I due versetti finali del Salmo 51 (20-21) sembrano smentire quanto affermato subito prima. È una aggiunta liturgica post-esilica che dimostra come il salmo sia stato utilizzato in una liturgia penitenziale comunitaria. Chi prende alla lettera l’aspirazione alla ricostruzione delle mura di Gerusalemme colloca il salmo prima del 450 a.C. Chi la riferisce alla costruzione escatologica della città di Dio preferisce un tempo posteriore.
Sacrificio o non sacrificio?
17 Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
18 Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
20 Nella tua bontà fa’ grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
21 Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l’olocausto e l’intera oblazione;
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
Aggiunta liturgica: una visione comunitaria
Dopo aver negato che Dio gradisca il sacrificio, perché il vero sacrificio è quello interiore di uno spirito e di un cuore contriti e spezzati davanti a Lui, il salmista esprime la speranza di un nuovo tempio ove i sacrifici saranno rinnovati. Contraddizione?
In realtà, si tratta di punti di vista diversi in momenti diversi. La maggior parte del salmo è una supplica individuale, una espressione di pentimento con richiesta di perdono e di vita nuova. Ma questa preghiera individuale è stata fatta propria dalla liturgia. È stata applicata comunitariamente alla condizione di Israele nell’esilio di Babilonia, come lungo atto penitenziale da cui Israele è uscito rinnovato. Potrà perciò tornare a celebrare il culto a Gerusalemme nel tempio ricostruito, e Dio tornerà a gradire i sacrifici e le oblazioni.
Il popolo che nell’esilio, come il peccatore pentito, poteva solo offrire a Dio la sua preghiera, tornato nella Città santa può rialzarne le mura e il tempio e in esso riprendere il culto sacrificale, adesso più puro perché accompagnato dalla purificazione del cuore e dalla vita nuova nello spirito.
Il futuro dell’uomo rigenerato nel cuore e nello spirito negli ultimi due versetti si allarga alla comunità intera. Questo salmo è quindi un itinerario spirituale: si inizia con la conversione personale e si finisce per restaurare Gerusalemme; contro la tentazione di preoccuparci dei problemi istituzionali e trascurare la propria interiorità.