A-Team è il nome di un telefilm datato anni Ottanta, riproposto spesso dal Canale 27 come serie cara a coloro che da ragazzi lo vedevano in quegli anni (cinque stagioni, dal 1983 al 1987). Vera americanata tutt’altro che speciale, si raccomanda solo per un paio di aspetti: la simpatia – tutto sommato – dei quattro protagonisti e il buonismo sottostante, perché armati fino ai denti e impegnati in ogni forma di atti di violenza non fanno, in fondo, male a nessuno.
Tra raffiche a profusione di ogni genere di proiettili e scoppi di bombe a mano, inseguimenti folli in auto e salti da dirupi, alla fine nessuno si fa male, anzi, ogni volta che una macchina capitombola per aria e si abbatte al suolo esplodendo, l’inquadratura fa in modo che si veda benissimo che tutti gli occupanti ne escono incolumi. Nemmeno un graffio, nemmeno un mal di testa. Mi sembra che come conseguenza della propria malvagità muoia solo un gangster o al massimo due, su 98 episodi: ma sono proprio cattivissimi, il massimo della perfidia, e se la sono cercata. Si può parlare di violenza da cartone animato (alla Tom e Jerry, è stato detto), e mi vengono in mente anche i film con Bud Spencer e Terence Hill. Ma chi sono i quattro protagonisti di A-Team?
A-Team: i quattro componenti
«Dieci anni fa gli uomini di un commando specializzato operante in Vietnam vennero condannati ingiustamente da un tribunale militare. Evasi da un carcere di massima sicurezza si rifugiarono a Los Angeles, vivendo in clandestinità. Sono tuttora ricercati, ma se avete un problema che nessuno può risolvere – e se riuscite a trovarli – forse potrete ingaggiare il famoso A-Team» (sigla di apertura delle prime quattro stagioni).
I componenti dell’A.Team sono, in fondo, benefattori dell’umanità, piuttosto che mercenari ricercati dalla Polizia militare. Anzi, solo tre di loro sono ricercati in quanto evasi, perché il quarto, il capitano Murdock, è matto e in quanto tale è ricoverato in un istituto psichiatrico per veterani, da cui evade regolarmente, persino in camicia di forza, quando il team ha bisogno di lui. I quattro dell’A-Team sono evasi e ricercati, ma sono campioni della giustizia: chiunque sia oppresso da qualche malvivente contro cui non esistono armi legali può rivolgersi a loro (se riesce a trovarli, come recita la sigla di apertura) e assoldarli – anche se spesso finisce che lavorano gratis, anzi talvolta sono loro a risarcire e finanziare le povere vittime di un sistema che tutela i forti e abbandona i deboli a loro stessi.
Quattro geni
Il Bello
A loro modo, sono tutti dei geni. Il tenente Templeton Peck, il Bello, è un genio della truffa, costante operazione nella quale lo facilita la sua splendida faccia di bronzo o faccia da sberle: infatti, il suo soprannome in originale è Faceman, in italiano Sberla. Riuscirebbe a ingannare anche sua madre, se ne avesse una. Ma siccome è un trovatello, ha un debole per le donne anziane che cercano i figli smarriti, e se la sua faccia è di bronzo il suo cuore si impietosisce facilmente. In compenso, è un rubacuori da competizione…
IL Matto
Il capitano Murdock, detto il Matto Urlante, è un genio del volo: riesce a far volare qualunque cosa abbia le ali o le possa avere, non importa quanto malmessa. È matto come un cavallo, ogni volta immedesimandosi in una parte diversa e svolgendo l’azione interamente sul filo della sua follia: ma potete sempre contare su di lui, perché, come dice una famosa barzelletta, Matto sì ma scemo no, anzi si rivela molto abile anche nelle strategie intraprese da solo per liberare i propri amici catturati dall’acerrimo nemico di turno, il colonnello Lynch o Decker che sia. Il suo nome di battesimo è sconosciuto, dato che risponde a quello di H.M., ma queste sono semplicemente le iniziali di “Howling Mad”, Matto Urlante, il soprannome di Murdock.
Il Duro
Il sergente P.E. Barracus, dove P.E. sta per Pessimo Elemento (in inglese Bosco Albert = B.A., Bad Attitude), è un genio della meccanica. Wrestler in piena forma, se c’è bisogno di picchiare forte occorre lui, che fa volare gli avversari in aria come fossero fuscelli. Non importa che si scomodi a bussare alle porte, le manda in frantumi con un solo colpo. Dimenticavo: è di colore, con acconciatura alla mohicana, e ricoperto d’oro. Ma le sue rozze mani di picchiatore sono abilissime nei gesti più minuti, capacissime di ricavare un carro armato da un rottame che nemmeno più cammina.
È il duro della situazione, ma il tipico duro dal cuore tenero: beve latte, e si intenerisce per i bambini che si trovano nelle situazioni più difficili (fa il volontariato in un centro sociale per togliere i bambini dalla strada), e per ogni persona debole che abbia bisogno di lui – tranne che per Murdock, che chiama regolarmente “scemo” senza minimamente preoccuparsi del politicamente corretto. Ah, già: ha anche un terrore folle del volo, e ogni volta devono inventare uno stratagemma nuovo per trascinarlo sedato a bordo di un velivolo. E quando riprende conoscenza…
Il Furbo
Il colonnello John Smith detto Hannibal per le sue capacità strategiche è un genio dei piani ben riusciti, o almeno è quello che lui pensa di se stesso. È interpretato da un attore che avrebbe dovuto diventare famoso essendo l’interprete di Colazione da Tiffany, George Peppard, e invece aveva visto la sua carriera arenarsi. Ebbene, l’A-Team lo ha riscattato dall’anonimato e lo ha restituito alla fama. Dimenticavo: è anche un mago del travestimento, o almeno crede di esserlo. Non so come facciano a non riconoscerlo, ma regolarmente ci cascano tutti: misteri delle serie televisive (come fanno a non riconoscere Zorro nelle vesti di don Diego de la Vega? Ha anche gli stessi baffi…).
Un A-Team Politicamente scorretto
Detto questo, detto tutto. I personaggi sono stereotipati, le sceneggiature sono semplicistiche, l’apprezzamento dell’uso della violenza è palese: niente di politicamente corretto in A-Team, se non l’inclusione di P.E. a pari merito con gli altri membri del gruppo, ma in definitiva sempre con compiti subordinati e implicanti attitudini fisiche o meccaniche. Ad A-Team è stata imputata una concezione di fondo nazionalista e maschilista. Ma non stiamo a preoccuparcene: è puro intrattenimento, divertiamoci se ci piace il genere.