Tempo di guerra. 225 giorni

Edificio residenziale a Zaporizhzhia dopo il bombardamento russo nella notte del 6 ottobre 2022. Di Mvs.gov.ua, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=123839405

Siamo già a 225 giorni di guerra. Una guerra che la Russia chiama in altro modo ma che non semrba gestire molto bene. I giovani russi si sono mobilitati, a quanto pare, ma molti di loro per fuggire all’estero…

Una mobilitazione, non c’è dubbio

Secondo la rivista «Forbes», che cita fonti vicine all’’amministrazione presidenziale della Federazione Russa, in nemmeno due settimane dall’annuncio della mobilitazione, sono tra 700mila e 1 milione le persone che hanno lasciato la Russia. Non è ancora chiaro però quale percentuale di persone abbia lasciato il paese per motivi “turistici”.
La notizia è arrivata dopo che le autorità del Kazakistan hanno parlato di 200mila russi entrati nel paese dopo l’annuncio della mobilitazione. 147mila sono già ripartiti per altri paesi. Un secondo esodo dopo quello degli ucraini. Loro – donne, vecchi e bambini – fuggivano per salvarsi la vita dai bombardamenti in un paese aggredito. I russi – giovani uomini – fuggono per non combattere da aggressori. Per non morire in combattimento in una guerra non loro, ma anche per non uccidere. In pullman, in auto, poi in aereo, oppure in scooter, in bici, a piedi: tutti i mezzi son buoni per lasciare una terra dove si arruola per mandare allo sbaraglio. Gli ucraini dicono che 61.000 soldati russi sono morti nella loro terra. I russi parlano di 6.000. Lascio a voi giudicare. Al di là dei numeri precisi, morire in una guerra assurda per non difendere niente… che senso ha?

Un approfondimento QUI.

Il Cremlino ha smentito: «Non abbiamo cifre esatte». Il leader ceceno ha proposte molto più radicali.

Più realista del re

Il leader ceceno, stretto alleato di Putin, Ramzan Kadyrov, ha dichiarato che i suoi tre figli minorenni sono diretti a combattere in Ucraina. «La minore età non dovrebbe interferire con l’addestramento dei difensori della nostra madrepatria. Akhmat, Eli e Adam hanno rispettivamente 16, 15 e 14 anni. Ma il loro addestramento militare è iniziato molto tempo fa, quasi in tenera età. E non sto scherzando. È arrivato il momento di mettersi in mostra in una vera battaglia e io non posso che accogliere con favore il loro desiderio. Presto andranno in prima linea e si troveranno nei tratti più difficili della linea di contatto». Contento lui…

Stiamo parlando dei Kadyrovtsy, un gruppo paramilitare filorusso guidato da Ramzan Kadyrov, governatore della Repubblica Cecena dal 2007. La Repubblica Cecena fa oggi parte della Federazione Russa. È stata istituita ufficialmente nel 1991, dopo la dissoluzione dell’Urss. Dopo la prima guerra cecena del 1994-96 è stata riconosciuta indipendente dalla Russia. Ma tra il 1999 e il 2009 un secondo conflitto armato condotto dalla Russia di Putin riottenne il controllo dei territori. Putin ottenne il controllo diretto del territorio ceceno nel 2000 e fece Achmat Kadyrov capo del nuovo governo filorusso.

Le milizie di Kadyrov sono accusate di crimini di guerra e atrocità a partire dalla seconda guerra cecena; brutalità che non è stata smentita da Kadyrov. Ma gli uomini di Kadyrov non sono gli unici ceceni presenti in Ucraina. Se il gruppo di Kadyrov milita per Putin, a fianco delle forze ucraine ci sono molti veterani delle guerre cecene, ostili a Putin e alla Russia, che combattono per proteggere l’indipendenza dell’Ucraina in battaglioni formati dal 2014.

La Cia su Putin

Secondo quanto affermato dal direttore della Cia Bill Burns in un’intervista alla CBS, il presidente russo Vladimir Putin deve «essere preoccupato, non solo di ciò che sta accadendo sul campo di battaglia in Ucraina ma anche di ciò che sta accadendo a casa e a livello internazionale». Nonostante la promessa fatta dalla Cina a febbraio di un’amicizia senza limiti, Pechino ha poi rifiutato di offrire supporto militare. «Putin adesso si sente con le spalle al muro e può essere piuttosto pericoloso e sconsiderato». 

Situazione militare

Intelligence britannica: le truppe ucraine «continuano a fare progressi nelle operazioni offensive lungo il fronte nord-orientale e meridionale. Nel Nord-Est, nell’oblast di Kharkiv, Kiev ha ora consolidato una vasta area di territorio a est del fiume Oskil». Le truppe ucraine sono avanzate fino a 20 chilometri oltre il fiume nella zona difensiva della Russia verso il nodo di rifornimento della città di Svatove. È molto probabile che Kiev possa ora colpire la strada strategica Svatove – Kremina con la maggior parte dei suoi sistemi di artiglieria, mettendo ulteriormente a dura prova la capacità della Russia di rifornire le sue unità a est.

Lo stato maggiore dell’esercito ucraino comunica intanto che «le truppe russe stanno lasciando mine nei villaggi del Kherson, mentre si ritirano lungo la sponda occidentale del fiume Dnepr. Il nemico mina le infrastrutture e la case private, impedendo ai residenti di muoversi». 

Vittime

Due persone sono rimaste uccise durante un attacco missilistico russo nella città di Gulyaipole, nella regione di Zaporizhzhia. Una delle vittime era il vice sindaco della comunità locale Oleksandr Anatoliyovych Savytskyi  

Almeno sette persone sono morte in un attacco con missili sferrato all’alba dalle forze russe su Zaporizhzhia. Sette missili erano stati lanciati contro la città.

«Combattete bene»

Il capo di stato maggiore del battaglione Azov, Bogdan Krotevich, ha affermato che le forze russe hanno invitato i soldati del battaglione, dopo averli catturati presso l’acciaieria Azovstal a Mariupol, a unirsi alla causa di Mosca promettendo di distruggere l’Occidente e gli Stati Uniti. «Ragazzi, combattete bene», hanno cercato di lusingarli. Tuttavia, le truppe si sono rifiutate di arruolarsi nell’esercito russo perché l’Ucraina è la loro patria e il loro unico scopo è «combattere contro chiunque attacchi il loro Paese». 

Tentativi

Ukrainska Pravda riporta che secondo il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov, la Russia voleva ordinare alla Turchia 200.000 giubbotti antiproiettile e 500.000 set di abbigliamento invernale attraverso Paesi terzi, ma la Turchia ha rifiutato. «Abbiamo informazioni accurate dalla Turchia dai nostri partner che i russi hanno cercato di ordinare 200.000 giubbotti antiproiettile e 500.000 set di abbigliamento invernale attraverso Paesi terzi. Ciò significa che hanno un problema con questo. A proposito, i loro partner turchi si sono rifiutati». Reznikov ha aggiunto che a suo avviso il fallimento della cosiddetta operazione militare speciale porterà a un cambio di regime in Russia.