580 giorni di guerra: si parla di forte crisi in campo russo: il leader ceceno, Ramzan Kadyorv, verserebbe in gravi condizioni di salute; l’ammiraglio Viktor Sokolov, della flotta del Mar Nero, sarebbe rimasto ucciso in un attacco ucraino a Sebastopoli in una controffensiva ucraina che ha inflitto pesante perdite. Le atrocità della guerra continuano.
580 giorni di guerra: crisi in campo russo
Il leader ceceno Kadirov
La notizia sulle gravi condizioni di salute di Ramzan Kadyrov sembrano smentite dalla pubblicazione di un video, senza data, in cui cammina sotto la pioggia e dice “Faccio sport”, frase seguita da altre parole che però non si capiscono perché biascicate. Nel post associato al video si legge: “Consiglio a tutti coloro che su Internet non riescono a distinguere il vero dalle bugie di camminare all’aria aperta per riordinare i pensieri. La pioggia dà forza”.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rifiuta ogni commento: “Non ho nulla da aggiungere. Il fatto è che dare informazioni sulla salute di qualcuno non è nelle competenze dell’amministrazione presidenziale. Non posso dirvi niente sulla questione”.
Attacco ucraino a Sebastopoli
Secondo le Forze ucraine per le operazioni speciali, un attacco sferrato al quartier generale della Flotta a Sebastopoli, avrebbe ucciso il comandante della Flotta russa del Mar Nero, l’ammiraglio Viktor Sokolov. 34 ufficiali sono morti, tra cui Sokolov, altri 105 russi sono rimasti feriti.
Il ministero della Difesa di Mosca smentisce pubblicando un filmato in cui un uomo che somiglia a Sokolov sembra partecipare in videoconferenza alla riunione con Shoigu e altri comandanti militari russi. Sull’uniforme c’è la scritta “Sokolov V. N.”, ma non si sa quando si sia tenuta la riunione né dove siano state girate le immagini con l’ammiraglio.
Secondo il rapporto dell’intelligence britannica, i recenti attacchi alla flotta russa del Mar Nero, tra i quali quello missilistico di cui sarebbe rimasto vittima il leader, ne hanno ridotto forza e potenzialità, senza però privarla della capacità di svolgere i suoi compiti. “Questi attacchi sono stati più dannosi di quanto sia mai avvenuto finora e il danno fisico risulta grave, anche se localizzato”.
La Flotta è ancora quasi certamente in grado di adempiere alle sue missioni belliche principali di attacco con missili da crociera e pattugliamento della sicurezza locale. Tuttavia, “è probabile che la sua capacità di continuare a svolgere pattugliamenti di sicurezza regionale più ampi e di far rispettare il blocco de facto dei porti ucraini sia diminuita. È probabile anche che la capacità di difendere i propri mezzi in porto e di effettuare la manutenzione ordinaria sia diminuita”.
580 giorni di guerra: guerra del grano e aiuti umanitari
L’Ucraina vuole stabilire rotte marittime sicure per la sua produzione agricola, dopo che Mosca è uscita dall’accordo che permetteva l’esportazione attraverso il Mar Nero dei prodotti agricoli ucraini, prodotti essenziali per l’economia del Paese ma anche la sicurezza alimentare del pianeta.
Le prime due navi container a navigare il corridoio per il grano del Mar Nero sono arrivate al porto ucraino di Chornomorsk, nella regione di Odessa. Sono la Aroyat, di proprietà turca e bandiera di Palau, e la Resilient Africa, anche questa con bandiera di Palau. Le due navi caricheranno 20mila tonnellate di grano destinate a Paesi africani e asiatici. Successivamente, una terza nave mercantile ucraina è partita da un porto del Mar Nero, mentre altre tre navi si stavano dirigendo verso i porti del Mar Nero per ulteriori esportazioni di cibo e acciaio, per caricare 127.000 tonnellate di prodotti agricoli e minerale di ferro per Cina, Egitto e Spagna.
In tutto adesso sono sette le navi che hanno già lasciato i porti di Odessa attraverso il corridoio umanitario temporaneo istituito dall’Ucraina nel Mar Nero. Due sono entrate, sette sono uscite. Le navi entrano nelle acque territoriali di Romania, Bulgaria e Turchia fino al Golfo del Bosforo, e questo è già il mare territoriale dei Paesi della Nato; i russi non possono attaccare le imbarcazioni.
Distruzione di grano ucraino. Attacco su Odessa: distrutte 1.000 tonnellate grano
In un attacco russo contro la città portuale ucraina di Odessa due persone sono morte. L’attacco ha colpito un silo contenente circa mille tonnellate di grano.
Secondo quanto affermato dal segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, “Negli ultimi mesi, la Russia ha continuato a prendere di mira i porti dell’Ucraina e le sue infrastrutture cerealicole. Questi attacchi finora hanno distrutto almeno 280.000 tonnellate di grano. Una quantità sufficiente a sfamare 10,5 milioni di persone per un anno”. E ha aggiunto che gli attacchi della Russia continuano a minacciare la sicurezza alimentare globale e a far rischiare inutili crisi umanitarie in tutto il pianeta.
Drone su Leopoli distrugge 300 tonnellate aiuti Caritas
Un attacco di droni russi su Leopoli ha colpito, tra le altre strutture, un magazzino dell’organizzazione della Chiesa cattolica “Caritas-Spes Ucraina”, distruggendo almeno 300 tonnellate di aiuti umanitari e anche i veicoli utilizzati per distribuirli.
Gli aiuti umanitari consistevano in un’ampia varietà di articoli, tra cui vestiti nuovi e usati e cibo, in particolare indumenti e calzature invernali, oltre a generatori elettrici, la parte più preziosa. I generatori di corrente sono molto usati nella stagione fredda in Ucraina, durante le interruzioni di corrente o costantemente nelle aree con alimentazione irregolare a causa degli attacchi russi alle infrastrutture energetiche. Secondo il vescovo di Leopoli, di recente sono arrivati in città aiuti umanitari che saranno presto inviati nell’Ucraina orientale devastata dalla guerra. Gli aiuti sono stati inviati a Leopoli da Papa Francesco, ha scritto su Facebook Yevgen Boiko, capo dell’amministrazione del sindaco della città, Andri Sadovi. Boiko ha sottolineato che “i russi sono in guerra con i magazzini pacifici della missione religiosa ‘Caritas-Spes'”.
A seguito dell’attacco drone delle forze russe su Leopoli, un uomo che lavorava in un magazzino è rimasto ucciso.
Controffensiva: Colpito quartier generale russo nel Kherson
Le forze ucraine hanno colpito con sistemi di razzi a lancio multiplo Himars il quartier generale russo nella regione di Kherson uccidendo 8 ufficiali e ferendone altri 7: lo ha fatto durante una riunione alla quale erano presenti ufficiali del 24/o Reggimento fucilieri motorizzato e della 70/a Divisione fucilieri motorizzata.
Il capo dell’intelligence della Difesa ucraina Kryrylo Budanov tiene a precisare: “Gli attacchi con i droni sul territorio dello Stato aggressore (Russia) sono principalmente rivolti alle imprese dell’industria missilistica del complesso militare-industriale della Federazione russa. Un terzo delle imprese rilevanti si trova nella parte europea della Russia ed è accessibile a droni sconosciuti. Quando lanciamo determinate azioni sulle strutture del complesso militare-industriale russo, miriamo a una sola cosa: rallentare la produzione di armi russe”.
Putin a Shoigu: entro ottobre fermare controffensiva
Vladimir Putin ha concesso al suo ministro della Difesa Sergei Shoigu la fine di ottobre come termine massimo per migliorare la situazione al fronte, fermare le controffensive ucraine e restituire l’iniziativa alle truppe russe, cioè per fermare la controffensiva ucraina. Lo riferisce l’Istituto per lo studio della guerra, citando una fonte interna. Il comando militare russo potrebbe ordinare continui contrattacchi nella speranza di portare la controffensiva ucraina al culmine, anche se ciò costerebbe pesanti perdite per le capacità militari russe. Putin ha riconosciuto per la prima volta l’inizio della controffensiva ucraina il 9 giugno, sottolineando che le forze ucraine non otterranno guadagni significativi a causa di difese russe ben preparate e che le forze ucraine subiranno pesanti perdite di personale e attrezzature militari occidentali.
Team investigativo Onu: uso della tortura da parte delle forze armate russe
Il team investigativo incaricato dalle Nazioni Unite ha dichiarato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra di aver “raccolto ulteriori prove che indicano che l’uso della tortura da parte delle forze armate russe nelle aree sotto il loro controllo è stato diffuso e sistematico. In alcuni casi, la tortura è stata inflitta con tale brutalità da causare la morte della vittima. I soldati russi hanno violentato e commesso violenza sessuale contro donne di età compresa tra 19 e 83 anni” nelle zone occupate della provincia di Kherson. Spesso i familiari hanno dovuto, sotto costrizione, ascoltare le violenze.
La Russia nega di aver commesso atrocità o di aver preso di mira i civili in Ucraina. Il team ha anche affermato che i tentativi della Commissione di comunicare con la Russia sono rimasti senza risposta nonostante gli sia stata data l’opportunità di rispondere alle accuse durante l’udienza del consiglio: “Nessun rappresentante russo ha partecipato”.
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