
Siamo negli anni 1250 – 1256. A seguito della Bolla Quoniam ut ait Apostolus (QUI), per impulso del Card. Ostiense, del P. Generale Giovanni da Parma, di S. Bonaventura, si determina «di fabbricare un piccolo Conventino allato a detta Chiesina degl‘Angeli con pietre e calcina ben compatte, e render così più sicuri i Frati dall‘inclemenza dell‘aria. Nell‘anno dunque predetto 1252, sotto la direzione de tre laudati Personaggi fu incominciata, se non perfezionata, la prima vera fabbrica di questo Sacro Convento con pietrame e calcina, non di tutto il quadro di esso, come alcuno scrisse, ma di quella sola parte, che sta in veduta della Chiesina degli Angeli, ora detto Dormitorio del Noviziato, e al più di poche stanze dalla parte, che dicesi adesso Dormitorio grande» (Monte Santo p. 70).
Mancano, purtroppo, documenti coevi; abbiamo solo notizie date dagli storici a partire dal Mariano (1522), quindi tre secoli e mezzo dopo. Naturalmente, la tradizione orale aveva la sua importanza nel fissare la memoria dei fatti. Questa scritta dall’anonimo autore del Monte Santo, benché tardiva (1775), mi sembra la descrizione più compiuta che io abbia trovato del primo conventino della Verna, quello duecentesco. Possiamo solo immaginarlo mentre si sviluppa intorno al chiostro più antico presso Santa Maria degli Angeli, detto Chiostro della sacrestia. Gli ambienti originari non sono più riconoscibili, date le trasformazioni subite nei secoli, ma corrispondono alla parte di convento che iniziando da Santa Maria degli Angeli si prolunga fino ai locali oggi occupati dal Museo del Santuario e termina all’ingresso del Chiostro della Cisterna.
8 settembre 1253

Il Card. Ostiense Protettore dell’Ordine dei Minori, Rainaldo Segni, futuro papa Alessandro IV, dichiara di prendere la Verna sotto la sua speciale protezione; comanda che non sia distrutta o abbandonata e vieta di asportarne alcunché senza speciale mandato suo o della Sede Apostolica (Ms B n. 43). La presenza francescana alla Verna sembra dunque ormai consolidata.
8 aprile 1255: Lettera Si novae militiae militantis Ecclesiae
Il cardinal Segni, divenuto papa Alessandro IV, nel primo anno del suo pontificato assume la speciale protezione del monte della Verna e ordina che mai sia lasciato dai frati (Ms E n. 5).
Il P. Daza (p. 148) cita un’altra Bolla del medesimo anno, nella quale il Papa scomunica i detrattori delle Stimmate «e comanda à sette Vescovi, che consagrino il Monte Alverna».
20 agosto 1256: la consacrazione di Santa Maria degli Angeli

Il 20 agosto 1256 si svolge il rito della consacrazione della chiesina degli Angeli.
Dalla metà del Seicento la notizia assume la seguente forma: Alessandro IV scrive ai vescovi di Arezzo, Firenze, Fiesole, Assisi, Perugia, Città di Castello e Urbino perché consacrino solennemente la chiesa di S. Maria degli Angeli alla Verna, il che avviene il 20 agosto 1260, nella domenica fra l’ottava dell’Assunta, alla presenza di S. Bonaventura Generale dell’Ordine e con gran concorso di popolo. Questa cerimonia è rappresentata nel dipinto del pittore fiorentino Ferdinando Folchi (v. immagine).
Problemi di datazione
Il problema è che una domenica 20 agosto 1260 non è mai esistita: in quell’anno, il 20 agosto cadeva di venerdì. È nel 1256 che la domenica dopo l’Assunta è caduta il 20 agosto.
Il decreto del vescovo di Arezzo Aldobrandini del 4 settembre 1295 riferirà l’anniversario della consacrazione della chiesa alla prima domenica dopo l’Assunta: tale data era dunque già certa nel trentennio successivo alla consacrazione e la possiamo dare per assodata.
Il Mariano non riporta l’anno preciso della consacrazione, ma solo la data (20 agosto: «infra la octava della Assumptione della Virgine Maria, cioè la domenica che fu in quello anno addì XX di Augusto»), e ritiene che sia avvenuta nei primi anni di generalato di S. Bonaventura (Dialogo, p. 50 s.).
Nel Compendium Chronicarum scrive che tale consacrazione avvenne il 20 agosto:
«Dominus Alexander… davit septem episcopis, ut dictam ecclesiam… consecrarent. Que quidem consecratio fuit solemnitate maxima celebrata, presente sancto Bonaventura Generali et multitudine non parva Fratrum, die 20 augusti».
La notizia si trova fra quelle dell’anno 1256 («Archivum Franciscanum Historicum» 2, 1909, p. 316 s.). Nel 1256 il 20 agosto cadeva infatti di domenica, mentre nel 1260 sarebbe caduto di venerdì. Generale era allora, però, F. Giovanni di Parma (1247-57), e non San Bonaventura. C’è qualcosa che non torna.
Errori (voluti?) di datazione
Il Miglio (p. 14) riferisce il giorno 20 agosto ma non l’anno; è il Tossignano per primo (1586) a riportare la data del 20 agosto 1260 (p. 264), poi il Savelli (p. 43; non il Daza, p. 64 s.), e dalla metà del Seicento tutti gli altri (Wad. An. 1213 n. 31; 1260 n. 54). Lo spostamento di data dell’anno della consacrazione, dal 1256 al 1260, tornava a proposito per far coincidere tale rito con la presenza di un San Bonaventura già Generale dell’Ordine (la sua elezione avviene, infatti, nel 1257).
La presenza di San Bonaventura secondo il P. Cresi è invece da escludersi, perché in tutto quell’anno non venne in Italia (G. Abate, Per la storia e la cronologia di S. Bonaventura, «Miscellanea Francescana» 50, 1950, p. 115; Cresi p. 4 ss.).
La campana di San Bonaventura
San Bonaventura, nell’anno della sua elezione a Ministro Generale, dona alla Verna una piccola campana. Questo affermano Mariano (p. 56) e Miglio (p. 20).
L’iscrizione sulla campana recita:
«A.D. MCCLVII. Ave Maria gratia plena Dominus tecum. Ora pro nobis beate Francisce. Leonardus pisanus me fecit».
La campana nell’iscrizione attribuisce se stessa a un certo Leonardo di Pisa nell’anno 1257. Però, attenzione: secondo il computo pisano ab Incarnatione (l’anno civile vi iniziava il 25 marzo), «anno anticipato» adottato allora anche ad Arezzo e alla Verna, si devono sottrarre da questa data nove mesi, ottenendo così l’anno 1256 che corrisponderebbe alla vera data della consacrazione della chiesina. Il primo ad unire la menzione dell’antica campana a San Bonaventura «quando era cardinale» è il Mariano, che commette così un grave anacronismo (San Bonaventura sarà fatto cardinale quasi venti anni dopo).
Gli scrittori successivi, dal Miglio in poi, correggono la notizia sul cardinalato di S. Bonaventura (scrivendo solo «quando era generale dell‘Ordine») ma non correggono la data del 1260 (Cresi p. 6 s.). Che cosa è avvenuto, dunque? Semplicemente, gli storici, in assenza di menzione dell’anno della consacrazione della chiesina, hanno optato per una datazione che mantenesse il giorno 20 agosto, tramandato esplicitamente fin dagli inizi, ma convergesse su di un anno in cui San Bonaventura avrebbe potuto essere presente alla Verna come Generale dell’Ordine. Cose che succedono.
25 agosto 1256 (Cum ad promerenda sempiterna gaudia)
La data del 1256 è più che plausibile anche perché in quest’anno Alessandro IV concede 100 giorni di indulgenza a coloro che devotamente visitino la chiesa della Verna (ecclesiam ipsam) nelle feste di S. Francesco, S. Antonio e S. Chiara, «quae in ipsa Ecclesia sunt praecipuae et solemnes congrui onoribus frequentetur», e nelle loro ottave (Ms A.12). Questa indulgenza fa pensare ad una consacrazione già avvenuta.
29 agosto 1256 (Sanctorum meritis)
L’atto è ribadito pochi giorni dopo (il 29 agosto del 1256) estendendolo: Alessandro IV concede 100 giorni di indulgenza a chi visiti devotamente la chiesa della Verna nelle feste della Madonna e relative ottave (Ms A.6).

Insomma, se foste saliti alla Verna sul finire dell’anno del Signore 1256, avreste potuto visitare devotamente la chiesina di Santa Maria degli Angeli arrivando dalla mulattiera della Beccia,avreste visto dall’esterno il conventino in muratura appena costruito, e non avreste potuto ammirare altro sul S. Monte se non una foresta stupenda e una conformazione geologica particolare. Non avreste trovato traccia delle meravigliose robbiane, che sarebbero nate oltre due secoli dopo. Non vi avreste trovato ospitalità: la Verna era allora un romitorio. Ma almeno, con le costruzioni in muratura, i frati avevano ottenuto la possibilità di dimorare lassù anche d’inverno.
Fonti di questo frammento di storia alvernina:
F. MARIANO DA FIRENZE, Dialogo del Sacro Monte (1522) a cura di Ciro Cannarozzi, Pacinotti, Pistoia 1930
MARIANO DA FIRENZE, Compendium Chronicarum Fratrum Minorum (1523), AFH I-IV (1908-1911)
P. AUGUSTINO DI MIGLIO, Nuovo Dialogo delle Devozioni del Sacro Monte della Verna, Stampa Ducale, Fiorenza 1568
PIETRO RIDOLFI DA TOSSIGNANO, Historiarum seraphicae religionis libri tres, apud Franciscum de Franciscis Senensem, Venetiis 1586
P. AURELIO SAVELLI DA STIA, Breve Dialogo nel quale si discorre come quel S. Monte della Verna essere stato prima donato a S. Francesco, dipoi privilegiato di molte sante apparizioni e specialmente delle Stimate del Crocifisso Serafico, ornato di sante Reliquie e di molti tesori d‘indulgenza, Giovanni Antonio Caneo, Fiorenza 1616, ristampato dalla Stamperia Augusta a Perugia, 1617
P. F. ANTONIO DAZA, Osservante, Descrizione delle Stimmate del nostro Serafico Padre San Francesco, Giunti, Firenze 1621 (1° edizione Valladolid, 1617)
P. F. FRANCESCO DA MENABBIO, Compendio delle Maraviglie del Sacro Monte della Verna, 1^ ediz. per Pietro Nesti al Sole, Fiorenza 1636, ristampa Frediani – Federici, Lucca 1707
P. LUCA WADDING, Annales Minorum I- VIII, Lugduni 1625-1654, ed. in 16 volumi da Quaracchi, FI 1931-1933
Monte Santo ovvero descrizione del sacro Monte della Verna e delle più memorabili cose appartenenti, dato in luce da un Religioso dei Minori della più stretta osservanza, Ms. cart., 1775, pp. 157, Archivio della Verna
CRESI P. DOMENICO OFM, Per la storia del Santuario della Verna, SF 39 (1961) 3-11