
Un increscioso episodio di avidità e ipocrisia, che ha per protagonisti Anania e la moglie Saffira, smonta subito il quadro idilliaco di un cuor solo e un’anima sola fornito da Luca a conclusione del capitolo precedente. Anzi, questo quadro idilliaco prepara per contrasto quanto accadrà subito dopo, perché i due disgraziati coniugi cercheranno di fare in apparenza quello che vedono fare agli altri, trattenendo però in segreto quei beni a cui non vogliono rinunciare.
Anania e Saffira
Anania e Saffira sono due coniugi che, possedendo un terreno, pensano bene di venderlo fingendo di devolvere l’intera somma alla comunità, in realtà trattenendone segretamente una parte. Una inutile ipocrisia, subito smascherata da Pietro:
3Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ti ha riempito il cuore, cosicché hai mentito allo Spirito Santo e hai trattenuto una parte del ricavato del campo? 4Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e l’importo della vendita non era forse a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest’azione? Non hai mentito agli uomini, ma a Dio».
La loro colpa non consiste nel tenere per sé una somma, ma nel presentare la propria offerta come totale e disinteressata quando invece è solo parziale ed interessata.
L’inutile menzogna ha subito i suoi effetti disastrosi: prima Anania, poi Saffira sono colti da una morte improvvisa che suscita grande timore nella Chiesa in coloro che ne vengono a conoscenza. È, nel mondo biblico, la morte che afferra chi sfida Dio: perché è a Dio, allo Spirito Santo, più che agli uomini, che questi due sventurati hanno cercato di mentire.
È proprio in questo brano (v. 11) che Luca usa per la prima volta in Atti la parola ekklésia (Chiesa) a designare l’assemblea dei credenti, nome che nel seguito dell’opera tornerà 21 volte.
Del resto, molti segni vengono operati dal Signore per mezzo dei suoi apostoli, e nonostante l’ostilità dei capi il numero dei credenti cresce continuamente…