Alessandro De Riciis. Un frate abruzzese che nel maggio del 1943 visita la Verna, rilasciando una testimonianza di primaria importanza.
19 maggio 1493: pellegrinaggio alla Verna di Fr. Alessandro De Riciis
L’abruzzese F. Alessandro De Riciis (1434-1497 o 98) visita la Verna in pellegrinaggio e ne redige una relazione che è il primo scritto storico descrittivo del Santuario (Montis Alvernae descriptio anno 1493, in De vita et scriptis F. Alexandri de Riciis, AFH 1927, p. 18-22). La sua relazione è stata pubblicata anche in appendice a Gerino da Pistoia alla Verna a cura di Anna Giorgi, Pazzini 2008.
Nato a Collebrincioni presso L’Aquila nel 1434, Alessandro De Riciis appena dodicenne fu spinto ad entrare nell’ordine francescano da una predicazione quaresimale di Fr. Paolo da Siena. Vi prese l’abito il 5 luglio 1450; fu in vari conventi tra cui Capistrano e l’Aquila, più volte fu guardiano e nel 1479 vicario provinciale dell’Ordine in Abruzzo. Nel 1493 presenziò al capitolo generale degli osservanti che si tenne in Firenze, e fu proprio in quell’occasione che ebbe modo di visitare la Verna. Morì fra il 1497 e il 1498 (Paolo Cherubini, DE RITIIS [De Riciis, Ricci o “de domo Petri Ricci”] Alessandro, Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 39, ed. Treccani, 1991).
In modo lapidario, Alessandro De Riciis ha scritto:
“Si quis vellet pergere in Yerusalem et non posset,
ad minus pergat ad montem predictum della Verna,
in quo ex devotione videtur esse altera Yerusalem”
“Se qualcuno volesse andare a Gerusalemme e non potesse,
almeno vada al monte detto della Verna,
nel quale per la devozione sembra esserci una seconda Gerusalemme”.
L’Ascensione, la Natività, la Deposizione
De Riciis attesta in relazione alla chiesa grande che “nella cappella ed altare maggiore della detta chiesa c’è l’icona dell’Ascensione di Jhesu Christo, bella, con undici apostoli e la Beata Vergine. E le finestre della detta chiesa sono tutte invetriate e belle”. Attesta inoltre la presenza delle tre robbiane nella chiesetta di S. Maria degli Angeli.
Sono infatti databili al 1493 le due robbiane laterali di S. Maria degli Angeli, la Natività recante lo stemma dei Bartoli e la Pietà recante lo stemma dei Rucellai, le due famiglie committenti (Piroci p. 15; 27).
Se foste saliti alla Verna…
Se foste saliti alla Verna nell’Anno del Signore 1493, magari di maggio insieme a Fr. Alessandro De Riciis, non avreste saputo che da un anno l’America era stata scoperta, ma avreste potuto anche voi compiere un piccolo viaggio visitando le tre principali chiese della Verna (S. Maria degli Angeli, chiesa grande e cappella delle Stigmate) e seguendo l’itinerario teologico disegnato dalle grandi robbiane. La loro collocazione infatti non è casuale o dettata solo da criteri estetici: esse svolgono una funzione catechetica per i pellegrini che le osservano.
Il “portale” del santuario
Sareste dunque arrivati dalla mulattiera della Beccia, salendo con fatica fino alla chiesetta di S. Maria degli Angeli, dove vi avrebbe accolto quel portale del santuario che è costituito dalle due robbiane gemelle, Natività e Deposizione, Incarnazione e Passione disposte a chiasma in modo da ricordare che S. Francesco “soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro” (Celano Vita Prima FF 467).
Il fil rouge cristologico
Questo senso profondo della corporeità del Cristo vi avrebbe accompagnato (e lo fa tuttora, se volete) nella chiesa grande a contemplare nell’Annunciazione e nella Natività l’umiltà con cui il Verbo si fa Carne, per poi meditare, recandovi alle Stigmate, quella Carità che lo porta a farsi Crocifisso per l’umanità. Tornando indietro sui vostri passi, dopo il giro di boa delle Stigmate, avreste potuto vedere come Cristo e sua Madre, primizia della nuova vita dell’umanità risorta, vi abbiano preceduto nei cieli nel mistero dell’Ascensione di Gesù e dell’Assunzione al cielo di Maria: ed è con quest’ultima immagine negli occhi che avreste salutato la Verna per ridiscendere dal monte verso la vostra quotidianità.
Il fil rouge mariologico
Ma a questo fil rouge cristologico se ne sarebbe unito, se aveste voluto, uno mariologico: la Vergine, che all’atto dell’Annunciazione è sola con il mondo celeste davanti al tenue virgulto di gigli che raffigura la vita che sta per sbocciare, nella Natività può contemplare con gli occhi del corpo il Figlio adagiato su una mangiatoia verde di fieno rappresentante la vita che si riversa sulla terra, e ai piedi della croce non è più sola, ma si accompagna al Discepolo Amato (quale ogni fedele è chiamato ad essere), a S. Francesco e a S. Gerolamo, santi della conoscenza della Scrittura e della contemplazione.
Qui il verde della vita si trova ai piedi della croce, dove il vecchio Adamo riprende vita, e alla sua sommità, nel nido del Pellicano dove i piccoli vengono nutriti col suo Corpo e il suo Sangue. E poi, tornando nella chiesa grande, nella grande robbiana dell’Ascensione, il verde della vita trionfa e invade tutta la terra, e Maria è insieme al collegio apostolico, Vergine fatta Chiesa, prima di essere assunta in cielo primizia dell’umanità redenta…
Questo avreste potuto contemplare se aveste accompagnato Fr. Alessandro De Riciis nel suo pellegrinaggio, e questo potete contemplare ancor oggi, se salite alla Verna…