17 mesi e 10 giorni di guerra. Un’ondata di attacchi russi contro la città di Odessa ha provocato almeno un morto, 19 feriti e danni ai suoi edifici storici tra cui la cattedrale della Trasfigurazione, che è stata semidistrutta.
L’icona della Kasperovskaya Madre di Dio dell’Ucraina, patrona di Odessa, è stata recuperata da sotto le macerie.
La distruzione della cattedrale di Odessa è attribuita dal Cremilino all’antiaerea ucraina. Autogol, naturalmente. Le forze russe avrebbero colpito a Odessa, con armi navali e aeree di precisione a lungo raggio, solo siti dove si preparavano atti terroristici contro la Russia, come riporta la Tass; nelle strutture c’erano mercenari stranieri.
La reazione dei sacerdoti
Un gruppo di oltre 300 sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina formalmente legata al patriarcato di Mosca ha inviato una lettera al metropolita Onufryj di Kiev, capo della giurisdizione ucraina, esprimendo la propria costernazione dopo la distruzione della cattedrale della Trasfigurazione di Odessa: «Non vogliamo soffrire né per la Russia, né per Putin e neppure per Kirill». Nell’appello si chiede di troncare in via definitiva le relazioni con la Chiesa moscovita che «sostiene il genocidio degli ucraini, per mano degli occupanti russi». L’aggettivo «satanico» viene usato più volte nella lettera per definire l’aggressione russa contro l’Ucraina, e in particolare i proclami di Kirill.
Il metropolita Onufryj continua a mantenere una posizione molto riservata, senza pubbliche dichiarazioni, a differenza del vicario dell’eparchia di Odessa, l’arcivescovo Viktor, che si è rivolto al patriarca di Mosca Kirill e a tutto il Sinodo patriarcale russo, affinchè condannino la «folle aggressione» della Federazione russa contro l’Ucraina indipendente. Il metropolita di Odessa, Agafangel, ha pubblicamente condannato l’attacco con un messaggio al clero e ai fedeli, proclamando che «il cuore della città di Odessa, amante della pace, è sepolto sotto le rovine della cattedrale». Quali che fossero gli scopi della «operazione militare speciale», essa «non può giustificare l’assassinio e la violenza, la distruzione e la fuga obbligata, che riduce nella condizione di profughi».
Sulla celebrazione dell’ultima Pasqua ortodossa, QUI.
17 mesi e 10 giorni di guerra. La guerra del grano
La Russia continua a colpire le infrastrutture portuali nella regione di Odessa, tentando di isolare completamente l’accesso dell’Ucraina al Mar Nero per neutralizzare gli sforzi internazionali per ripristinare il funzionamento del corridoio del grano.
Non solo: lanciando attacchi di droni, la Russia cerca di distruggere i magazzini contenenti cereali. Questo è avvenuto con un terminal per il grano nel distretto di Beryslav nell’oblast di Kherson, ma anche con le strutture portuali e industriali ucraine di Izmail nel distretto di Odessa, sul Danubio, al confine con la Romania. A seguito degli attacchi, sono stati danneggiati o distrutti silos, capannoni per il grano, cisterne del terminal merci, magazzini e locali amministrativi. Le quasi 40.000 tonnellate di grano danneggiato dall’attacco russo in una notte erano destinate all’esportazione nei Paesi africani, in Cina e in Israele.
Il commento di Coldiretti
Secondo Coldiretti, «Dai tre porti di Chornomorsk, Yuzhny e Odessa colpiti dai bombardamenti si interrompe, con lo stop all’accordo Onu, il flusso di quasi 19 miliardi di chili di frumento per il pane, mais, olio di girasole e altri prodotti, che nell’anno di durata dell’intesa sono stati destinati ai paesi poveri dell’Africa e dell’Asia, con il rischio ora di fame e carestie». Tra i paesi in via di sviluppo più colpiti dall’interruzione dell’accordo Onu sul grano ci sono il Bangladesh con oltre un miliardo di chili di grano importato dall’Ucraina nel corso dell’anno di durata dell’intesa, l’Egitto con 417 milioni di chili di grano, 998 milioni di chili di mais, 4,6 milioni di chili di olio e farina di girasole e 131 milioni di chili di semi di soia e il Kenya con 385 milioni di chili di grano, 53 milioni di chili di mais, secondo l’analisi della Coldiretti.
I paesi africani
Durante l’incontro dei capi delle delegazioni dei Paesi africani con il presidente russo Vladimir Putin, che si era dichiarato pronto a donare il grano necessario ad alcune nazioni, il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, ha dichiarato:
«Abbiamo proposto di attuare l’iniziativa per il grano sul Mar Nero, abbiamo parlato della necessità di aprire il Mar Nero, abbiamo detto che vorremmo che il Mar Nero fosse aperto ai mercati globali. E siamo venuti qui non per chiedere regali. Noi, ovviamente, capiamo» che la Russia «ha deciso di fornire grano gratuitamente ad alcuni paesi africani che stanno affrontando alcune difficoltà per generosità e abbiamo un grande rispetto per questo. Ma non è il nostro obiettivo principale. Non è il nostro obiettivo garantire rifornimenti di questa natura».
I leader dei paesi africani sono venuti in Russia per ascoltare la reazione del presidente russo alle loro iniziative di pace sull’Ucraina e sono pronti a continuare il dialogo.
Papa Francesco
«Non cessiamo di pregare per la martoriata Ucraina dove la guerra distrugge tutto, anche il grano. E questa è una grande offesa a Dio perché il grano è dono Suo per sfamare l’umanita’ e il grido di milioni di fratelli e sorelle che soffrono la fame sale fino al cielo. Faccio appello ai miei fratelli, le autorità della Federazione russa affinché sia ripristinata l’iniziativa del Mar Nero e il grano possa essere trasportato in sicurezza». Così Papa Francesco al termine dell’Angelus.
L’offerta della Lituania
La Lituania offre i suoi porti del Baltico come via alternativa all’export di grano ucraino, dopo che la Russia ha rifiutato di rinnovare l’accordo sui corridoi del grano nel mar Nero. Lo ha detto il ministro lituano dell’Agricoltura Kestutis Navickas.
L’export potrebbe avvenire dai porti lituani di Klaipeda e Liepaja, con controlli doganali sul posto. L’Ue potrebbe sostenere il trasporto ferroviario necessario a raggiungere i porti. Navickas afferma che l’Ucraina è d’accordo. Il ministro lituano ha avuto anche un bilaterale con il collega di Varsavia, sottolineando che il suo progetto prevede controlli per evitare che il grano ucraino finisca sul mercato polacco facendo concorrenza agli agricoltori locali.
17 mesi e 10 giorni di guerra. Vittime civili
Il bilancio delle vittime dell’attacco russo con munizioni a grappolo contro Kostiantynivka, nell’oblast di Donetsk, è di tre civili, tra cui sono due bambini. Sono sempre più frequenti le notizie sull’uso russo di munizioni a grappolo nell’Ucraina orientale.
Un bambino è rimasto ucciso e sei persone ferite in un bombardamento russo sulla città di Kostiantynivka, nella regione di Donetsk. Tra i feriti altri tre bambini. In attacchi successivi sulla regione le truppe russe hanno ucciso quattro civili e ne hanno feriti altri 11.
Una persona è morta e altre quattro sono rimaste ferite durante un attacco russo nella regione di Kharkiv, nel villaggio di Kivsharivka nel distretto di Kupiansk.
Un proiettile a grappolo ha ucciso un uomo e ne ha ferito un altro nell’oblast di Mykolaiv. I due contadini stavano lavorando nei campi vicino al villaggio di Lepetiha, quando uno di loro ha calpestato un ordigno facendolo esplodere. Un uomo di 48 anni è morto sul colpo, mentre l’altro è stato ricoverato in ospedale per le ferite riportate.
Due persone sono morte e un’altra è rimasta ferita in un attacco missilistico russo su Zaporizhzhia. Diversi edifici, un istituto scolastico e un supermercato sono rimasti danneggiati a seguito dell’attacco.
Due persone sono rimaste uccise e altre 20 ferite in un attacco missilistico russo contro una scuola professionale nella città di Sumy.
A Kherson e Kryvyi Rih
Le forze russe hanno bombardato la città di Kherson, provocando la morte di un civile. Nella regione si sono registrati altri 4 morti e 17 feriti. L’attacco più recente sferrato contro la città ha preso di mira un ospedale uccidendo un medico e ferendo gravemente un’infermiera, per salvare la vita della quale stanno lottando i medici.Il giovane medico ucciso a Kherson, un otorinolaringoiatra, era al suo primo giorno di lavoro, dopo aver terminato il tirocinio. Si era laureato in medicina all’Università statale di Zaporizhzhia, e aveva 25 anni.
Dalla liberazione di Kherson, non c’è stato un solo giorno senza un raid sulla città.
Due missili russi si sono abbattuti su Kryvyi Rih, città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nella regione di Dnipropetrovsk: uno ha colpito un istituto scolastico di quattro piani, il secondo un edificio residenziale. Sono 6 le persone ad aver perso la vita, tra cui una bambina di dieci anni insieme alla madre, mentre più di 80 , tra cui7 bambini, sono rimaste ferite. Dei 22 ricoverati in ospedale, due sono gravi.
Droni su Mosca
Nell’ultima settimana, Mosca, secondo le autorità russe, è stata attaccata dai droni almeno tre volte. Dopo che alcuni droni hanno cokpito edifici non residenziali a Mosca, l’intelligence ucraina ha rivendicato l’attacco. L’area di Mosca dove ci sono stati danneggiamenti causati da un drone ospita l’unità 26165 dell’intelligence militare estera russa (Gru), che svolge attività informatiche, ed è nelle vicinanze del Centro di gestione della difesa nazionale del ministero della Difesa russo.
Le emittenti televisive pubbliche russe hanno ignorato l’attacco di droni ucraini su Mosca, preferendo dare spazio invece alla parata in onore della Giornata della Marina russa a San Pietroburgo, a cui ha partecipato lo stesso presidente Vladimir Putin, e alla conversazione del capo del Cremlino con i giornalisti su alcuni disastri naturali che hanno colpito le regioni russe.
Controffensiva ucraina
Le forze ucraine stanno avanzando con successo nella regione di Donetsk, nell’Ucraina orientale, nelle direzioni di Bakhmut, Melitopol e Berdyansk. Inoltre, sono entrati nel villaggio di Andriivka, a sud di Bakhmut, dopo una ritirata russa.
Nel corso della controffensiva della scorsa settimana, le forze armate ucraine sono riuscite a riconquistare quasi 15 chilometri quadrati di territorio già occupato dalle truppe russe lungo la linea del fronte meridionale. In totale, sono stati riconquistati più di 240 chilometri quadrati dall’inizio, circa otto settimane fa, della controffensiva ucraina. La Russia continua a controllare più di 100.000 chilometri quadrati di territorio ucraino, compresa la penisola di Crimea sul Mar Nero, che la Russia ha annesso nel 2014.
L’ex presidente russo Dmitry Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, minaccia: sarà inevibabile che Mosca utilizzi le armi nucleari, se la controffensiva ucraina sarà un successo. Medvedev ha infatti ricordato che, in tal caso, la Russia sarà costretta a ripiegare sulla propria dottrina nucleare. «Immagina se l’offensiva, che è sostenuta dalla Nato, fosse un successo e portassero via parte della nostra terra: a quel punto saremmo costretti a usare l’arma nucleare secondo le regole di un decreto del presidente russo. Semplicemente non ci sarebbe altra opzione. Quindi i nostri nemici dovrebbero pregare per il successo dei nostri guerrieri, che stanno facendo in modo che non si inneschi un incendio nucleare globale».