Animali immaginari vicino a casa

Piombino, Fonte dei Canali, 1248. Di Nonno luciano – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=72876620

Chi vive in Italia non deve muoversi troppo per trovare, scolpito su pietra o dipinto su muro, un ricco bestiario: animali immaginari vicino a casa. Non importa essere arrivati all’epoca della letteratura fantasy per rimanere affascinati dall’immaginario di creature inesistenti nella realtà, o di creature esistenti ma trasfigurate in modo fantastico.  

Il nostro Medioevo è pieno di creature fantastiche, spesso mostruose. Esse sono state ereditate dal mondo biblico ma anche da quello pagano, e vengono sdoganate nella fede caricandole di sensi allegorici morali e religiosi. In qualche modo, sono anch’esse segni divini. L’universo intero è una manifestazione divina; la cattedrale o la pieve riproducono il cosmo con la propria arte ponendolo all’ammirazione ed alla comprensione dei fedeli.

Anche la fauna fantastica, esistente in terre lontane secondo Plinio, Isidoro di Siviglia, Brunetto Latini, vi svolge la sua funzione come allegoria di significati invisibili, di valori spirituali, così come ogni altra cosa realmente esistente in natura. Un approfondimento QUI.

L’esistenza dei mostri e Sant’Agostino

Sciapode (uomo che si fa ombra con l’unico piede), Cronache di Norimberga (1493)

Nell’antichità e nel Medioevo si tende a non mettere in dubbio l’esistenza di sirene, manticore, unicorni il cui corno è preziosissimo in farmacopea (anche se non si comprende bene di quale animale si tratti) e tanti, tanti draghi. Anche la Bibbia ne parla; quindi, perché non credervi? Si pensi anche solo ai cherubini alati della visione di Ezechiele (cap. 1), che hanno fattezze combinate di leone, toro, uomo ed aquila simboleggiando la maestà, la forza, l’intelligenza e l’agilità di queste quattro creature.

S. Agostino, nel De Civitade Dei (libro XVI,8),  sollevò addirittura una questione teologica sull’eventuale esistenza di satiri, monopodi, ed altre creature semi-umane. Vi sono tre possibilità. Che ciò che si narra non sia vero; che si tratti di animali; che si tratti di esseri umani anche se, per noi, di apparenza mostruosa. Se sono umani, sono figli di Adamo al pari nostro, come i bambini deformi che di tanto in tanto nascono nella famiglia umana… Questo scrive in attesa che possiamo conoscere se questi esseri esistono veramente.

Esseri di tutti i tipi

8. 1. V’è anche il problema se si deve ritenere che dai figli di Noè, o meglio dall’unico progenitore da cui anche essi discendono, derivarono alcuni tipi mostruosi d’individui umani, di cui parla la storia profana. Si tramanda che uno di essi aveva un solo occhio in mezzo alla fronte, le piante dei piedi di alcuni erano rivolte alla parte posteriore delle gambe, altri avevano i caratteri dei due sessi, la mammella destra virile e quella sinistra femminile e accoppiandosi alternativamente fra di sé fecondavano e partorivano, alcuni non avevano la bocca e vivevano respirando soltanto con le narici, altri ancora erano della statura di un cubito e per questo dal cubito i Greci li chiamano pigmei, in alcune parti le donne concepivano a cinque anni e non oltrepassavano l’ottavo anno di vita.

Narrano anche che esiste un popolo nel quale gli individui hanno una sola gamba inserita nei piedi, non piegano il ginocchio e sono di celerità prodigiosa, li chiamano sciopodi perché, giacendo supini per il caldo, si difendono con l’ombra dei piedi. Dicono anche che alcuni senza la testa hanno gli occhi nelle spalle e di uomini o di ominidi le altre caratteristiche che, desunte dai libri di narrazione fabulatrice, sono state ritratte a mosaico, nel porto di Cartagine. Non saprei che dire dei cinocefali perché la testa di cane e l’abbaiare fanno pensare più a bestie che ad uomini.

Però non è necessario ammettere tutti i tipi di uomini di cui si parla. Anche nell’ipotesi che in un luogo qualunque nasca un uomo, cioè un animale ragionevole mortale, quantunque presenti ai nostri sensi una insolita tipologia somatica di forma, di colore, di movimento, di voce o di caratteristiche in termini di forza, organi e proprietà, il credente non deve dubitare che egli proviene dal primo uomo. Si manifesta però che cosa la natura abbia raggiunto in parecchi soggetti e che cosa sia straordinario a causa della rarità.

Dio è il creatore di tutti

8. 2. La giustificazione che da noi si dà ad esemplari deformi di uomini è la medesima che si può dare della deformità di alcuni popoli. Dio infatti è il creatore di tutti ed Egli sa il luogo e il tempo in cui è opportuno o era opportuno far esistere un essere perché conosce l’uguaglianza e la disuguaglianza delle parti con cui accordare l’armonia del cosmo. Ma chi non può cogliere il tutto viene scioccato dall’apparente deformità di una parte, perché non sa a chi si conforma e a che cosa si riconduce.

Sappiamo che nascono individui con più di cinque dita nelle mani e nei piedi, ed è una deformità più lieve di ogni altra, tuttavia non si può essere sciocchi al punto di ritenere che il Creatore si è sbagliato nel calcolo delle dita dell’uomo, sebbene non si sa perché l’ha fatto. Ed anche se v’è una più rilevante deformità, Egli sa ciò che ha fatto e non è possibile rimproverare le sue azioni. A Ippona Diarrite esiste un uomo che ha le piante dei piedi a forma di mezzaluna e con due dita soltanto e le mani di egual forma. Se fosse così un popolo sarebbe argomento della narrazione da favola e leggenda, di cui sopra. Non per questo possiamo negare a questo uomo la sua provenienza da colui che per primo è stato creato…

Anni addietro, ma sempre a memoria d’uomo, nacque in Oriente un individuo che aveva doppie le parti in alto del corpo e scempie quelle in basso. Aveva due teste, due toraci, quattro mani, ma un addome e due piedi corrispondenti cioè a un solo individuo. Visse a lungo sicché la sua notorietà attirava parecchi a visitarlo. Ma non è possibile rendersi ragione di quanto tutti i feti umani siano dissimili da quelli da cui con assoluta certezza derivano.

Come dunque non si può negare che queste deformazioni traggono origine da un solo progenitore, così si deve dire di tutti i popoli che, stando alle relazioni, derogano nelle deformazioni somatiche dal normale procedimento della natura che molti e quasi tutti conservano. Se infatti sono inclusi nella definizione di animali ragionevoli e mortali, si deve ammettere che derivano la razza dal medesimo unico progenitore di tutti, purché sia vero ciò che si riferisce della dissomiglianza di quei gruppi e della notevole diversa conformazione fra di loro e con noi.

Se infatti ignorassimo che le scimmie, i cercopiteci e le sfingi non sono uomini, ma bestie, quegli storici, per vantarsi della propria ricerca, potrebbero farci credere con impunita vanagloria che siano razze umane. Ma se sono uomini quelli di cui sono stati narrati questi fatti eccezionali e se Dio ha voluto far esistere alcuni popoli con quelle caratteristiche, non dobbiamo pensare che la sua sapienza, con la quale modella la natura umana, abbia errato nei mostri che dalle nostre parti nascono necessariamente dagli uomini, come erra la tecnica di un artigiano meno esperto.

Non ci deve sembrare assurdo che come in ogni popolo vi sono individui deformi così in tutto l’uman genere vi siano alcuni popoli deformi. Quindi per risolvere il problema gradualmente e con cautela: o le cose che sono state scritte di alcuni popoli non sono vere o, se lo sono, quelli non sono uomini o, se sono uomini, provengono da Adamo.

Mostri di casa nostra

Piombino, Fonti di Marina, teste attribuite a Nicola Pisano. Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=43972905

A Piombino, nel centro storico medievale, una delle strutture meglio conservate, risalente al 1248 (calendario pisano), è la fonte di Marina. In essa, le acque sgorgano da quattro protomi zoomorfe (una, la quinta, è scomparsa a fine Ottocento).

Una è inequivocabilmente una testa di cavallo. Le identificazione delle altre variano invece da lupi a leoni, molossi e più probabilmente draghi; animali, questi ultimi, facilmente associabili alle acque. Perché il cavallo, invece? Nel trattato De cura equorum, opera di Giordano Ruffo marescalco delle scuderie di Federico II, la nobiltà del cavallo è associata alla purezza delle acque, necessaria per dissetarlo. Qualche anno dopo, una protome equina comparirà fra le teste animali della Fontana Maggiore di Perugia, realizzata dalla bottega di Nicola e Giovanni Pisano. Anche le protomi piombinesi sono attribuite a Nicola Pisano.

Foto Giovannardi, 1910

La fontana pubblica di Marina ha servito la città, come unica fonte potabile di approvvigionamento idrico, per sette secoli. Ovvero, dalla sua costruzione fino al 1925, anno in cui è stato aperto l’acquedotto pubblico.

Isola d’Elba

Santo Stefano alle Trane (Portoferraio), mensola con motivo zoomorfo

Nella foto soprastante è ritratta una mensola appartenente alla chiesa romanica di Santo Stefano alle Trane, presso Portoferraio.

Della ventina di chiese romaniche che un tempo, fino alle incursioni cinquecentesche di Barbarossa e Dragut, costellavano l’isola d’Elba, quella di Santo Stefano è l’unica giunta fino a noi, fruibile, pressoché intatta, almeno per quanto riguarda la struttura fondamentale. Probabilmente è scomparso il campanile a vela che caratterizzava questo tipo di costruzione del periodo pisano. Il resto è stato restituito al culto dopo un notevole restauro effettuato nei primi anni Settanta del Novecento.

La particolarità di Santo Stefano alle Trane (cioè dello scomparso paese di Latrano o Laterano presso Portoferraio), rispetto alle altre chiese romaniche elbane, consiste nella presenza di numerose decorazioni architettoniche su tre dei quattro lati (il lato escluso è quello nord). La parete sud presenta un portale coronato da un archivolto poggiante su due mensole scolpite. Sulla mensoletta destra, in marmo bianco, è scolpita una figura animale, chi dice un leone, chi dice un lupo. La difficoltà di identificazione si spiega con la presenza di elementi fantastici che arricchiscono la figura. La decorazione di sinistra, invece, in arenaria, mostra tre elementi fitomorfi: due rosette di diverso tipo e una palmetta posta al centro.

Santo Stefano alle Trane, abside

L’abside semicircolare è coronata da quattordici arcatelle pensili che poggiano su quindici peducci tutti scolpiti con facce umane, elementi zoomorfi, fitomorfi e geometrici.

Chiesa di S. Nicolò in San Piero in Campo

Chiesa di San Nicolò, San Piero in Campo. Capitello figurato

Altra chiesa romanica almeno in parte conservata è la chiesa di San Nicolò nel paese elbano di San Piero in Campo, originariamente intitolata ai SS. Pietro e Paolo. Si tratta di un raro esempio toscano di chiesa biabsidata del XII secolo. Fu inglobata nel 1555, a seguito dei ripetuti attacchi di Dragut, fra i due bastioni di una fortezza. Del suo passato romanico rimane, tra l’altro, un capitello figurato.