
Abramo nel Midrash è oggetto di una narrazione più dettagliata di quanto non faccia la Bibbia. La Bibbia non ci dice niente della vita di Abramo prima a Ur, poi a Charran. La sua storia inizia con la chiamata di Dio. Precedentemente, il racconto di Genesi ci informa solo che Abramo aveva un padre di nome Terach, due fratelli (Nachor e Haran), un nipote (Lot figlio di Haran) e una moglie sterile (Sarai). L’intera famiglia era emigrata dalla città di Ur, in Mesopotamia, e si era stabilita a Charran, dove Terach era morto (Genesi 12,24-32). Tuttavia, le lacune di narrazione lasciate dal testo biblico vengono riempite dal Midrash, che racconta alcuni dettagli altrimenti ignoti della vita di Abramo.
Da idolatra a distruttore di idoli
Secondo il Midrash, il padre di Abramo non solo era un idolatra, ma era addirittura un fabbricante di idoli, da cui traeva la sua ricchezza.
Nella casa paterna di Abramo si servivano gli dèi. Si fabbricavano idoli che poi si vendevano al mercato. Un giorno toccò ad Abramo di andare a venderli. si avvicinò un tale e gli chiese: «Quanto costa questa statua?» «Tre mine» gli rispose e gli chiese: «Quanti anni hai?». Quegli gli rispose: «Trent’anni». Allora gli disse [Abramo]: «Hai trent’anni e vuoi adorare quello che io ho fatto appena oggi?». Allora quello si girò e se ne andò (Seder Eliyahu Rabbah 6).
Il racconto di Bereshit Rabbah 38, 13
Terach era un adoratore di idoli. Possedeva perfino una speciale abilità nella produzione di simulacri di idoli sì da averne una grande quantità, di grandi e di piccoli, che offriva in vendita. Un giorno egli si recò in qualche luogo, e lasciò Abramo ad occuparsi del suo negozio. Proprio allora venne della gente per prostrarsi agli idoli. Ogni volta Abramo chiedeva a coloro che venivano che età avessero e, qualora quelli dicessero di avere 50 o 60 anni, Abramo li riprendeva dicendo: «Non vi vergognate? Siete già così vecchi e volete prostrarvi dinanzi a un simulacro che mio padre ha scolpito ieri?».
Arrossendo per la lezione del ragazzo, la gente si allontanava senza aver compiuto alcun gesto di venerazione.
Giunse una donna, che portò una ciotola di farina e disse ad Abramo: «Prendi la ciotola e offrila agli idoli». Abramo si alzò, prese un bastone e distrusse tutti gli idoli, lasciando il bastone nelle mani dell’idolo più grande. Quando suo padre fece ritorno, chiese ad Abramo: «Chi è stato a fare questo?» Egli rispose: «Che cosa ho da nascondere? Una donna è venuta con una ciotola di farina e mi ha detto di offrirla agli idoli. Io la ho offerta, ma un idolo ha detto: la mangerò prima io! E un altro ha detto: la mangerò prima io! Allora l’idolo più grande si è alzato, ha preso il bastone, e li ha frantumati».
Terach disse: «Che sciocchezze mi stai dicendo? Gli idoli hanno forse un intelletto?» Abramo rispose: «Le tue orecchie ascoltino ciò che la tua bocca ha detto! Come puoi adorare divinità che non possono difendersi? Che la mano dell’uomo può creare o distruggere? Non vedi che c’è l’Onnipotente al quale la terra, il sole e tutti gli astri devono la loro esistenza?». Terach allora lo portò dinanzi a Nimrod.
L’episodio della distruzione degli idoli nella rivisitazione della bella produzione Rai del 1993 QUI.
La fornace di Ur Kasdim
Ma il Midrash continua. Dopo la distruzione degli idoli, secondo il Midrash Bereshit Rabbah, Abramo fu condotto al cospetto di Nimrod, re di Babele, che lo esortò ad adorare gli elementi della natura. Il giovane Abramo si rifiutò sfidando il re, in quanto sedicente padrone del mondo, ad invertire il corso del sole o almeno a leggergli la mente, e fu condannato a morire in una fornace ardente. Dio però intervenne per salvare Abramo, anche se fino a quel momento non gli si era ancora rivelato. Questo racconto riprende chiaramente quello del capitolo 6 del libro di Daniele, dove sono i tre giovani Anania, Azaria e Misaele ad opporsi all’idolatria dispotica, ad essere gettati in una fornace ardente ed a sopravvivere miracolosamente. La tradizione rabbinica ha dato al nome Ur il significato di fornace, unendo così il passo in cui il Signore dice ad Abramo «ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei» (Gen 15, 7) e il midrash della fornace. In tal modo afferma non solo che Abramo fu tratto da una fornace infuocata, ma anche dalla vuota fornace di chi non conosce Dio.