
Esiste, sì, un Agnello pasquale. Ma Gesù non ha mai comandato di mangiare l’agnello. Il vero Agnello pasquale di cui ha comandato di cibarsi è Lui, che si è detto presente nel Pane e nel Vino eucaristici. Non cerchiamo giustificazioni religiose per il consumo di agnello a Pasqua… è proprio il contrario!
La tradizione del consumo pasquale dell’agnello non è giustificata teologicamente
Chi è veramente l’agnello pasquale? Non è l’agnello a quattro zampe, figlio della pecora madre, o, almeno, non lo è più. Al contrario di quanto si pensa comunemente, il portare a Pasqua la carne di agnello sulla tavola, ormai, non ha niente di religioso.
Gli ebrei, da cui originariamente deriva la festa di Pasqua (Pesach), non mangiano più l’agnello nella Cena pasquale; poiché non esiste più, dal 70 d.C., il tempio in cui immolarlo, ne fanno solamente il ricordo.
Per i cristiani, poi, l’Agnello di Dio è Gesù Cristo. Il suo sacrificio, secondo il vangelo di Giovanni, è avvenuto nel momento in cui nel tempio si immolavano gli agnelli per la festa; ed ha preso il loro posto per sempre. Nella tradizione dei vangeli sinottici (Matteo, Marco, Luca), Gesù ha celebrato, la sera prima della sua Passione, la cena pasquale. Però si è dato ai suoi nel pane e nel vino, sacramenti del suo corpo e del suo sangue; ha così sostituito il rito dell’agnello assumendone il posto. Fra gli ingredienti della Cena di Gesù manca proprio l’agnello, su cui tutte le narrazioni tacciono: l’Agnello, infatti, è lui, per sempre. La tradizione popolare di consumare l’agnello quasi fosse una forma di devozione è senza fondamento.