La storia di Dinah è una storia tragica, in cui la ragazza non ha alcun peso se non, quello, economico, di una fanciulla da marito. Se non avesse prevalso la logica del calcolo di un vantaggio familiare, questa storia avrebbe potuto andare diversamente.
Infatti, Deuteronomio, Esdra e Neemia non esauriscono l’approccio biblico agli stranieri e al loro status sociale: tutt’altro. Sappiamo come sia tutelata la situazione degli stranieri immigrati (gherim) nella legislazione mosaica, terza categoria di debolezza dopo quelle degli orfani e delle vedove. Poiché Israele è stato straniero in Egitto, deve ricordare come il Signore lo ha difeso e fare altrettanto verso gli stranieri che dimorano per bisogno entro i suoi confini. Ma non c’è solo questo.
Stranieri che si integrano in Israele
Se si pensa alla posizione di stranieri come Jetro, Tamar, Rahab, Ruth e Giaele nel testo biblico, si comprende come gli stranieri possano essere alleati di Israele e addirittura contribuire alla sua storia. Questi testi narrativi si potrebbero configurare come testi polemici contro la legge dello cherem del Deuteronomio, Esdra e Neemia.
A favore dei matrimoni misti
I testi biblici descrivono anche un certo numero di figure di antenati israeliti sposati fuori del gruppo familiare ed etnico, come Giuda con Bat-Shua, Giuseppe con Asenat, Mosè con Tzipporah, Booz con Ruth, senza che vi siano polemiche a tale riguardo. Addirittura, la moabita Ruth diviene antenata del re Davide e, con questo, del Messia venturo. Questi famosi matrimoni interrazziali erano accettati almeno come mali necessari in un tempo in cui c’erano opzioni limitate di vita sociale. Man mano che Israele cresce trasformandosi in una nazione, l’ideale diviene quello dell’endogamia, il matrimonio rigorosamente contratto all’interno del proprio gruppo. Ma i testi citati sembrano proporre una difesa attiva dell’esogamia come pratica legittima, soprattutto quando il partner pagano adotta pratiche israelite.