Tempo di guerra. 220 giorni

Zaporizhzhia.  Bombardamento di un convoglio umanitario che sarebbe partito per i territori occupati dalla Russia, la mattina del 30 settembre 2022.
Di National Police of Ukraine – https://www.facebook.com/photo?fbid=426510339619002&set=pcb.426511179618918 (the whole post, page on the website), CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=123590498

Sono passati 220 giorni di guerra, e ogni volta che apriamo il sito per avere notizie c’è di che farci stringere il cuore. Di tre tipi, in particolare, gli eventi che scandiscono questa eufemisticamente sedicente operazione militare: le vittime civili, la mobilitazione russa, l’annessione forzata alla Federazione russa delle zone occupate in Ucraina

Vittime

Non pubblico le foto in cui si vedono i corpi delle stragi operate dalle truppe russe. Oltre ai numeri cui ormai siamo abituati di vittime (26 di cui 4 bambini), a Odessa, Pervomaiskyi nella regione di Kharkiv, in Donetsk, nella città di Pervomaiske, a Dnipro, a Zaporizhzhia, ha destato orrore la notizia più recente di un attacco russo, la mattina del 30 settembre, ad un convoglio umanitario civile in uscita da Zaporizhzhia. Le persone lasciano Zaporizhzhia per i territori occupati ogni giorno per consegnare medicine, sostenere i parenti e tornare indietro. 30 i morti, tutti civili, e 88 feriti. Tra i morti ci sono due bambini: una ragazzina di 11 anni e un ragazzo di 14 anni. 

Il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price, ha commentato: «Le azioni parlano più forte delle parole. Nonostante la propaganda russa, atti codardi e disumani come questo cancellano ogni dubbio: la Russia non ha buone intenzioni nei confronti dell’Ucraina. Non stanno proteggendo nessuno. Stanno distruggendo vite».

Il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini ha rilasciato una dichiarazione. «Il nostro dolore si unisce a quello di tutti coloro che ieri hanno perso i loro cari a Zaporizhzhia. Una ragazza di 11 anni e un ragazzo di 14 anni sono tra i 30 uccisi. Altre 88 persone sono rimaste ferite, tra cui una bambina di tre anni. Sono numeri che si vanno ad aggiungere ad un triste bollettino che dall’inizio del conflitto registra oltre 1000 tra bambine e bambini uccisi o feriti ma sappiamo che sono molti di più. Basta atrocità, l’infanzia in Ucraina non può continuare ad essere lacerata ogni giorno da episodi tragici come questo».

Intelligence britannica

Il Ministero della Difesa britannico afferma che «la strategia di espansione della Russia ha portato all’uccisione di civili che ora afferma essere i suoi stessi cittadini… Le forze russe hanno quasi certamente colpito ieri il convoglio umanitario a sud-est della città di Zaporizhzhia. L’arma usata era probabilmente un missile russo di difesa aerea a lungo raggio utilizzato per l’attacco al suolo. Le scorte russe di tali missili sono molto probabilmente limitate e rappresentano una risorsa di alto valore progettata per abbattere aerei moderni e missili in arrivo, piuttosto che per essere utilizzata contro obiettivi terrestri. Il suo utilizzo nel ruolo di attacco al suolo è stato quasi certamente determinato dalla carenza generale di munizioni, in particolare di missili di precisione a più lungo raggio». 

E mentre l’Ucraina piange le vittime dell’attacco di Zaporizhizhia, a questo si aggiunge l’attacco russo di stamani ad un convoglio di civili nella regione di Kharkiv mentre stava lasciando la zona in auto. 26 gli uccisi, tra cui 13 bambini e una donna incinta, 81 i feriti. 

E i risultati di tutto questo?

L’Institute of War chiarisce che la controffensiva delle forze ucraine di settembre ha ridotto il territorio controllato dei russi a una porzione inferiore di quella che era dopo la spinta iniziale dei militari russi nei primi cinque giorni dell’invasione. All’inizio dell’invasione le forze russe erano riuscite a controllare un quinto del territorio ucraino, vale a dire 119mila chilometri quadri. Sette mesi dopo, con l’annessione di quattro regioni alla Federazione russa, le forze di Putin controllano tremila chilometri quadrati in meno. 

L’alto rappresentante della Ue per la politica estera Josep Borrell commenta, a proposito della situazione: «L’economia russa oggi è grande come quella dell’Italia in termini globali, ma in termini di capitale è tre volte inferiore. La Russia oggi è un nano economico, una grande stazione di servizio dove il proprietario ha la bomba nucleare, e questo cambia molte cose». La Russia «ha costruito una potenza dal petrolio e dal gas, ha rafforzato la sua influenza esterna vendendo armi, interferendo e partecipando a tutti i conflitti di cui potrebbe rappresentare un problema per l’Occidente». Il nazionalismo esasperato di Mosca è un nazionalismo «strutturato intorno al ricordo più o meno mitico di quello che fu la Russia degli zar o più recentemente la Russia sovietica». Questo nazionalismo immagina che la Russia abbia «una missione storica, e respinge l’Occidente che considera una società depravata». 

Mobilitazione russa

Primi coscritti di Yalta. Di Consiglio dei ministri della Repubblica di Crimea, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=123328293

La mobilitazione parziale annunciata da Putin ha causato timori nella popolazione. Sarebbero almeno 115mila gli uomini russi che hanno tentato di fuggire all’estero per evitare la chiamata sotto le armi. Si segnalano file di auto di 16 km ma anche persone a piedi alle dogane.

Georgia

La Bbc ha riferito che al confine per entrare in Georgia c’era una coda di dieci chilometri, con un’attesa anche di più di 20 ore. Si attestano 10mila arrivi al giorno. La Russia sta per aprire un centro di reclutamento al confine con la Georgia. Questo, allo scopo di intercettare uomini abili all’arruolamento nell’esercito per combattere in Ucraina fra le decine di migliaia di persone in coda che cercano di uscire dalla Federazione russa.

Finlandia  

Stessa cosa alla frontiera tra Finlandia e Russia. Il 29 settembre la Finlandia ha deciso di chiudere i confini ai «turisti» russi.   

Lituania  

La Lituania invece non concederà asilo ai russi in fuga dal loro paese per sottrarsi all’ordine di mobilitazione. Il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, ha dichiarato: «La Lituania non concederà asilo a coloro che stanno semplicemente scappando dalle responsabilità. I russi dovrebbero restare e combattere. Contro Putin».

Mongolia  

Continua a crescere anche la lunga coda di auto che dalla Russia si stanno dirigendo verso il confine con la Mongolia. Al posto di blocco della città di Altanbulag è stato registrato l’ingresso in Mongolia di circa tremila cittadini russi.

Serbia

Prosegue il flusso di russi anche in Serbia, circa 40mila, in particolare nella capitale Belgrado e nelle altre principali città di Novi Sad e Nis. In prevalenza in aereo, con gli ultimi voli disponibili, ma anche in auto. Conseguenza immediata, il sensibile aumento dei prezzi nell’acquisto e affitto di immobili. Molti dei russi che si trasferiscono nel Paese balcanico sono professionisti o imprenditori. Hanno una notevole disponibilità di denaro e sono alla ricerca di sistemazioni che consentano loro di operare e lavorare liberamente. Sono oltre 3.800 le imprese russe registrate in Serbia, e gli affitti soprattutto a Belgrado sono lievitati anche del 50%. A causa della disponibilità di denaro dei russi, molti hanno sfrattato a loro favore i locatari presenti. Alcuni mettono annunci per affitti di appartamenti esclusivamente a russi. 

La risposta russa

Il Cremlino assicura che non è stata fino a ora presa nessuna decisione di chiudere i confini della Federazione russa, per bloccare l’esodo (261mila uomini in pochi giorni, secondo fonti giornalistiche). Il portavoce Dmitry Peskov ha aggiunto che non sono stati neanche fatti passi per introdurre la legge marziale in alcune regioni del Paese.

Il ministero della Difesa russo ha assicurato che non limiterà la libertà di movimento dei cittadini russi, senza però chiarire se il provvedimento si riferisca agli spostamenti interni o ai viaggi all’estero. Invece, secondo la stampa russa il Cremlino prevede di chiudere il confine agli uomini la cui età rientri nei requisiti stabiliti dal provvedimento, dopo che decine di migliaia di russi hanno lasciato il Paese. Circa 261.000 russi avrebbero già attraversato il confine tra mercoledì e sabato scorsi, secondo riportato dal quotidiano digitale Novaya Gazeta.

I primi mobilitati

Secondo l’intelligence del Ministero della Difesa britannico, è probabile che, nei sette giorni successivi all’annuncio della mobilitazione parziale da parte del Presidente Vladimir Putin, il numero dei russi che hanno cercato di sottrarsi alla chiamata superi le dimensioni della forza d’invasione totale messa in campo dalla Russia a febbraio. I più abbienti e istruiti sono buona parte di coloro che cercano di lasciare la Russia. Se a questi si aggiungono i riservisti che vengono mobilitati, l’impatto economico nazionale della ridotta disponibilità di manodopera e l’accelerazione della fuga dei cervelli diventeranno probabilmente sempre più significativi. 

I primi gruppi di uomini richiamati dalla mobilitazione parziale della Russia hanno iniziato ad arrivare alle basi militari, rappresentando però una sfida amministrativa e logistica. Sempre secondo l’Intelligence britannica, «Molte delle truppe arruolate non avranno alcuna esperienza militare per anni. La mancanza di addestratori militari e la fretta con cui la Russia ha avviato la mobilitazione suggerisce che molte delle truppe arruolate si schiereranno in prima linea con una preparazione minima pertinente. È probabile che subiscano un alto tasso di abbandono.

A differenza della maggior parte degli eserciti occidentali, l’esercito russo fornisce addestramento iniziale di basso livello ai soldati all’interno delle loro unità operative designate, piuttosto che in istituti di addestramento dedicati. Di solito, un battaglione all’interno di ogni brigata russa rimane in guarnigione se altri due si schierano e possono fornire un quadro di istruttori per addestrare nuove reclute o aumentati. Tuttavia, la Russia ha schierato molti di questi terzi battaglioni in Ucraina». 

Suicidio per protesta

Shock in Russia per il suicidio del giovane rapper Ivan Petunin, che si è tolto la vita in segno di protesta contro la guerra: «Non sono pronto a uccidere», ha detto in un video postato sui social prima di morire. Petunin, 27 anni, aveva prestato servizio nell’esercito russo. Ieri ha pubblicato su Telegram un video con questo annuncio: «Se stai guardando questo video non sono più vivo, non posso prendere il peccato dell’omicidio sulla mia anima e non voglio. Non sono pronto a uccidere per nessun ideale». Si è suicidato a  Krasnodar.

Consiglio europeo

Secondo il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, l’Europa dovrebbe aprire le porte ai cittadini russi in fuga dal paese, a quanti non vogliono essere strumentalizzati dal Cremlino. «In linea di principio credo che l’Unione Europa dovrebbe accogliere coloro che sono in pericolo a causa delle loro opinioni politiche. Se in Russia la gente è in pericolo per le proprie opinioni, perché non si adegua a questa folla decisione del Cremlino di avviare una guerra in Ucraina, dobbiamo tenerne conto. Concordo con l’idea che dovremmo rapidamente metterci a cooperare e coordinarci perché questo è un fatto nuovo, questa mobilitazione parziale».

Crimini di guerra

Foto di Alexa da Pixabay 

La squadra di esperti delle Nazioni Unite inviati in Ucraina a maggio ha concluso che l’esercito russo ha commesso crimini di guerra con «bombardamenti di aree civili, numerose esecuzioni, torture e agghiaccianti violenze sessuali» anche ai danni di bambini. I tre funzionari dell’Onu, che hanno rischiato la vita cercando prove in aree ancora teatro di ostilità, hanno presentato la prima relazione sui risultati delle indagini di fronte al Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Le ricerche sono state svolte nelle regioni di Kiev, Chernihiv, Kharkiv e Sumy ma potrebbero essere estese ad altre Oblast.

Il New York Times ha pubblicato il contenuto di file audio su cui sono registrate le conversazioni telefoniche di alcuni soldati russi inviati a combattere sul fronte in Ucraina. «Siamo a Bucha. La nostra difesa si è arenata, stiamo perdendo questa guerra. Ci è stato dato l’ordine di uccidere tutti quelli che vediamo… Putin è un idiota. Vuole prendere Kiev, ma non c’è modo di farlo», dice un soldato russo.

«Mamma, questa guerra è la peggiore scelta fatta dal nostro governo. Quando finirà tutto questo, Putin? Dannazione», dice un militare alla madre. E lei risponde che in Russia i media dicono che tutto va secondo i piani. «Dannazione. Ci sono cadaveri che giacciono lungo la strada. Ci sono solo civili per terra intorno. È un disastro. Tutto è stato razziato. Tutto l’alcol è stato bevuto, e tutto il denaro è stato preso… Tutti lo stanno facendo».

Sono soltanto due delle migliaia di telefonate scioccanti di soldati russi a famigliari, mogli, fidanzate e amici intercettate lo scorso marzo dalle forze ucraine e pubblicate in esclusiva dal New York Times dopo almeno due mesi di traduzioni, verifiche e revisione, proteggendo l’identità degli interlocutori per evitare loro ripercussioni in patria. 

Referendum e annessioni

Vari autori – File:2022_Russian_invasion_of_Ukraine.svg, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=123357994

Nelle quattro regioni ucraine occupate dalle forze di Mosca oltre il 96% dei cittadini che hanno partecipato ai referendum si è espresso – non avrebbe potuto essere diversamente, in questa farsa – per l’unificazione con la Federazione Russa. Il vice presidente del Consiglio di sicurezza della Federazione, Dmitry Medvedev, ha commentato triofante:

«I referendum si sono conclusi. I risultati sono chiari. Bentornati a casa, in Russia!». Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato i decreti con cui riconosce «l’indipendenza» delle regioni ucraine di Zaporizhzhia e Kherson. Mosca aveva già riconosciuto come indipendenti da Kiev le altre due regioni ucraine, Donetsk e Lugansk, alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina a febbraio.

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato al Cremlino i trattati di annessione delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, alla presenza dei leader separatisti di questi territori, che hanno siglato a loro volta i documenti. Qualsiasi attacco contro le regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia dopo l’annessione alla Russia verrà considerato un attacco alla Russia stessa. Lo ha chiarito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, dicendo che gli attacchi che le forze ucraine compiranno contro le quattro regioni annesse non saranno nient’altro che atti di aggressione nei confronti di Mosca. Inoltre, ha aggiunto Peskov, ‘devono essere «liberati’» quei territori non ancora controllati dalla Russia. 

Kirill, «Andate ad arruolarvi»… e intanto prende il Covid

Di Presidential Press and information Office – http://kremlin.ru/news/19556, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29437336

Il Patriarca di Mosca, Kirill, ha incoraggiato i fedeli ad arruolarsi: «Vai coraggiosamente a compiere il tuo dovere militare. E ricorda che se muori per il tuo Paese, sarai con Dio nel suo regno». «La Chiesa prega perché questa guerra finisca il prima possibile», ha detto il Patriarca nella sua omelia domenicale, «allo stesso tempo, siamo consapevoli che chi muore adempiendo al proprio dovere militare si sacrifica per gli altri. Questo sacrificio lava via tutti i peccati che una persona ha commesso». 

Avrebbe dovuto presenziare alla cerimonia di annessione dei territori ucraini alla Federazione russa, ma… ha preso il covid e, a quanto pare, di quelli brutti…

Comunità internazionale

Il capo degli Affari Politici dell’Onu, Rosemary Di Carlo, ha dichiarato che i referendum russi «si sono svolti durante un conflitto armato attivo, in aree sotto il controllo di Mosca, al di fuori del quadro giuridico e costituzionale dell’Ucraina. Non possono essere definiti un’espressione genuina della volontà popolare. Azioni unilaterali volte a conferire una patina di legittimità al tentativo di acquisizione con la forza da parte di uno Stato del territorio di un altro Stato non possono essere considerate legali ai sensi del diritto internazionale». 

La comunità internazionale ha bollato i referendum come illegittimi, ma la risoluzione al consiglio di sicurezza Onu contro i referendum farsa russi e l’annessione di territori ucraini è stata bocciata per il veto di Mosca. La Cina si è astenuta insieme a Brasile, India e Gabon. Dieci i voti a favore della mozione, presentata da Usa e Albania. 

La Turchia non riconosce i risultati del referendum, come non ha riconosciuto neanche il referendum sull’annessione della Crimea alla Russia del 2014. Il governo turco riconosce l’integrità territoriale del popolo e dello Stato ucraini ed esprime il suo appoggio all’Ucraina. Lo fa sapere il ministero degli Esteri turco: «Respingiamo la decisione della Russia di annettere le regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaphorizhia. Questa decisione, che costituisce una grave violazione dei principi del diritto internazionale, non può essere accettata». 

Arcivescovo di Kiev

«Ciò che ha fatto più male a tutti è stato il fatto che la Russia ha iniziato i cosiddetti referendum nei territori occupati. Vediamo che nelle condizioni di occupazione militare, qualsiasi elemento di democrazia che si voglia dimostrare, è di solito solo una presa in giro. E un altro tipo di disprezzo per la gente. Tutti capiscono che sotto le canne dei fucili, in condizioni di legge marziale e di occupazione, è impossibile esprimere la vera volontà di una persona. Questo tipo di azione è semplicemente un disprezzo per i principi democratici, per la dignità della persona umana e il disprezzo e il discredito di qualsiasi istituzione statale. Questo tipo di azione è diventata un altro modo di perseguitare, umiliare una persona. Pertanto, chiedo a tutti i nostri fedeli, a tutte le persone di buona volontà: preghiamo per quelle persone di cui qualcuno vuole farsi un gioco politico».

Satira

In un video satirico (QUI), il popolare conduttore dell’emittente pubblica olandese Vpro, Arjen Lubach, spiega: Putin «Vuole organizzare un referendum in un Paese che non è il suo! Impossibile! Beh, ma se è possibile lo possiamo fare anche noi!». E invita i russi a votare per l’annessione della Russia ai Paesi Bassi.

Il video è in russo, ma sottotitolato in inglese: «Dal 23 al 27 settembre si terrà un referendum dove tu puoi votare per essere annesso ai Paesi Bassi. Non ascoltare le bugie di Putin. Quello che non ti ha detto è che originariamente la Russia apparteneva ai Paesi Bassi. È tempo di essere riuniti… Se farai parte dei Paesi Bassi, il vantaggio principale sarà che i tuoi figli non dovranno morire in una guerra senza senso contro l’Ucraina. Vota online».

Raffica di sanzioni

Il governo britannico ha annunciato nuove sanzioni contro la Russia dopo l’annessione delle regioni ucraine. Secondo un comunicato del Foreign Office, Mosca perderà l’accesso ai principali servizi occidentali da cui dipende e verrà introdotto il divieto di esportazione per quasi 700 beni che sono cruciali per le capacità industriali e tecnologiche russe.

Nuova raffica di sanzioni anche da parte Usa contro la Russia per l’annessione del Donbass e di altre tre regioni ucraine: nel mirino decine di società del settore tecnologico e della difesa, centinaia di deputati, oltre 900 dirigenti e i vertici della banca centrale russa. 

L’elenco delle merci interessate dalle sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia si allunga di molto: dal trucco ai sigari, dalle lavatrici alla carta igienica. L’esecutivo dell’Ue ha proposto di limitare il prezzo del petrolio russo e di imporre ulteriori restrizioni al commercio hi-tech. La Commissione vuole fermare la vendita di elettrodomestici europei, comprese lavastoviglie e lavatrici, perché i funzionari ritengono che l’esercito russo stia razziando tali prodotti per i loro chip, perché hanno esaurito i semiconduttori. L’Ue vuole anche inasprire i limiti alle importazioni di beni che generano reddito per la Russia, che vanno da legno, pasta di cellulosa e carta, sigarette e cosmetici. Borse e valigie, telefoni e automobili, carta e carta da giornale, abbigliamento femminile, prodotti per il trucco e la rasatura sono presenti in una lunga lista di articoli soggetti a restrizioni commerciali che comprende anche molti beni industriali, strumenti e sostanze chimiche.

Conquista ucraina di Lyman

Le truppe ucraine sono entrate nella città di Lyman, nella regione di Donetsk.

La conquista di Lyman da parte delle forze di Kiev, avvenuta oggi, rappresenta un duro colpo nei confronti di Mosca. La città nella regione di Donetsk, infatti, è di importanza strategica per la Russia. Dalla fine di maggio, le truppe russe l’hanno trasformata in un importante centro logistico per il dispiegamento di truppe e approvvigionamento di munizioni. Lyman è anche un importante centro ferroviario, che collega le regioni di Donetsk, Luhansk e Kharkiv nell’est e nel nord-est dell’Ucraina. L a sua riconquista da parte dell’Ucraina è una delle peggiori sconfitte militari della Russia dall’inizio della sua invasione il 24 febbraio. Consente infatti alle truppe ucraine di ‘ripulire’ completamente la parte settentrionale della regione di Donetsk e di spostarsi ulteriormente nella vicina regione di Luhansk. 

Il ministero della Difesa russo ammette: «A causa della minaccia di essere circondate, le truppe alleate si sono ritirate da Krasny Lyman verso posizioni più vantaggiose. L’esercito ucraino sta subendo perdite considerevoli a Krasny Lyman ma continua ad avanzare».

Dopo il ritiro dalle truppe russe dalla città strategica di Lyman, nella regione di Donetsk, il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha invitato Mosca a valutare l’impiego di un’arma nucleare a basso potenziale in Ucraina. «A mio parere dovrebbero essere prese misure più drastiche, fino alla dichiarazione della legge marziale nelle zone di confine e l’uso di armi nucleari a basso potenziale». Kadyrov in un messaggio, torna a criticare duramente i comandi di Mosca accusandoli di nepotismo.