
Carne, Vale! Nei tempi passati, con l’inizio della Quaresima, si poteva ben dire: “Carne, ti saluto, ci rivediamo a Pasqua… “. Addio divertimenti, mangiar di grasso, passare il tempo in allegria! I rigori della Quaresima imponevano allora penitenza, mangiar di magro, astinenza da tutto quello che poteva far piacere…
Dalla quinta domenica di Quaresima, poi, nelle chiese venivano velate di viola tutte le statue e immagini sacre, in modo da concentrare tutta l’attenzione dei fedeli sul mistero della Passione del Signore. Nella Settimana Santa, dopo la Messa delle Palme, quando campane e campanelle tacevano, l’unico suono liturgico era quello delle raganelle, crepitacoli di legno che, scossi, emettevano suoni aspri, intonati al mistero che veniva celebrato. Sarebbero tornate a suonare, come del resto adesso, al Gloria della Veglia pasquale.
Beh, oggi i tempi dell’anno si sono tutti omologati come tempi in cui ciascuno fa quel che gli pare, senza regole, anche se qualche regoletta per i praticanti cattolici ci sarebbe: astinenza dalla carne tutti i venerdì di Quaresima, con l’aggiunta di un blando digiuno (per gli adulti) il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. Ma nella società attuale il tempo su cui ormai siamo ritmati non bada più ai riti, solo ai consumi.
Addio Alleluja!
Il campo in cui il tempo di Quaresima rimane ancora avvertibile, tutto sommato, è la liturgia. Addio Alleluja, addio Gloria in excelsis, addio Te Deum, addio colori chiari dei paramenti: tutto è avvolto dal viola della penitenza, i canti gioiosi sono sostituiti da musiche più austere. Ci sarà solo il rosaceo della Domenica Laetare (IV di Quaresima) a stemperare i toni più severi della liturgia.
Del resto, il tempo quaresimale è iniziato con il monito grave “Convertitevi e credete al Vangelo”, una parola forte di richiamo alla conversione del cuore, se anche non si vuol ricorrere al cupo “Ricordati uomo che sei polvere…”. Quindi, addio per ora Alleluja e canti gioiosi, anzi arrivederci a Pasqua!