Lettura continua della Bibbia. Alzati e cammina! (Giovanni 5,6-9)

Alzati e cammina!
La guarigione del paralitico. Domus Ecclesiae di Doura Europos (Siria), anno 232. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5078060

L’uomo della piscina Probatica (cioè delle Pecore) sta lì inerte in mezzo agli altri, un nessuno come tutti gli altri, ma Gesù lo vede: non può non vederlo, col suo sguardo di amore per tutti e per ciascuno. È lui che lo interpella: Vuoi diventare sano? La domanda sembra superflua, ma non lo è. Quest’uomo, a differenza di altri guariti in altri episodi, non chiede nulla a Gesù. Sembra che voglia solo giustificarsi se non riesce ad essere migliore: nessuno lo aiuta. Appare chiuso in se stesso e nella propria condizione, sembra che non voglia nemmeno uscirne, ma solo colpevolizzare gli altri se lui è così. Una situazione psicologica, la sua, che appare molto diffusa anche oggi…

Alzati e cammina

È Gesù che prende l’iniziativa, leggendo nel suo intimo, forse dove neppure l’uomo riesce a penetrare. Sentiamo che cosa gli dice nel testo greco:

«Égheire, áron tòn krabátton sou kaì peripátei».

«Alzati, prendi il tuo giaciglio e cammina».

In Marco 2,9 Gesù dice al paralitico di Cafarnao la stessa identica frase. È curioso come vi sia più volte fra Marco, il più semplice dei Vangeli, e Giovanni, il più complesso, una tale coincidenza lessicale, testimone di una tradizione originaria molto antica che giunge dal cuore stesso dell’evento storico.

Sembra una frase banale, ma non lo è. Egheíro è il verbo della Resurrezione: lo traduciamo con «Alzati», ma il primo significato è «Svegliati»! Il giaciglio su cui sta, stremato e inerte, l’infermo, è materialmente un lettuccio, ma al tempo stesso va al di là di questo, è segno di una contenzione che tiene prigionieri. L’uomo, prigioniero della sua astenia, ha perso la sua libertà. Gesù lo libera, con una serie di imperativi lo suscita a nuova vita e fa del suo fardello un peso che si può facilmente portare. «Alzati e cammina!».