Viaggio nella Bibbia. Anna: una strada diversa

Anna: una strada diversa
Anna offre Samuele al Signore. Speculum Humanae Salvationis, circa 1360. ULB Darmstadt, Hs 2505, fol. 21r. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=23962551

All’inizio della storia, il pellegrinaggio annuale intrapreso da Elkanah, di lunga genealogia, funge da simbolo della dignità dell’esistenza di quest’uomo: le mogli restano sullo sfondo, sia la feconda Peninnah che la sterile ma amata Anna. Dopo la nascita di Samuele, tuttavia, Anna come pellegrina diventa il soggetto narrativo:

«Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, insieme a tre tori, un’efa di farina e un orcio di vino. E benché il ragazzo fosse ancora molto giovane, lo portò alla Casa del Signore a Shiloh» (1 Samuele 1,24).

In seguito avrebbe intrapreso regolarmente un pellegrinaggio, non più come accompagnatrice del marito, parte del suo seguito, ma insieme a Elkanah come viaggiatrice alla pari:

 «Sua madre gli faceva anche una piccola veste e gliela portava ogni anno, quando andava in pellegrinaggio con suo marito a offrire il sacrificio annuale» (1 Samuele 2,19).

Anna: una strada diversa

Nella sua ricerca angosciata della maternità, Anna non si discosta dal modello culturale della società antica, compresa quella biblica. Il fatto di concentrare totalmente la propria esistenza sulla procreazione (sembra infatti che non prenda neppure in considerazione l’amore che il marito le porta) conferma la scarsa opportunità nei tempi antichi, e per un paio di millenni ancora, di esprimere la propria vita diversamente. Ma c’è qualcosa in lei che irradia una comprensione dell’esistenza delle donne diversa da quella del resto della sua cultura. Anzi, c’è anche nel marito: perché Elkanah, come abbiamo visto, rivela una consapevolezza dell’amore che trascende la mentalità della sua generazione, e lo conferma continuamente lasciando che la moglie agisca come meglio crede..

Infatti la storia biblica di Anna, pur incentrata sulla maternità, prende una strada diversa. Può sembrare patetico che Anna possa mettere al mondo un figlio solo dopo essersi offerta di perderlo offrendolo al Signore, ma la condizione di dedicare suo figlio a servire l’opera di Dio lontano da sua madre è stabilita liberamente da Anna stessa, non le è imposta. In Anna c’è qualcosa di più: c’è la forza della profezia.