470° giorno di guerra

L’esondazione del Dnepr. Di armyinform.com.ua – https://armyinform.com.ua/2023/06/07/pidirvavshy-greblyu-kahovskoyi-ges-okupanty-bilshe-nashkodyly-svoyim-vijskam-nizh-nashym-sylam-oborony-ganna-malyar/, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=132760075

Non c’è dubbio che la notizia di oggi – 470° giorno di guerra – sia l’esplosione che il 6 giugno ha provocato un ingente squarcio nella struttura della diga della centrale idroelettrica di Kakhovskaya, a monte del Dnepr, nell’area di Khershon. La centrale idroelettrica di Kakhovka si trova sulla sponda orientale del fiume ed è quindi sotto il controllo russo. La fuoriuscita incontrollata di acqua ha sommerso circa 600 chilometri quadrati della valle del Dnepr. Nella zona della diga si trovano circa 80 insediamenti urbani. Dei 600 chilometri quadrati allagati, il 32% si trova sulla sponda occidentale del Dnepr, sotto il controllo del governo di Kiev, il 68% sulla sponda orientale, occupata dalla Russia.
È stato dato l’ordine di evacuare i civili dalle zone a rischio e di fornire acqua potabile agli insediamenti che dipendono dal bacino idrico di Kakhovka. 42.000 persone si trovano in una zona critica sulla riva destra del fiume Dnipro.

Il vice procuratore generale ucraino, Viktoriya Litvinova, ha affermato che delle persone a rischio evacuazione più di 17mila si trovano nei territori controllati dall’Ucraina, le altre 25mila nelle zone gestite dalle autorità russe.

Finora il disastro ha colpito 29 insediamenti, 19 dei quali nella zona controllata da Kiev, sulla riva occidentale del Dnipro, e 10 su quella occupata dai russi.

Al momento, è accertato che nella zona ucraina tre persone sono morte a causa delle inondazioni.

Ma c’è anche un danno ambientale: almeno 150 tonnellate di olio lubrificante si sono riversate nel fiume Dnipro e vi è il rischio che si possano verificare ulteriori perdite, fino a oltre 300 tonnellate di lubrificante. Tonnellate di lubrificante che finiranno nel Mar Nero – e si ricorda che il Mar Nero è comunicante con il Mediterraneo…

Il ping pong delle accuse

Secondo Kiev, sono state le truppe di occupazione russe ad aver fatto saltare in aria la diga di Nova Kakhovka. L’atto è gravissimo perché, stabilisce la Convenzione di Ginevra, «Le opere o installazioni che racchiudono forze pericolose, cioè le dighe di protezione o di ritenuta e le centrali nucleari per la produzione di energia elettrica, non saranno oggetto di attacchi…è vietato di fare oggetto di rappresaglie una delle opere e installazioni o uno degli obiettivi militari menzionati nel paragrafo 1» che, appunto, riguarda dighe e centrali nucleari. (articolo 56 del protocollo aggiuntivo, adottato nel giugno del 1977).

Secondo la versione di Mosca, a causare il danno sono stati i bombardamenti ucraini. Il capo del governo filorusso della regione di Kherson, Andrey Alekseenko, afferma che la situazione è sotto controllo e non vi è alcuna minaccia per la vita delle persone. Infatti, secondo l’agenzia Tass, nei territori occupati dalle truppe russe sono cinque le vittime causate dalla distruzione della diga di Nova Kakhovka.

Ipotesi

Secondo l’Institute for the Study of War (Isw) è molto probabile che siano stati i russi a distruggere deliberatamente la diga di Kakhovka. «Non possiamo offrire una definitiva valutazione sulla responsabilità dell’incidente del 6 giugno, ma le prove, i ragionamenti e la retorica suggeriscono che i russi abbiano deliberatamente danneggiato la diga».
Già il 21 ottobre 2022 l’Isw aveva notato che i russi avevano «un più chiaro interesse ad allagare il basso Dnipro, malgrado i danni alle loro posizioni difensive, rispetto agli ucraini». Gli ucraini non hanno infatti interesse a far saltare una diga con il rischio di allagare 80 centri abitati, mentre invece «la Russia può usare l’inondazione per ampliare il fiume Dnipro e complicare la controffensiva ucraina». Anche se i russi fanno notare che i danni alla diga mettono a rischio la fornitura di acqua alla Crimea, l’Isw sottolinea che la penisola è sopravvissuta senza l’acqua del fiume Dnipro da quando è stata occupata dai russi nel 2014 fino all’inizio dell’invasione del 2022.  

Se questa era l’intenzione russa, ostacolare l’avanzata ucraina, lo Isw fa però notare che la distruzione della diga sta colpendo proprio le posizioni militari russe sulla riva orientale del fiume Dnipro: le inondazioni hanno distrutto molte fortificazioni russe di prima linea che l’esercito di Mosca intendeva utilizzare per difendersi dagli attacchi ucraini ed hanno probabilmente costretto il personale e le attrezzature militari russe nei principali punti di concentrazione russi di Oleshky e Hola Prystan a ritirarsi. Le forze russe avevano precedentemente utilizzato queste posizioni per bombardare la città di Kherson e altri insediamenti sulla riva occidentale di Kherson.

I soccorsi

Stando ai video ed ai messaggi sui social ucraini, le popolazioni delle zone allagate sulla riva sinistra del fiume Dnipro, area occupata dai russi, sono state abbandonate senza soccorso, mentre implorano aiuto. Secondo le fonti ucraine, i russi hanno addirittura sparato contro i soccorritori ucraini che cercavano di raggiungere le aree allagate sotto il controllo russo. Secondo l’intelligence britannica, i bombardamenti russi hanno complicato i tentativi di evacuare i civili sfollati dalle aree inondate.

Il giallo di Bakhmut… e Prigozhin

Il fondatore del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha confermato che le Forze armate ucraine controllano la periferia sud-occidentale di Bakhmut. Anzi, ha dichiarato che le forze armate ucraine stanno riconquistano terreno a nord di Bakhmut, e in particolare hanno ripreso controllo di parte dell’insediamento di Berkhivka, nell’Ucraina orientale: ”una disgrazia” per la Russia.
Prigozhin ha inoltre accusato le forze regolari russe di avere minato le strade attraverso le quali la Wagner doveva ritirarsi dalla città di Bakhmut per consegnarla all’esercito di Mosca. Il 17 maggio i miliziani della Wagner sarebbero stati presi di mira dai soldati russi nella regione di Semigorye, vicino a Bakhmut, e avrebbero risposto al fuoco catturando alcuni dei soldati russi. Tra questi, il loro comandante, il tenente colonnello Roman Venevitin, capo della 72/a Brigata fucilieri motorizzata. Il ministero della Difesa di Mosca non ha finora commentato l’episodio.

Ma non basta…

Prigozhin se lo può permettere

Il 6 giugno, Prigozhin ha descritto come «fantasie» i bilanci delle perdite ucraine rivendicati dal ministero della Difesa russo. A commento dell’affermazione di di aver respinto due grandi offensive in due giorni nel Donbass meridionale, e di aver ucciso «più di 1.500 militari ucraini» e distrutto «28 carri armati», il capo della Wagner ha detto: «Queste sono solo farneticazioni». Uccidere 1.500 soldati in un giorno è «un massacro infernale», ha spiegato, prendendo in giro il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov. «In effetti, perché non sommare tutti i numeri forniti da Konashenkov. Penso che abbiamo già distrutto l’intero pianeta Terra cinque volte».

Controffensiva

Vero è invece che l’assalto ucraino contro le posizioni russe nei pressi della città di Bakhmut ha torovato un’ondata di vittime sul campo di battaglia. Gli ucraini tacciono, ma infine ammettono che la controffensiva è iniziata. La Russia, che raramente conferma le sue perdite, ha ammesso di aver perso 71 soldati in tre giorni, segno di pesanti combattimenti. Le battaglie si stanno svolgendo in quattro direzioni, Lyman, Bakhmut, Avdiivka e Marinka, dove le unità russe stanno concentrando i loro sforzi. Le unità cecene hanno condotto un tentativo fallito di conquistare la città di Marivka, vicino Donetsk. Le forze di difesa ucraine sono avanzate di 1.600 metri sui fianchi meridionale e settentrionale di Bakhmut. 

I partigiani russi

Convoglio ucraino di veicoli del Corpo dei Volontari Russi durante l’offensiva di Shebekin a Belgorod, in Russia. Scattata il 1 giugno 2023 alla periferia di Shebekino nell’oblast di Belgorod (Russia) da un soldato del Corpo dei volontari polacchi. Di Невідомо – https://t.me/combative_channel/4283?single, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=132654430

Secondo fonti statunitensi, l’Ucraina avrebbe creato una rete di agenti e simpatizzanti all’interno della Russia che lavorano per compiere atti di sabotaggio contro obiettivi russi, ed avrebbe iniziato a fornire loro droni per organizzare attacchi, servendosi di rotte di contrabbando. Kiev avrebbe cioè organizzato cellule di sabotaggio in Russia, che sarebbero all’origine dei bombardamenti su Belgorod al confine con l’Ucraina.

Il consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak ha escluso che l’Ucraina sia coinvolta in questo particolare conflitto che riguarda l’esercito di Putin e il Corpo dei Volontari Russi (Rvc), cittadini russi che non sono d’accordo con Mosca sulla politica di genocidio. «L’Ucraina non è coinvolta in questo conflitto. Stiamo osservando l’andamento delle ostilità e chiediamo ancora una volta al regime di Mosca il cessate il fuoco nell’oblast di Belgorod, di sedersi immediatamente al tavolo dei negoziati con il Corpo dei Volontario Russi e di fermare l’insensato spargimento di sangue. Altrimenti, il numero dei “territori contesi” crescerà rapidamente…». 

I partigiani russi filo-ucraini sono entrati nel distretto di Shebekino, nella regione russa di Belgorod: lo ha reso noto su Telegram la Legione Libertà della Russia. «In arrivo! Il gruppo d’assalto avanzato della Legione e della Rdk (il Corpo dei Volontari russi) sta entrano nella periferia di Shebekino. “Per la Russia! Per la libertà!”». Combattimenti sono in corso vicino alla località di Novaya Tavolzhanka, dove «le truppe di Putin continuano a colpire le case dei civili con l’artiglieria pesante».

Bilancio delle vittime

Non si ferma, intanto, lo stillicidio delle vittime civili, che riguarda anche le zone alluvionate. A Dnipro una bambina di due anni rimasta sotto le macerie della casa distrutta un raid russo. Con questo, sono almeno 500 i bambini uccisi in Ucraina.

Poi si contano 2 vittime civili nell’oblast di Kharkiv; 1 nella città di Balaklia, che si trova nella regione di Kharkiv; 1 nella regione di Kherson, dove migliaia di persone sono in fuga dalle zone allagate dopo la distruzione della diga di Nova Kakhovka, regione colpita 70 volte in 24 ore. Nonno, figlio e nipote – un bambino di 4 anni – sono stati uccisi nella loro casa a Donetsk.

Colloquio Zelensky-Zuppi a Kiev

Il cardinal Zuppi ha compiuto la sua missione a Kiev come inviato del Vaticano. Zelensky ha ribadito che «la formula della pace non può che essere ucraina», e che non sarà raggiunta solo con un cessate il fuoco.

Il Vaticano, al termine della missione di Zuppi, ha diffuso una nota in cui sottolinea che «i risultati di tali colloqui, come quelli con i Rappresentanti religiosi, nonché l’esperienza diretta dell’atroce sofferenza del popolo ucraino a causa della guerra in corso, verranno portati all’attenzione del Santo Padre e saranno senz’altro utili per valutare i passi da continuare a compiere sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per una pace giusta e duratura». Il Cardinale ha avuto modo anche di soffermarsi in preghiera nell’antica chiesa di Santa Sophia.

Putin rinvia l’evento tv

Il tradizionale evento tv in cui il presidente russo Vladimir Putin risponde alle domande dei cittadini sarebbe stato rinviato a causa delle preoccupazioni per la situazione in Ucraina. Secondo fonti del Cremlino, l’evento sarebbe stato rimandato a novembre -dicembre. È questo il secondo anno consecutivo che l’evento non si svolge in giugno; anzi, l’anno scorso non si è svolto affatto, e neppure vi è stata la conferenza stampa di fine anno. Putin ha tenuto solo l’annuale discorso sullo stato della Nazione, rinviato allo scorso febbraio. 

Blu e giallo proibiti in Russia

Il ministero della Difesa britannico ridicolizza le leggi draconiane imposte in Russia dall’inizio del conflitto. Ora è perfino vietato mostrare in pubblico i colori blu e giallo, quelli della bandiera ucraina. Il nove maggio scorso un’operatrice di una casa di cura è stata arrestata per aver indossato una giacca blu e gialla al lavoro. Nei giorni scorsi, le truppe della Guardia Nazionale russa hanno arrestato un uomo di 22 anni a Volkhov, vicino a San Pietroburgo, per aver esposto una bandiera blu e gialla delle forze aerospaziali russe. Le critiche agli arresti sono arrivate da una parte inaspettata: il Partito Liberal-Democratico, ultranazionalista e favorevole alla guerra. Il logo del partito è giallo su sfondo blu.