presenti Priscilla e Aquila, che iniziano a prendersi cura di Apollo. «Gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. Poiché egli desiderava passare nell’Acaia». Sono questi due sposi a illuminare il retore sulla vera novità del Vangelo, il Signore vivente. Apollo adesso si rende conto della realtà delle cose, della novità pasquale, della novità della vita cristiana. Apollo riparte da Efeso per recarsi a Corinto, ma è un uomo nuovo, e a Corinto lascerà una traccia profonda, «confutando vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo».

Ne sarà ben consapevole Paolo quando qualche tempo dopo scriverà la sua prima lettera ai Corinzi. Il rischio di essere scambiati per dei leader personali esiste sempre, riguardo ai pastori di una comunità. Un pericolo da cui guardarsi.