
Siamo arrivati a 11 mesi di guerra. In guerra si combatte per uccidere, è ovvio, anche quando si tratta di una guerra difensiva; ma lo scontro dovrebbe essere solo fra le truppe. In Ucraina muoiono i civili, i bambini.
Distruzione di un condominio a Dnipro
Tralascio le tante vittime sparse di questi ultimi giorni: sette nella regione di Kharkiv, sette in quella di Kherson, tre nel Donetsk… In particolare, la città di Kherson in un solo giorno è stata bombardata 21 volte compresi i quartieri residenziali, i locali in cui lavorano i rappresentanti della Croce Rossa, un ospedale e un centro di riabilitazione per bambini con disabilità.
Ma il 14 gennaio un attacco russo ha colpito un condominio a Dnipro: 46 le vittime. Tra loro anche 6 bambini, uno dei quali di 11 mesi. 80 i feriti fra cui 16 bambini, 11 i dispersi. Il crollo ha distrutto 200 appartamenti. Il 17 gennaio, dopo 69 ore, i soccorritori hanno sospeso le ricerche tra le macerie.
La posizione di Mosca
La Russia ha negato di avere bombardato l’edificio, sostenendo che le forze armate di Mosca non colpiscono edifici residenziali e che il condominio era stato centrato da un missile di difesa aerea ucraino. A Mosca però è comparso una sorta di memoriale per le vittime di Dnipro sotto il monumento alla poetessa ucraina Lesya Ukrainka: dei fiori e una foto incorniciata del palazzo distrutto. Almeno quattro persone sono state arrestate dopo che la gente ha iniziato a deporvi fiori. Quando le autorità hanno rimosso i fiori, la gente ha ricominciato a deporne altri. In serata, le autorità hanno smantellato il memoriale e hanno piazzato un autobus pieno di poliziotti accanto al monumento.
Il ministero della Difesa britannico mette in dubbio l’accuratezza di alcuni sistemi missilistici a lungo raggio della Russia, ritenendo che un missile antinave di grandi dimensioni, AS-4 Kitchen, lanciato da un bombardiere medio Tu-22M3 Backfire, abbia colpito il condominio per errore. Infatti il missile Kitchen è notoriamente impreciso quando viene utilizzato contro obiettivi terrestri, poiché il suo sistema di guida radar non è in grado di distinguere i bersagli nelle aree urbane. Il rapporto britannico chiarisce anche che la disfunzione della capacità di attacco a lungo raggio della Russia è più profonda, e che la Russia fatica a identificare gli obiettivi e ad accedere a una valutazione rapida e accurata dei danni sul campo di battaglia.
Lo schianto dell’elicottero

Il 18 gennaio, alla tragedia di Dnipro si è aggiunto lo schianto di un elicottero avvenuto nei pressi di un asilo a Brovary, vicino Kiev, nel quale hanno perso la vita, tra gli altri, il ministro dell’Interno ed il suo vice. Tutti deceduti i 9 occupanti del velivolo (tre persone dell’equipaggio e sei passeggeri tutti appartenenti al ministero degli interni), e purtroppo anche alcuni che si trovavano nell’asilo. Il bilancio delle vittime è di almeno 16 morti, tra cui un bambino, e 25 feriti, di cui 11 bambini. Tra le ipotesi, un guasto meccanico, un errore umano, un attentato: i testimoni oculari riferiscono di una esplosione a bordo. Anche se non si fosse trattato di un’azione diretta di guerra, l’incidente è imputabile al clima di guerra che tutto pervade.
Morire di paura a 6 anni

Ma non è finita qui. In guerra si può morire per attacchi diretti, si può morire per azioni più subdole, si può morire… di paura.
È quello che è accaduto il 13 gennaio ad una bambina di 6 anni, Elya. Viveva da 11 mesi ad Avdiivka, a 5 km dalla linea del fronte, e per la maggior parte del tempo si nascondeva nel seminterrato con la sua famiglia per paura dei bombardamenti russi. Finché è morta per un attacco di cuore. A riferire questa storia è l’ambasciata ucraina presso la Santa Sede che ha anche pubblicato su Twitter la foto della bambina. Il fido peluche che abbracciava perché la proteggesse dalla paura del buio non è bastato a difenderla dalla paura delle bombe.
Un infarto ha stroncato questa giovane vita, di cui dovrà rendere conto chi ha la responsabilità di avere scatenato e di mantenere lo stato di guerra in Ucraina. Abbi pace, piccolina, fra le braccia del Signore, tu e gli altri piccoli uccisi. Sono veramente tanti, troppi per un mondo che si proclama civile e che tuttavia sembra non avere altre risorse che la guerra.
Putin e il bagno gelato
E intanto, il presidente russo, Vladimir Putin, da buon cristiano, si fa il suo bravo bagno nell’acqua gelata all’aperto in occasione dell’Epifania ortodossa. Secondo la tradizione, in questo giorno in cui la Chiesa ortodossa russa celebra il Battesimo di Cristo, i russi praticano nel ghiaccio che ricopre gli specchi d’acqua un’apertura a forma di croce e vi si immergono. Putin ha preso parte al bagno dell’Epifania, ma non sono stati forniti particolari e non sono state diffuse fotografie o video dell’evento, a differenza degli anni precedenti. Una foto di repertorio QUI. Un video del 2018 QUI. Godetevi lo spettacolo. Queste foto a torso nudo mi ricordano tanto un altro personaggio storico…