Viaggio nella Bibbia. Alle radici del Nome di Dio

Alle radici del Nome di Dio
Mosè davanti al roveto ardente,  Marc Chagall 1966, Museum Aan De Stroom. https://wikioo.org/it/paintings.php?refarticle=8XYGWC&titlepainting=Mos%C3%A8+e+il+roveto+ardente&artistname=Marc+Chagall

Dio rivela il suo nome a Mosè come “Io sono”, dalla radice ebraica corrispondente al verbo “essere”. Il nome YHWH, tuttavia, sembra avere origine in Madian e secondo un’ipotesi plausibile del prof. Israele Knohl, che va alle radici del Nome di Dio, deriverebbe invece da un termine arabo che significa amore, desiderio o passione (fonte: https://www.thetorah.com/article/yhwh-the-original-arabic-meaning-of-the-name).

In effetti, l’interpretazione che riferisce il nome Yhwh al verbo essere non ne riflette il significato originale. La parola “Egli è”, nel caso in cui sia forma verbale di “essere”, non andrebbe scritta con una vav come terza lettera, ma con una yod, יהיה, proprio come la voce verbale “Io sono” (אהיה). In secondo luogo, poi, nel testo c’è una forzatura: prima Dio dice a Mosè di usare il nome Ehyeh (Io Sono), e poi di usare il nome YHWH, senza spiegare il motivo di questo cambiamento. La spiegazione fornita dal nome Ehyeh, in relazione all’Essere di Dio, sembrerebbe essere piuttosto il ricorso ad una etimologia popolare, mentre quella reale starebbe altrove. Cioè?

Alle radici del Nome di Dio: la vicenda madianita di Mosè

Il primo indizio ci viene dalla localizzazione del roveto ardente: Mosè, che è fuggito in Madian ed ha sposato la figlia di Jetro, è a Madian che si trova, non in Israele e neppure in Egitto, nella penisola del Sinai. Mosè non trova solo moglie tra i Madianiti: vi trova anche il suo Dio, che pure è lo stesso Dio dei suoi padri. I testi biblici cercano di addolcire questo dato, ma nella vicenda di Mosè in Madian emerge la scoperta del dio passionale YHWH, che pretende un amore esclusivo, come dio di Israele.

I Madianiti

Nella terra di Madian si trovava un popolo esperto nella lavorazione dei metalli e attivo nel commercio delle spezie. In altre tradizioni vengono chiamati anche qeniti (Giud 1,16; 4,11; 1 Sam 15,6) cioè “calderai”, “fabbri”, dalla radice Qain = fabbro; sono adoratori di JHWH. Il gruppo madianita legato a Mosè è forse la tribù di Cush localizzata da testi egiziani a sud della Palestina, per cui la moglie di Mosè è detta cushita (Num 12,11). I Madianiti erano una tribù proto-araba, imparentati con gli Ismaeliti. Nell’elenco geografico del tempio nubiano di Soleb di Amunhotep III, la gente dell’Aravah e della Transgiordania meridionale è chiamata Shaswe (o Shasu), un termine generico che significa qualcosa come “tribù nomadi”. Il nome di una delle terre da queste abitate è Yehwa, termine che sembra essere correlato al nome del Dio di Israele, YHWH.

Come accade in altri casi (Assur è il nome di una terra, ma anche della sua divinità principale; Atena, nome di una dea, è anche il nome di una capitale), Yehwa è il nome di una terra. A conferma di questa relazione, ci sono testi biblici (Cantico di Mosè, Dt 33,2; di Deborah, Gdc 5,4; di Abacuc, Ab 3,3) in cui si celebra Yhwh che proviene dal sud, da Edom o da Madian.  

Se le origini del nome YHWH si trovano nella terra di Yehwa tra i Madianiti, allora il significato del nome dovrebbe provenire dalla famiglia linguistica araba piuttosto che da quella ebraica, e il proto-arabo non ha la radice YHW per la parola “essere”.

La gelosia di Dio

Nel 1956, Shelomo Dov Goitein (1900-1985), studioso dell’ebraico e dell’arabo,  suggerì che il nome derivasse dalla radice araba hwy (هوى), e dalla parola hawaya (هوايا), che significa amore, affetto, passione, desiderio. In effetti, una delle leggi che proibisce a Israele di adorare altri dèi recita:

«Poiché non adorerai nessun altro dio, perché YHWH, il cui nome è Appassionato (Geloso), è un Dio Appassionato (Geloso)» (Esodo 34,14).

Ciò suggerisce vivamente l’idea che il legame di YHWH con i suoi adoratori sia di amore appassionato, tanto che YHWH è turbato se il suo popolo adora altri dei. In altre parole, la relazione di Israele con YHWH deve essere esclusiva, come lo era anche fra le tribù nomadi arabe di quel territorio.

Monolatria

Gli studiosi chiamano questo culto esclusivo di un dio “monolatria”. Mentre il monoteismo teorico professa la fede secondo cui non esistono altri dei, la monolatria presuppone lealtà esclusiva a un dio, cioè l’adorazione di un dio solo, pur ammettendo la possibilità dell’esistenza di altre divinità o comunque non interessandosi a questo problema. Infatti, molti passaggi biblici che leggiamo oggigiorno come monoteistici sono in realtà monolatri. Un esempio classico è nel Decalogo stesso:

«Non avrai altri dèi oltre a me… Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai, perché io YHWH, il tuo Dio, sono un Dio geloso…. (Deuteronomio 5,7.9).

Il testo non dice che non esistono altri dei (per arrivare a questa affermazione bisogna arrivare all’età dell’esilio), ma che non dovrebbero essere adorati oltre a YHWH, perché YHWH è un Dio geloso come un marito con una moglie

Aniconismo e iconoclastia

Oltre a essere esclusivo, il culto di YHWH era aniconico, cioè non ammetteva immagini della divinità. Inoltre, gli israeliti erano iconoclasti e distruggevano le immagini di altri dei, come ad esempio nella conquista di Hazor alla fine del XIII secolo, dove i conquistatori distrussero tutte le statue e le immagini cultuali.

I Madianiti

L’iconoclastia e l’aniconismo avevano caratterizzato anche la cultura Qurayyah (Madianiti), come si vede dagli scavi a Timna dove gli egiziani avevano costruito un piccolo tempio alla dea Hathor, mentre i Madianiti avevano lì il loro luogo di culto, caratterizzato da una serie di pilastri (מצבות) in una tenda ma privo di immagini, dipinte o scolpite. Quando gli egiziani lasciarono l’area, i Madianiti cancellarono il volto di Hathor dalle pitture rupestri. Stessa cosa a Uzi Avner. 

I Keniti

Anche il gruppo dei Keniti, che a volte si identifica con i Madianiti e altre volte no (il testo biblico talvolta li confonde, poiché il suocero di Mosè a volte è descritto come se fosse stato uno, e a volte l’altro) era legato ad una tradizione aniconica. Un kenita più recente, Jehonadab ben Rechab (1 Cron 2,55), dà luogo ad una stirpe, i Recabiti, che vivevano una vita nomade in tende, senza costruire case o piantare campi, ed evitavano il consumo di vino. In tempi ancora successivi un’altra tribù araba, i Nabatei, erano anche loro aniconici.

Keniti e Recabiti divennero parte di Israele, i Madianiti no. Ma tutti questi gruppi avevano una tradizione aniconica di adorazione di YHWH, che fu assunta e rimodellata dagli Israeliti all’inizio della loro storia. Non c’è da stupirsi di questo, perché la religione più arcaica dell’umanità, in virtù della rivelazione naturale offerta a tutti gli uomini dalla bellezza e forza del Creato, era monolatrica, e un aspetto del genio di Israele è proprio quello di assumere quanto di meglio esisteva nella cultura del tempo, purificarlo e viverlo con una propria originalità nell’esperienza tutta nuova di fede della storia della salvezza.