Briciole di storia alvernina. Anno Domini 1239: una vita estrema

La Verna, panorama invernale. Foto di A. Ferrini. Fonte immagine: https://www.ilbelcasentino.it/la_verna-seq.php?idimg=3943

Dopo le primissime notizie sulla presenza di San Francesco sul monte della Verna e sull’impressione delle Stigmate (QUI), dobbiamo fare un salto di 15 anni (ma che cosa sono in una storia che ne vanta ottocento?) per arrivare all’Anno Domini 1239. Infatti, è nel 1239 che si colloca la prima testimonianza coeva agli eventi: un documento che manifesta la volontà del vescovo di Arezzo di prestare aiuto ai frati che alla Verna conducono una vita estrema.

Ma prima dobbiamo fare menzione di una notizia – non attestata da un documento d’epoca, perciò incerta – riguardante il 1237.

1237

Una notizia non attestata da documenti dell’epoca è quella secondo cui Gregorio IX con la Bolla Seraphim volabant iuxta prophetiam avrebbe concesso indulgenze a coloro che avessero visitato la Verna il 17 settembre. La notizia viene, secondo quanto riporta il Wadding nell’opera Recolletta Ordinis, da una raccolta manoscritta di P. Marco da Treviso (1428). Questo frate aveva visto nella sacrestia del S. Convento di Assisi tale pergamena, che in ogni caso è andata perduta (non si trova nel Bullarium Pontificium). Di essa rilascia la seguente testimonianza:

«In hoc diplomate ait Pontificem… visitantibus 17 Septembris montem Alvernae, vel Ecclesias huius Ordinis, magnas concessisse indulgentias» (Wad. an. 1237 n. 4).

Secondo tale testimonianza, il Pontefice avrebbe concesso grandi indulgenze a coloro che avessero visitato il 17 settembre il monte della Verna o le chiese dell’Ordine.

Il Mariano (p. 130), che scrive nel 1522, afferma che la Bolla si trova nel convento di Assisi e parla di indulgenze per la visita della «Chiesa di decto sacro monte», presupponendo che una chiesa già esistesse, cosa non riferita da Wadding che scrive un secolo dopo di lui.

La festa delle Stimmate verrà però istituita molto più tardi, nel 1304, da Benedetto XI; sicuramente è nel 1337 nel Capitolo Generale di Cahors che viene fissata al 17 settembre. Ci sono, quindi, diversi elementi di dubbio sull’esistenza o sul tenore di questo documento pontificio. Andiamo, invece, alla certezza, cioè ad un documento conservato nell’Archivio storico della Verna.

16 giugno 1239

Luna sulla Verna. Foto di A. Ferrini. Fonte immagine: https://www.ilbelcasentino.it/la_verna-seq.php?idimg=4043

È il più antico documento storico conosciuto riguardante la Verna; siamo nel 1239. Marcellino vescovo di Arezzo concede 40 giorni di indulgenza a coloro che porteranno o manderanno elemosine ai frati Minori dimoranti sul Sasso della Verna, i quali, sprezzati i piaceri mondani, «seguono nudi il Cristo nudo», ed a causa della solitudine del luogo non hanno di che sostentare la loro vita miserabile:

«Cum fratres Minores in Saxo de Verna morantes, spretis huius mundi delectationibus, nudi nudum Cristum sequantur inter angustias, paupertatis, nec propter ipsius loci solitudinem habeant unde valeant eorum vitam miserabilem sustentare, caritatem vestram monemus in Domino, attensius exortantes, ac in vestrorum remissionem iniungimus peccatorum, quatenus de bonis vobis a Deo collatis gratas et largas elymosinas ipsius loci fratribus futuris et presentibus conferatis.

Illis autem, qui praedictis fratribus tam personal iter illuc eundo, quam mittendo suas duxerint elymosinas erogandas, de iniuncta sibi penitentia de Ihesu Christi misericordia et meritis beato rum ac gloriosorum martirum Donati et Illariani confisi, XL dies criminalium et quartam partem venalium misericorditer in Domino relaxamus.

Vobis autem ecclesiarum prelatis iniungimus firmiter, ut ipsos fratres cum ad vos venerint elymosina petituri, eosdem in domibus vestris benigne recipientes, honeste tractetis, et populum vestrum ad benefaciendum eisdem et ad ipsum locum eundo diligentius inducatis» (Ms A,9: cfr. CD p. 13 s., n. 10).

La descrizione della vita estrema dei frati alla Verna è molto aspra, si tratta di una vita veramente miserabile che può contare solo sulla carità degli altri. Perciò il vescovo Marcellino invita caldamente i fedeli a portare personalmente o mandare larghe elemosine ai frati, assicurando un’indulgenza di 40 giorni a chi compia tale opera di misericordia.

È interessante, inoltre, come il vescovo Marcellino imponga ai suoi preti di accogliere benevolmente i frati della Verna che si presentino a loro per chiedere l’elemosina, e di indurre il loro popolo a fare altrettanto.

Qui non si parla di costruzioni e neppure di chiese, e il convento doveva essere ancora costituito di capanne rudimentali, i cosiddetti tuguri. Per avere la menzione esplicita della presenza di una chiesa alla Verna bisogna attendere ancora undici anni.

Fonti

Fonti di questo frammento di storia alvernina:

P. SATURNINO MENCHERINI OFM, Codice Diplomatico della Verna e delle SS. Stimate, Gualandi, Firenze 1924

F. MARIANO DA FIRENZE, Dialogo del Sacro Monte (1522) a cura di Ciro Cannarozzi, Pacinotti, Pistoia 1930

P. LUCA WADDING, Annales Minorum I- VIII, Lugduni 1625-1654, ed. in 16 volumi da Quaracchi, FI 1931-1933