Lettura continua della Bibbia. 3° canto del Servo (Isaia 50)

3° Canto del Servo
La flagellazione. Di Daniele Crespi (1625-1630) – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22727437

Il cap.50 di Isaia (vv.1-3) inizia con una sorta di contesa giudiziaria con Israele, in cui Dio risponde ai suoi lamenti di essere stato ripudiato. Torna qui, come in Osea, l’immagine sponsale di Dio che non ripudierà mai la sua sposa – Israele: Egli è fedele al patto nuziale e libererà il suo popolo con la propria onnipotenza.

All’improvviso, invece di proseguire con un annuncio della salvezza di Israele, il discorso è interrotto dall’inserimento del 3° Canto del Servo (vv. 4-11), che questa volta è costituito letterariamente da una lamentazione individuale sullo stile di Geremia (Ger 11,19; 15,15; 20,8; 20,11-12) ma con fondamentali differenze.

Il 3° Canto del Servo (Isaia 50,4-11)

Il Servo è un discepolo che sta in ascolto della Parola del Signore per poter consolare gli sfiduciati (vv.4-5); ma questa immagine dell’orecchio aperto per ascoltare evoca già, in qualche modo, una ferita aperta.

Isaia 50 5Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
6Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.

Il Servo non ha rifiutato la sua vita a Dio, e questo lo ha esposto a sofferenze e umiliazioni (vv.5-6). Per la prima volta nei canti del Servo si parla di sofferenza fisica, e non solo di umiltà, di stanchezza e di senso di fallimento. Nel 3° Canto del Servo è presente una forte sofferenza fisica da cui egli non ha cercato di difendersi: anzi, sembra considerarla il prezzo da pagare per adempiere alla sua missione. Potrebbe trattarsi di una metafora, ma si riferirebbe comunque ad una sofferenza intensissima.

Questo atteggiamento di accettazione serena è in profondo contrasto con tutti i precedenti veterotestamentari, in cui i tanti sofferenti subiscono il dolore, si ribellano interiormente e chiedono non solo cessazione ma anche giustizia su coloro che lo infliggono. Nel 3° Canto del Servo, di fronte a tanta sofferenza, non vi sono proteste di innocenza, né rifiuto della situazione, né supplica perché cessi. Il Servo si sottopone volontariamente ai maltrattamenti, e questo è straordinario. Ha dato il dorso e le guance agli aguzzini, non si è nascosto agli scherni. Avrebbe potuto evitare la sofferenza ma non lo ha fatto…

La sicurezza del Servo (50,7-11)

La sicurezza del Servo (il volto reso duro come selce), e il suo slancio di accettazione della sofferenza, si fondano sul rapporto con il Signore: Egli lo assiste e gli renderà giustizia. Perciò, giustificato davanti a tutti, il profeta può invitare gli altri alla stessa fiducia. Coloro che rifiutano questa Parola diverranno vittime dell’incendio che essi stessi hanno provocato (v.11).