Viaggio nella Bibbia. David impara il perdono da Abigail (1 Samuele 25)

Rudolf von Ems: Cronaca mondiale. Abigail si inginocchia davanti a Davi. Boemia (Praga), terzo quarto del XIV secolo. Università di Fulda e Biblioteca di Stato, Aa 88. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=23799520

La magnanimità di Davide risulta anche dall’episodio in cui, per intercessione della bella e saggia Abigail, scopre di poter donare il perdono allo stolto o insensato (di nome e di fatto) Nabal, ricco e importante discendente di Caleb, che alla gentilezza del fuggiasco aveva risposto con il disprezzo e l’arroganza (1 Samuele 25). Disprezza David come se fosse nessuno e figlio di nessuno. Notiamo però che quel Caleb (da Keleb), da cui Nabal si può vantare di discendere, in ebraico significa cane

Insensato di nome e di fatto

Nabal viene detto anche Ben-Beljja‘l = figlio di inettitudine o di corruzione, cioè “inutile” o “empio”, termine con cui spesso sono designati i malvagi.

Per David, Nabal non è Saul, l’Unto del Signore, di fronte al quale Davide si rifugia in Dio, lasciando a lui la giustizia:

«Dio solo sarà quello che lo colpirà, sia che giunga il suo giorno destinato e muoia, sia che scenda in campo di battaglia e vi perisca. Mi guardi il Signore dallo stendere la mia mano sull’unto del Signore» (1 Sm 26,10 s.; cfr. anche 24,6).

Nabal non è nessuno per David, è solo un uomo ricco e arrogante che merita di pagare il fio del suo gesto dissennato. In passato, David con i suoi uomini aveva fornito difesa e appoggio ai pastori di Nabal (25,15-16). Adesso, invia dei messaggeri per chiedergli del cibo.  Ne ottiene solo la risposta sdegnosa: «Chi è David e chi è il figlio di Jesse?» (25,10). 

La reazione di David è di insofferenza: «Di certo ho sorvegliato invano tutto ciò che costui aveva nel deserto. Non gli è mai mancato nulla di tutto ciò che possedeva, ma egli mi ha reso male per bene. Così Dio faccia ai nemici di David e anche peggio, se di tutto ciò che possiede io lascerò in vita un solo maschio fino al mattino» (25,21-22).

Una reazione comprensibile secondo la logica umana. L’atteggiamento di Nabal provoca infatti il desiderio di vendetta di Davide, e il proposito di sterminare tutti i maschi della sua famiglia (in ebraico qualificati volgarmente come «coloro che orinano al muro», espressione frequente nel primo libro dei Re; qui, forse, intende rimandare ai cani, ebraico KELEB, ironicamente assonante con CALEB da cui Nabal magnificamente si può vantare di discendere).

La reazione di David però è smodata: per un affronto ricevuto da una singola persona, minaccia di sterminare anche gli innocenti. Si delinea così la personalità complessa del futuro re, facendo qui emergere per la prima volta il suo aspetto sanguinario.

La saggezza di Abigail

Meno male che a frenarlo si interpone Abigail, donna tanto saggia ed accorta quanto il marito Nabal è stolto e incosciente. Ma l’assennatezza di Abigail, nel chiedere perdono per il marito, si rivela qualcosa di più profondo di una semplice saggezza umana. Si appella infatti al nome di JHWH che ha eletto Davide e lo ha accompagnato ad ogni passo e che gli impedirà di macchiarsi di sangue (l’espressione, raramente usata, è più forte di quella, frequente, di «versare sangue») facendosi giustizia da sé, alla lettera salvandosi per mano propria, mancando quindi di fiducia nel Signore. Abigail si inserisce così nella linea profetica, esortando Davide ma anche annunciandogli la regalità, la prosperità ed una casa duratura (25,28-31), quasi anticipando la profezia di Natan in 2 Sm 7.

Samuele era già morto (1 Sm 25,1), ma il Signore continua a parlare anche attraverso persone che pure non usano formule profetiche («così dice il Signore», ecc.) e non sembrerebbero qualificate a pronunciare oracoli. Abigail sa leggere la storia e vedervi il disegno del Signore. Per questo, Abigail è considerata dalla tradizione giudaica una delle 7 profetesse (Sara, Miriam, Debora, Anna, Abigail, Hulda, Ester).

Il nome Nabal, oltre a significare “stolto” od “empio”, è anche simile a NEBEL = boccale, otre; infatti, quando la moglie torna a casa, lo trova ubriaco; al suo risveglio dall’ebbrezza, informato del pericolo che ha corso, rimane paralizzato e dopo 10 giorni muore.

La vedova Abigail, presa in sposa da Davide, non compare più nel seguito del racconto biblico: ha la sorte dei profeti, di sparire nel silenzio; ma è per merito di Abigail che Davide ha approfondito il senso del perdono e se ne è mostrato capace. «Benedetto il tuo senno e benedetta tu stessa che mi hai impedito quest’oggi di giungere al sangue e di farmi giustizia di mia mano» (1 Sm 25,33).